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Varia di Palmi, l'anno del ritorno e della continuità sarà il 2023

Domenica si celebra la festa della Madonna della Sacra Lettera, ancora una volta senza la processione patrimonio Unesco, per la quale però adesso si lavora con la Regione

Domenica prossima, l'ultima di agosto come sempre, a Palmi si celebra la Madonna della Sacra Lettera, ma senza la Varia la festa patronale è un evento silenzioso. Un controsenso: la processione è stata inserita tra i patrimoni immateriali dell'umanità proprio perché legata alla ricorrenza religiosa, che ne fa parte integrante e costituisce la radice della salvaguardia della tradizione. A nove anni dal titolo Unesco l'ultima edizione della Varia si è svolta nel 2020 in forma virtuale, grazie all'esperimento di videomapping "Feste sospese", proiettando sui palazzi storici di Palmi e delle altre città della rete italiana delle macchine a spalla le immagini delle processioni che non si potevano svolgere a causa del Covid, girate dal regista Francesco De Melis. 

Dal progetto della rete delle grandi macchine al patrimonio Unesco 

Nardi Patrizia facebook-2Quell'iniziativa, nel contesto dei patrimoni Unesco, fu curata da Patrizia Nardi, accademica palmese e già assessore comunale alla cultura di Reggio, a cui si deve l'idea di rete all'origine della successiva candidatura tra i beni immateriali della Varia palmese insieme alle processioni dei Gigli lignei di Nola, la macchina di Santa Rosa a Viterbo, i Candelieri di Sassari e i Ceri di Gubbio. Un'avventura iniziata quando la dottoressa Nardi, nel 2005 propose alle amministrazioni un gemellaggio per la valorizzazione comune di queste feste, caratterizzate da antiche e scenografiche processioni, attraverso iniziative di scambio culturale.

La più rilevante furono i "Giochi delle cinque città", che riunirono a Palmi i rappresentanti delle comunità coinvolte. Le attività della rete (progetto in Calabria supportato dalla Regione con 150.000 euro, cifra stellare per i tempi e soprattutto per il settore culturale) furono portate avanti negli anni fino a quando, dopo la ratifica italiana della convenzione Unesco del 2003 per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale e l'istituzione di una "rappresentative list" dei beni, l'esperta fece partire l'iter della candidatura, che nel 2010 vide come soggetto promotore un comitato cittadino costituito ad hoc, allora denominato "11 gennaio 1582" (data dell'arrivo della sacra reliquia della Madonna da Messina a Palmi).

Nardi, responsabile del settore cultura del comitato e coordinatrice del dossier, ricorda quell'impegno, espressamente richiesto dalla convenzione, che attribuisce alle comunità territoriali la competenza a candidare i patrimoni culturali immateriali. Alla preparazione della candidatura, insieme al comitato, lavorarono altre associazioni palmesi anche finanziando la catalogazione della Varia. "La Convenzione del 2003 - spiega la storica - indica chiaramente le comunità come portatori di interesse e soggetti di salvaguardia delle tradizioni iscritte nella lista. Le istituzioni entrano nel processo come enti chiamati a sostenere con atti concreti la conservazione di questi beni immateriali, ma non ne sono titolari.

Nell'anno della candidatura, la comunità palmese, come le altre della rete, si è  fatta carico della Varia riuscendo ad ottenere questo risultato, così peculiare da essere diventato un modello per l'Unesco". Si trattava infatti della prima richiesta presentata da un gruppo accomunato non solo dal tipo di bene (come già avvenuto in passato) ma anche dalla stessa nazione: a proposito di cose belle di cui non si parla abbastanza, fu una best practice internazionale acquisita dal comitato intergovernativo dell'organismo e partita da Palmi.  

Nel 2013 la processione, che si svolgeva a singhiozzo ed era la sesta negli ultimi vent'anni, fu organizzata quasi d'imperio per sorreggere la candidatura. Il comitato invitò il consigliere Unesco Francisco Lopez Morales, colpito dalla spettacolarità della manifestazione ma soprattutto dalla sua purezza identitaria. Tanto da ammonire la comunità e gli enti locali, dopo l'accoglimento nell'elite dei patrimoni, a preservarla proteggendola da contaminazioni commerciali.

Una tradizione che appartiene alla comunità

E' questo il senso stesso dei beni immateriali dell’umanità, i cui custodi sono le popolazioni chiamate a trasmetterli di generazione in generazione, valorizzando cultura e tradizione come mezzi di sviluppo del territorio. Ma dal 2013 in poi lo stato d'arte della Varia a Palmi è diventato caotico con la partecipazione di almeno quattro gruppi (di cui però quelli realmente attivi sono il Comitato Varia e l'associazione 'Mbuttaturi) tra avvicendamenti e confusione organizzativa. Di fatto, la festa continua a non avere una data fissa e a svolgersi senza certezze. Lunghe pause nella storia della Varia si erano registrate dopo il sisma del 1908 e nelle due guerre mondiali, ma dal secondo dopoguerra in poi è capitato che ci fossero periodi di vacanza sterminati.

