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Università per stranieri

Gli scenari dell'Unida con Pirilli rieletto presidente dell'associazione Dante Alighieri

"Sceglieremo la soluzione migliore e possibile". Ma la strada verso la federazione presenta problemi ed esistono ancora sei manifestazioni d'interesse dei privati

Continua la sua attività alla guida dell'associazione Dante Alighieri Umberto Pirilli, rieletto presidente all'unanimità dall'assemblea per acclamazione, su proposta dell'ex rettore Salvatore Berlingò. Insieme al già europarlamentare e presidente della Provincia di Reggio sono stati eletti consiglieri Piero Aloi (presidente del cda dell'università per stranieri), Ruggero De Medici e Mario Maesano. 

Per uscire dalla crisi "valuteremo la soluzione migliore ma tra quelle possibili"

La riconferma di Pirilli arriva in un momento delicato per l'Unida, con l'associazione Dante Alighieri chiamata alla difesa con le unghie e i denti di una realtà universitaria ma anche culturale che rischia di tradire la sua missione nel tentativo di salvarsi dagli esiti di una crisi finanziaria esplosa repentinamente. Contattato telefonicamente, Umberto Pirilli appare consapevole dei passaggi cruciali che dovranno compiersi nelle prossime settimane dopo che è uscita allo scoperto la grave situazione del bilancio dell'ateneo dovuta - il presidente dell'associazione lo ribadisce - alla mancata erogazione dei contributi da parte dei soggetti pubblici del consorzio. Inevitabile chiedere a Pirilli cosa accadrà adesso, a pochi giorni dalla direzione che Unida sembra aver preso con la deliberazione all'unanimità del cda della federazione con l'Università Mediterranea. Un percorso non semplice (e che richiede iniziativa analoga da parte dell'ateneo diretto dal rettore Giuseppe Zimbalatti, da cui non ci sono ancora notizie in merito) e che a molti è sembrato alternativo a quello dell'acquisto da parte di soggetti privati. Non c'è niente di definitivo, spiega Pirilli: "La mia posizione è nota a tutti, io non sono contrario a nessuna soluzione, purché sia garantita l'identità dell'Unida, ma devono essere soluzioni possibili e tra queste sceglieremo quella migliore. Continuerò - aggiunge - con la stessa determinazione di sempre e con l'obiettivo di uscire dalla crisi e andare avanti verso un potenziamento dell'università per stranieri, che deve restare fiore all'occhiello culturale del nostro territorio".

Criticità non solo sui privati ma anche per il progetto di federazione

Il riferimento alla praticabilità delle opzioni messe in campo non riguarda solo le proposte dei privati. Pirilli è stato tra principali oppositori all'offerta di eCampus, oggi completamente uscita di scena, ma qualche scoglio da superare da parte dell'associazione c'è anche per l'ipotesi federativa. Pirilli non lo dice apertamente, ma è trapelato che la discussione in seno all'ultimo cda è stata animata: nonostante l'avvio dell'iter finalizzato alla fusione con la Mediterranea sia stato votato all'unanimità, questo percorso non convince tutti per la presenza di un fondamentale problema, insito nella stessa legge Gelmini che prevede questa possibilità per atenei di piccole dimensioni, ovvero il fattore bilancio. La federazione infatti mantiene separate le gestioni finanziarie dei soggetti interessati e questa circostanza intanto potrebbe fare da deterrente per l'altra parte dell'accordo, che non ha gli stessi problemi dell'Unida. A nessuno nel cda sfugge dunque che al progetto federativo bisognerà arrivare con le finanze in regola, e perché sia così il prerequisito è uscire dalla crisi. Per questo l'associazione non ha ancora detto l'ultima parola sulle manifestazioni d'interesse in ballo, almeno non su tutte. Allo stato i pretendenti dell'Unida sarebbero sei, e su qualche proposta ci sarebbe maggiore apertura.

La principale opposizione resta quella del personale dell'università, attualmente in stato di agitazione, che non si sente tutelato dall'entrata di privati nella gestione. Tanto da mettere pesantemente i bastoni tra le ruote nel processo, sinora lungo e altilenante, di valutazione delle proposte. Proprio in accoglimento della "linea" dei dipendenti, si è giunti alla delibera pro federazione, che fa seguito a un preciso suggerimento dell'Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e di ricerca) nel monitoraggio del primo quinquennio dell'Unida. Mentre la terza via, circolata in modo fugace (ne aveva parlato soltanto il sindaco metropolitano facente funzioni, Carmelo Versace, che però ha l'autorevolezza di essere presidente del consorzio), ipotizzava la trasformazione in università statale, su cui però non ci sarebbe un giudizio favorevole dal ministero. 

"Non dobbiamo inseguire chimere - conclude Umberto Pirilli - in questo momento vanno esaminate solo le soluzioni realmente praticabili e tra queste la scelta sarà per quella migliore per l'università". Parole che lasciano capire che non c'è ancora un lieto fine per l'Unida e soprattutto che l'epilogo della salvezza passa dal risanamento dei conti, e prima dell'intervento di deus ex machina l'azione dovrebbe arrivare dai soggetti pubblici che con la loro inadempienza hanno condotto all'attuale crisi profonda. 

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