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I tritoni sono custoditi al sicuro e li rivedremo dopo il restauro delle tre fontane

Lo abbiamo verificato dopo l'appello dell'edicolante di piazza Castello, che aveva chiesto dove fossero finiti gli storici elementi decorativi

Le quattro bocche di tritone bronzee sono al sicuro, ancora custodite con la massima cura nel caveau della pinacoteca civica. Dopo l'appello social lanciato in questi giorni da Francesco Cogliandro, edicolante di piazza Castello, abbiamo verificato che gli elementi decorativi delle storiche tre fontane - e di quella che era sita nella piazza e citata dall'esercente - non sono scomparsi e non c'è da temere per il loro destino, che sarà quello di rivederle presto in città, ovviamente posizionate in un contesto di riqualificazione urbana.

Nessun giallo dunque né complotti, come spiega l'assessora comunale alla cultura Irene Calabrò. Il motivo per cui i tritoni sono stati tolti alcuni anni fa dalle nicchie delle tre fontane alla confluenza di via Giudecca in via Reggio Campi è di sicurezza. Con l'avvio del cantiere del tapis roulant erano stati infatti protetti da una copertura in legno che però si è spostata, così per prevenire furti o danneggiamenti l'amministrazione ha deciso di tenerli in deposito in attesa della loro risistemazione nel sito o in un'altra allocazione idonea. 

Le fontane storiche sono un pezzo di memoria e identità dei reggini

Figure marine a metà tra animali e creature mitologiche - per qualcuno somigliano più a delfini che tritoni - appartenevano a una delle fontane più famose di Reggio, denominata Nuova o della Pescheria e sita sul Lungomare, e avevano preso il posto delle originarie bocche di leone marmoree distrutte dopo il sisma del 1783. La fontana era attiva nel Settecento, quando il sistema idrico della città era organizzato attraverso pozzi, in maggioranza privati, sfruttando le falde acquifere che dalla collina scendevano fino al mare.

Le Tre Fontane

Dopo il terremoto del 1908 a Reggio cambiò tutto e furono realizzati i primi acquedotti. La Pescheria fu smontata, ma le bocche trovarono una nuova sistemazione negli anni Sessanta con la realizzazione delle tre fontane in via Reggio Campi: lì si trovava una fontanella pubblica molto frequentata dai reggini per le proprietà dell'acqua che vi sgorgava, e per questo l'amministrazione del tempo volle valorizzarla creando la strutture con tre vasche e inserendo l'elemento artistico dei tritoni. L'esaurimento del pozzo che serviva le tre fontane e il collegamento con la condotta generale ha fatto perdere all'acqua la sua peculiarità (molto digeribile per il suo contenuto di magnesio), poi dopo il blocco del cantiere del tapis roulant le nicchie sono rimaste intrappolate dentro la recinzione mentre si accumulavano detriti e materiale di risulta come una discarica a cielo aperto, fino alla ripresa, dopo quindici anni, dei lavori per la realizzazione dell'ultimo tratto e l'ascensore, attualmente in corso. 

Nell'attesa del restauro l'intera opera va messa in sicurezza 

L'opera appartiene al demanio pubblico ma per la sua contiguità con la scalinata monumentale della Giudecca, riconosciuta bene di interesse storico artistico nel 2017 con decreto del ministero della Cultura, merita adeguata protezione. Lo osserva Angelina De Salvo, responsabile della comunicazione istituzionale per la direzione regionale dei musei, ma soprattutto colei che come semplice cittadina lanciò l'idea che poi avrebbe fatto partire il grande movimento di cittadinanza attiva che ha riunito tanti volontari per ripulire le scalinate dal degrado in cui versavano e portato alla formazione di una Comunità patrimoniale.

Con la ripresa dei lavori del tapis roulant, De Salvo ha posto all'attenzione la necessità di tutelare non solo le fontane ma anche l'iscrizione marmorea cinquecentesca in latino (dove si cita la costruzione della fontana nuova) che si trova accanto alle nicchie ed è stata spesso bersaglio di vandali, utilizzata come lavagna per writer improvvisati.

"Prima di occuparci dei tritoni - dichiara Angelina De Salvo - bisogna salvare le nicchie e la lastra, un intervento in passato richiesto e autorizzato dalla Soprintendenza, ma che compete al Comune". Ora che i mezzi del cantiere hanno rimosso le macerie, resta il principale problema dell'esposizione all'usura di una costruzione bisognosa di risanamento, oltre al rischio rappresentato dagli stessi lavori in assenza di una messa in sicurezza delle fontane. "Se si continua a non fare nulla - conclude De Salvo - presto non rimarrà niente da riqualificare".

E' chiaro che il restauro sarà successivo alla conclusione dei lavori del tapis roulant, ma tornando ai tritoni, potrebbero esserci altre novità per valorizzarli, ad esempio pensare a integrarle in un monumento completamente diverso e appositamente progettato. Anche se sappiamo bene che i reggini delle precedenti generazioni vorrebbero rivederli dov'erano.

Come ci aveva confidato con nostalgia l'edicolante Cogliandro, il delfino della fontana di piazza Castello gli ricorda la sua gioventù. "Per chi è nato 71 anni fa - ha detto - vedere una fontana scomparsa è come vedere scomparire un po' di storia di Reggio e anche un po' della mia storia". Per quella particolare fontana però ci sono poche speranze di ritrovarla lì: quella collocazione, seppur risalente a mezzo secolo fa, è sempre apparsa incongrua e slegata da giustificazioni storico-artistiche. Difficilmente il quarto tritone tornerà in piazza Castello, con buona pace della memoria affettiva, che è legata ai sentimenti suscitati dal passato personale e collettivo e fatica ad accettare criteri di beni culturali e urbanistici. 

Francesco Cogliandro accanto alla fontana di piazza Castello (foto pagina Facebook)

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