"Quando partecipo alle Borse del turismo - racconta Patrizia Nardi - è assurdo che io non possa rispondere a chi mi chiede quando si fa la Varia. Perchè noi non lo sappiamo, la data non c'è. La discontinuità - aggiunhe - è la minaccia più pericolosa per i patrimoni immateriali. Un monumento esiste anche se non accade nulla attorno, una tradizione deve invece essere ripetuta e tramandata, soprattutto perché sia consegnata ai giovani. Prima di ogni azione di sostegno delle amministrazioni, ad esserne responsabili sono le comunità, che rappresentano la core zone dell'interesse da tutelare". Sembra banale dirlo, ma le altre processioni della rete si svolgono regolarmente ogni anno e il gap di Palmi rischia di minare l'integrità di un patrimonio nato e riconosciuto come un unicuum di tutte le processioni. Ovvero, dai beni Unesco si entra ma si può anche dover uscire.

Una storia antichissima che inizia con un miracolo e due popoli

Le origini della processione sono antichissime e risalgono alla fine del '500, quando Palmi fu coinvolta nell’epidemia di peste che aveva colpito Messina. La solidarietà dei palmesi spinse gli amministratori di Messina a dimostrare gratitudine con un dono speciale, un sacro capello della Vergine, che la storia vuole arrivato nel 42 d.C. nella città peloritana insieme a una lettera di benedizione. Attorno al reliquiario che conteneva quel capello, Palmi e le vicine Seminara e Rosarno avviarono il culto della Madonna della Sacra Lettera, che è nera come quella messinese e come in Sicilia fu celebrata con strutture votive portate in corteo. Il nome varia deriva dalla parola dialettale che significa bara, perché la macchina rappresenta l’ultima dimora terrena del corpo mortale di Maria e la sua ascensione in cielo.

E' il caso di dire che la copia ha superato l’originale. La processione messinese fa sfilare una teca con i sacri capelli della Madonna, ma l’allegoria della varia palmese è unica in Italia. Sul cippu ci sono dodici ragazzi, che rappresentano gli Apostoli, e con loro un sacerdote e due chierichetti: sono i guardiani del letto funebre della Madonna. Procedendo verso l’alto c’è una nuvola nella quale trovano posto trenta bambine, gli angioletti, che durante la processione agitano bandierine. Il vertice è costituito da elementi realizzati in cartapesta, che riproducono una visione teologica dell’universo precopernicana con il cosmo, una colomba, le stelle, il sole e la luna. Ancora più su in cima c’è il seggiolino con l’Animella, una bambina di 10 anni che raffigura la Vergine Maria. Durante il tragitto – che è una vera e propria corsa - tutte le parti meccaniche ruotano e il seggiolino, ben legato, oscilla. Una situazione vertiginosa, tanto che, per dare coraggio alla bambina è presente sul carro il personaggio del Padreterno.

La macchina del sognatore Militano e le polemiche che dividono 

militano-2La vara meccanica che conosciamo oggi mantiene l’iconografia di quella antica ma è stata realizzata alla fine dell’Ottocento dall’ingegnere palmese Giuseppe Militano. Un geniale sognatore, che entrò nella storia per scongiurare l’estinzione della festa, la quale, per il suo svolgimento avventuroso, creava problemi di ordine pubblico. A Rosarno la processione emulata da Palmi fu proibita da un editto prefettizio nel 1868. Nel 1872, dopo alcuni incidenti, con una delibera perentoria anche il corteo palmese era stato sospeso annunciando lo smantellamento della varia e la vendita dei suoi pezzi, mentre iniziavano anni con la processione ugualmente in vigore ma orfana del carro.

Il progetto di Militano era ardito: trasformare la varia, fino ad allora portata a spalla, in un complesso apparato meccanico. La immaginava come "una scala che porta l'uomo a Dio", molto scenografica e fedele alla tradizione cinquecentesca ma a prova di sicurezza. Ideò una macchina alta 16 metri, costituita da una base di legno e un’impalcatura di ferro dove furono risistemati gli elementi originari, che si muovevano meccanicamente. La principale novità era il trasporto non più a spalla ma trascinato, grazie a pattini di ferro posti sotto il basamento. L’imprenditore, che credeva nella sua idea tanto da mettere a disposizione materiali e manodopera (e con sponsor importanti come la principessa Aiossa, che fornì il legname), fu osteggiato. La varia, altissima e pesante 20 tonnellate, faceva paura e si temeva per l’incolumità degli spettatori e dei numerosi figuranti, che costituiscono un’autentica piramide umana. Una celebre diatriba, come racconta la nipote Mema Bagalà nel libro “Palmi – La Varia meccanica”, fu quella tra l’ingegnere e il poeta Pietro Milone, che vedendo il modellino del carro scrisse versi di dileggio, definendola “na scocca i ficu”, per poi ricredersi ad opera conclusa.

