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La ricerca

L'Aspromonte e la transumanza, tra luoghi identitari e pastori

Avviato un progetto tra l'Università di Newcastle e la “Mediterranea” per indagare le architetture degli insediamenti pastorali

L’Aspromonte è un luogo che gli uomini hanno sempre frequantato, abitato, vissuto e i suoi sentieri spesso sono strade lastricate di pietra, percorsi che hanno secoli di storia di collegamento tra case sparse e insediamenti produttivi legati all’allevamento. Recupare la sua storia, la vita dei pastori e le tracce di insediamento sono fondamentali per capire, nel profondo, l'identità dei luoghi e quindi delle sue genti.

C'è, infatti, chi ancora resiste in questa terra aspra, bruciata dalle fiamme, e continua a portare avanti la pastorizia. Pastori che con i loro greggi hanno praticato negli anni la transumanza, che tende ad estinguersi anche se la Calabria, a differenza di molte altre regioni che hanno già assistito alla fine della tradizione della transumanza, cerca ancora di resistere.

Ecco che nasce così un progetto di ricerca tra l’Università Mediterranea di Reggio Calabria e l'Università di Newcastle nel Regno Unito. Il prof. Francesco Carrer dell’Università di Newcastle, etno-archeologo attento allo studio della cultura materiale attraverso l’indagine archeologica è arrivato in Aspromonte per indagare e studiare e su questa ricerca si innesta il lavoro anche del prof. Gaetano Ginex, docente del Dipartimento Architettura e Territorio (dArTe) dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria con la collaborazione del dr. Alfonso Picone Chiodo, esperto del territorio. 

"La transumanza sta scomparendo anche in Aspromonte" racconta con rammarico Alfonso Picone Chiodo. "L’Aspromonte, ha un particolare spaalfonso picone chiodo-2zio paesaggistico che influenza notevolmente la morfologia della pratica. L’Unesco - spiega Chiodo - ha suddiviso in due tipologie la transumanza. In terre che offrono aree pianeggianti (Puglia, Abruzzo, Basilicata) è una pratica “orizzontale” con spostamenti che impegnano per più giorni allevatori e animali. In altre aree con dislivelli importanti e disponibilità di pascoli a breve distanza, come in Aspromonte, diventa una pratica “verticale”. Questa differenza non può che influenzare a sua volta anche le tipologie insediative e quindi il rapporto tra comunità e pratica".


Questo approfondimento renderà evidente l’importanza di un’azione costante e duratura nel processo di valorizzazione di una tradizione identitaria come quella della transumanza in Calabria che resta per i calabresi, oltre che un fenomeno politico-economico e socio-culturale, una pratica pastorale che ha sempre influenzato la loro esistenza.  Attraverso gli schemi concettuali dell’architettura sarà obiettivo principale del professore Gaetano Ginex e dei suoi collaboratori, indagare le architetture degli insediamenti pastorali come i recinti in pietra e di tutte quelle forme di insediamento architettonico nel territorio della transumanza che hanno influenzato lo sviluppo della pratica. Dunque, valorizzare il patrimonio culturale della transumanza ma anche comprendere aspetti purtroppo sbiaditi e quasi dimenticati della questione.  

Vincenzu Lu Cruccu e la transumanza

"I pastori per noi sono stati sempre importanti - spiega Chiodo - e senza retorica possiamo dire che sono loro i veri abitanti di questa montagn03  pastori di cardeto-min-2a che hanno contribuito nei secoli a plasmare utilizzando ambienti remoti e quasi inaccessibili. Loro senza alcun dubbio, nel bene e nel male, fanno parte della storia dell'Aspromonte ed è per questo che hanno tutto il diritto di poter continuare a vivere e lavorare in questa montagna. Eppure stanno scomparendo. Ho incontrato Vincenzu Lu Cruccu, uno degli ultimi pastori che ha praticato e pratica sempre meno la transumanza. E' un pastore nato nel 1937 in contrada Mordaci nel territorio del comune di Roccaforte. Lui partiva con il suo gregge, più di cento capi, da Malderiti per arrivare a Croce Melia, un giorno di cammino tra boschi e sentieri per portare gli animali in una terra più fresca (d'estate) e viceversa quando è inverno scendere più a valle per stare lontano dal freddo e dalla neve. Storie di vita che sta scomparendo ma utili da recuperare per la memoria collettiva e per recuperare anche i toponomi dei luoghi che raccontano di un Aspromonte lontano". 

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