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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'operazione

“Prima di entrare a casa delle persone si bussa”, due arresti per estorsione

Gli agenti della squadra mobile hanno stretto le manette ai polsi di Giovanni Zindato, di 54 anni e Carmine Pablo Minerva, di anni 49, avrebbero tentato di estorcere imprenditori che stanno realizzando lavori a San Giorgio Extra

“Prima di entrare a casa delle persone si bussa”, parole che lette fuori contesto potrebbero dire poco o nulla, ma analizzati in un contesto criminale assumo il rilievo di una richiesta estorsiva. Così è stato per gli uomini della polizia reggina, diretta dal questore Bruno Megale, che prima hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto e, dopo la decisione del gip di emettere un’ordinanza di custodia cautelare, hanno arrestato due reggini.

Questi i fatti. Nei giorni scorsi gli agenti della squadra mobile della questura, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia, ha sottoposto a fermo di indiziato di delitto Giovanni Zindato, di anni 54 e Carmine Pablo Minerva, di anni 49, indagati, allo stato del procedimento in fase di indagini preliminari, per 2 tentate estorsioni commesse, tra il mese di luglio 2021 ed il mese di febbraio 2022, ai danni di imprenditori che stanno realizzando lavori nel quartiere cittadino di San Giorgio Extra.

Successivamente, sempre su richiesta della procura distrettuale, il gip del tribunale di Reggio Calabria, ha emesso a carico dei 2 indagati la misura cautelare della custodia in carcere.    

Le indagini che hanno portato all’emissione del provvedimento restrittivo sono partite proprio dalle denunce delle vittime, che nelle scorse settimane avevano ricevuto, a più riprese, visite sul cantiere da parte dell’indagato Carmine Pablo Minerva, che li aveva sollecitati a mettersi in regola con la cosca locale, pena il blocco dei lavori. In occasione della prima visita ad uno dei cantieri, a recarsi sul posto era stato lo stesso Giovanni Zindato, che rivolgendosi ad uno degli operai lo aveva invitato a riferire al titolare, che prima di entrare a casa delle persone si bussa.

All’identificazione dei sospettati, gli investigatori della squadra mobile, guidati da Alfonso Iadevaia, sono giunti attraverso una minuziosa analisi di diversi sistemi di videosorveglianza, che permetteva di fornire i primi riscontri a quanto denunciato dalle vittime.

Le indagini sono poi proseguite con l’ausilio di servizi di intercettazioni che, nonostante le particolari cautele adottate dagli indagati, hanno permesso di acquisire ulteriori importanti elementi di prova sia in ordine ai due tentativi estorsivi oggetto di contestazione, ma anche sulla volontà di Giovanni Zindato di estorcere ulteriori imprenditori, di fatto approfittando del vuoto determinato dagli arresti eseguiti con le precedenti operazioni a carico del gruppo criminale storicamente operante nel quartiere di San Giorgio (Borghetto-Caridi-Zindato, operante nell’ambito della più ampia cosca Libri).

Emblematiche in tal senso alcuni dialoghi intercettati in cui Giovanni Zindato dice di voler replicare il modus operandi adottato da Antonio Libri, detto Totò, attualmente detenuto perché tratto in arresto nel corso dell’operazione Malefix, il cui procedimento attualmente è in fase dibattimentale, ovvero l’evocazione,  con un conoscente di una delle vittime al fine di incutergli timore, di Antonino Caridi, anch’egli allo stato detenuto, perché condannato per associazione mafiosa in qualità di esponente di vertice della cosca.

La determinazione degli indagati nel portare a termine i loro propositi criminali è stata evidenziata anche dalla volontà degli stessi, per come emerso dalle intercettazioni, di intraprendere azioni ritorsive nei confronti degli imprenditori che non si erano piegati alle loro richieste estorsive. In relazione a tale circostanza hanno palesato la disponibilità di una pistola e, pertanto, oltre al reato di tentata estorsione aggravata, viene contestato loro anche il reato di porto e detenzione abusiva di armi da fuoco.

Con riguardo alla personalità degli indagati si evidenzia che Giovanni Zindato era già stato tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Alta Tensione”, condotta dalla Polizia di Stato nel 2010, con l’accusa di partecipe dell’associazione mafiosa ed in particolare con il ruolo di uomo di fiducia di Santo Giovanni Caridi. Con riferimento a tale contestazione la posizione di Giovanni Zindato, dopo la condanna in primo e secondo grado, sarà oggetto di un nuovo processo innanzi alla Corte di appello di Reggio Calabria, in quanto la Corte di cassazione che ha disposto l’annullamento con rinvio della sua condanna.

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