Militano andò fino in fondo e vinse la scommessa. La sua macchina, inaugurata nel 1900 dopo quasi quindici anni di lavoro, è ancora oggi quella che sfila ogni anno trainata dagli ‘mbuttaturi, cioè quelli che si sobbarcano un peso. Si chiamano così i duecento volontari che guidati dalla fede sopportano il caldo e il peso per portare la varia in processione. Divisi in cinque gruppi per l’appartenenza alle antiche corporazioni dei marinai, contadini, artigiani, bovari, e carrettieri, sorreggono la Varia da sotto il cippo, mentre altri giovani (trascinatori) tirano le funi davanti al carro. La loro resistenza fisica è proverbiale, tanto che un detto della zona recita “li bellizzi su a lu Scigghju (Scilla), janchi e russi  a la Bagnara, li forzuti sunnu a Parmi chi si ‘mbuttanu la Vara”.

Collocata presso un magazzino comunale, in mancanza di un regolamento preciso, la macchina è stata oggetto di diatribe sulla proprietà e gli eventuali diritti di intervento e modifica della struttura. Una recente polemica, che ricorda quelle sui Bronzi, ha riguardato presunti danneggiamenti dopo il prestito della Varia nel 2019, per la mostra "Con straordinario trasporto" a Milano, dove sono state esposte le macchine della rete nazionale. Confittualità e questioni divisive che non giovano allo spirito comunitario dei patrimoni Unesco.

L'Animella tra riti e contemporaneità

varia-palmi-3-800x400-2Grande protagonista della festa della Varia è l’Animella. Ad occuparsi della sua preparazione è tradizionalmente la famiglia dei Tigano, discendenti dall’uomo che nel 1582 portò a Palmi il sacro capello della Madonna, affrontando una tempesta sul mare. Sono loro, il giorno della processione, ad assistere l’Animella e farle indossare l’abito cerimoniale. Il rito della scasata della Varia inizia con il solenne arrivo delle autorità a casa Tigano. La ragazzina saluta dal balcone i capostanga delle corporazioni offrendo una rosa, poi sale su una portantina di velluto rosso adornata da una corona di palme, nella quale raggiunge la chiesa madre, dove riceverà la benedizione. Solo dopo questo passaggio, potrà essere sistemata sul Carro, e dalla chiesa, dopo un colpo di cannone, inizierà il cammino della Varia.

La corsa della struttura dura circa dieci minuti per attraversare un percorso di 500 metri, che si conclude nella centrale piazza Primo Maggio. A metà strada il carro si ferma e il Padreterno, utilizzando una chiave inglese, allenta un bullone del seggiolino, in modo che l’Animella cambiando direzione possa continuare il corteo sempre con lo sguardo rivolto la folla.

Le candidate al ruolo sono poche ma molto determinate e la loro tempra è testata dal superamento di una prova ufficiale del percorso, una settimana prima della festa, durante la quale sono volutamente accentuate le oscillazioni del seggiolino. Dalla tradizione alla contemporaneità, le animelle scelte dai palmesi con una votazione pubblica diventano piccole e acclamate star. Grazia Iannì, protagonista della sensazionale processione dell'anno dell'Unesco, ha intrapreso la carriera di indossatrice. L’ultima, Maria Pia Caminiti, oggi è una tredicenne campionessa nazionale di ginnastica ritmica. 

Il futuro ricomincia con il sostegno degli enti

La Regione Calabria ha finalmente preso un impegno ufficiale ad istituzionalizzare la festa, che oltre ad essere preziosa eredità culturale del territorio, attira visitatori dall’Italia e dall’estero. Incredibile pensare che non lo fosse già: nel 2013, sull'onda dell'Unesco, per quella che è la principale festa religiosa calabrese l'ente regionale aveva previsto di stanziare 200.000 euro, ma poi la politica mise qualche bastone tra le ruote e non se ne fece nulla. Adesso il futuro riparte e l'anno prossimo sarà quello del cambiamento, con una partecipazione del Comune a sostegno di Comitato e associazione 'Mbuttatori.

Accompagnata nell'ultimo decennio da dirette televisive e spettacoli, il focus della Varia dovrebbe però restare la tradizione. "Credo- conclude Patrizia Nardi - che questo sia il faro a cui guardare. La Varia è una festa popolare e non deve essere in secondo piano, come è avvenuto, rispetto ad eventi che distolgono l'attenzione e rischiano di snaturare il bene immateriale. Avere un sostegno degli enti sarò importante perchè finalmente permette di essere indipendenti e non dover più chiedere nulla a nessuno". 

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