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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Gerace

L'appello della FenealUil Calabria: "Riattivare gli ospedali chiusi contro il Covid"

Il segretario generale Maria Elena Senese ha avviato da Gerace il tour sindacale fra le incompiute calabresi che farà tappa anche a Crotone, Cosenza e Catanzaro

L’ospedale di Gerace è il simbolo della decadenza infrastrutturale della Calabria e dell’insipienza della politica calabrese. Invece di fare ospedali da campo si pensi a ripristinare le strutture esistenti, rivalutarle e consegnarle ai cittadini che hanno bisogno di essere curati. Nessuno vuole l’ospedale sotto casa ma il nostro territorio esige una presenza sensibile di presidi sanitari. Dall’ospedale di Gerace è partito il tour fra le incompiute della FenealUil Calabria che, con il Segretario generale Maria Elena Senese, giovedì prossimo sarà a Crotone.

“Mentre in diverse città italiane - dice Maria Elena Senese - per fronteggiare l’emergenza Coronavirus vengono realizzati ospedali in tempo record, nella Locride da quasi 30 anni c è una struttura in grado di ospitare ben 120 posti letto, rimasti tali soltanto sulla carta.

Si tratta dell’ospedale di Gerace, diventato uno dei simboli dello spreco di denaro pubblico in Calabria, la cui storia affonda le radici nel lontano 1977, allorquando, grazie ad un finanziamento della Cassa per il Mezzogiorno per un importo complessivo di circa 10 miliardi di vecchie lire destinato al Comune, furono avviati i lavori per la realizzazione di questa struttura e destinata a Presidio Ospedaliero con funzioni di luogo di cura di lungodegenza e riabilitazione”. 

Un ospedale, quello di Gerace, completato nei primi anni 90 e poi lasciato nel totale degrado e abbandono. Oggi, però, quell’ospedale, alla luce dell’emergenza sanitaria potrebbe sicuramente tornare utile.

Per Maria Elena Senese, quindi, “Bisogna  proporre sin da subito l’ospedale di Gerace quale soluzione idonea, dopo i dovuti interventi ed accorgimenti strutturali, a divenire un futuro Centro Covid. Chiediamo a gran voce quindi di intervenire su questa struttura come su quella già pronta dell’ospedale di Siderno. Siamo convinti, infatti, che la vera protesta ha senso se corredata da proposte. D’altra parte tenere chiusa una struttura importante e un tempo molto funzionale come quella dell’Ospedale di Siderno, nell’attuale precaria situazione sanitaria, è una vera vergogna”.

“Adesso che lo stesso Commissario Guido Longo, in perfetta simbiosi con Gino Strada, stanno parlando di riapertura degli ospedali chiusi in Calabria - dice ancora il Segretario generale della FenealUil Calabria - ci si riattivi velocemente, sia per la mancata attivazione della Casa della salute di Siderno e sia per la mancata entrata in funzione dell’Ospedale di Gerace, completato da molti anni, mai entrato in funzione e, adesso, ridotto in condizioni pietose per il suo ingiustificato abbandono. E’ assurdo che, in una situazione di estrema emergenza sanitaria, non vi sia la possibilità di poter utilizzare questa strutture. Viene  strano da capire perché a fronte di soluzioni semplici e immediate, in un momento di così grande emergenza, si cerchino invece soluzioni diverse, più lunghe e probabilmente più impegnative. Un appello rivolto dunque alla politica locale e nazionale nella speranza che non rimangano ancora una volta sordi alle richieste dei calabresi”.

Queste azioni potrebbero aiutare l’intero comparto edile che, oggi, è in piena sofferenza. “In tutta l’area metropolitana il settore edile - conclude Maria Elena Senese - è in uno stato quasi comatoso, e  pare che non riesca a ripartire nonostante tante sono le opere progettate finanziate avviate e poi inspiegabilmente bloccate. In attesa che la pubblica amministrazione risolva contenziosi e riesca a programmare e progettare una ripartenza dell’economia del settore. Dal Palazzo di Giustizia di Reggio Calabria, che rischia di divenire l’ennesima  incompiuta, espressione di un modus operandi soffocato da burocrazia e contenziosi, alla Gallico-Gambarie progettata e appaltata attraverso fondi europei dalla Regione Calabria, che ancora stenta a vedere la conclusione dei lavori”. 

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