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La vertenza sindacale / San Gregorio

Lactalis, Cantarella: "Mio nonno mi portava a controllare la fabbrica"

Quando i ricordi d'infanzia sono legati ad un luogo di lavoro. Adesso "urge l'impegno della politica per non far perdere l'occupazione a 80 dipendenti"

"Ero poco più che un bambino quando mio nonno, il 31, vigilia di Capodanno, prima della mezzanotte mi metteva in macchina: “Dove andiamo nonno?” e lui: “Andiamo a controllare se in fabbrica è tutto ok!”. Lui, legato alla gestione familiare di quella fabbrica. Pochi anni dopo, ricordo quando aspettavo mio papà che finisse il turno lavorativo. Quando mi portava vicino alla macchina delle mozzarelle: “Prendine una, è calda!”.

Sono ricordi, ricordi di una famiglia che ha visto il passato ed il presente legati a questa azienda", racconta sui social Giuseppe Cantarella lui che ha entrambi i genitori che lavorano alla Lactalis e sta vivendo con loro giorni intensi, carichi di ansia per il futuro lavoratorivo.

"Una famiglia che ahimè non vede il futuro adesso. E non parlo da dirigente sindacale, sarebbe troppo scontato", prosegue Cantarella.

"Parlo da figlio di questa terra. Figlio di una Calabria in ginocchio! Di una Calabria che stenta a porgere la mano ai suoi figli. Li vede andar via. Senza nemmeno voltarsi indietro. Parlo da chi, come me, vede i propri genitori non dormire la notte. Eh già, per questa fabbrica i miei genitori si sono sacrificati. Hanno sudato. Ed oggi? Può realmente finire tutto così? Possono 80 famiglie ritrovarsi senza un lavoro? Possono tutti i giovani, tutte le madri, i padri, i nonni, ritrovarsi soli senza futuro? Senza uno straccio di lavoro?! No, questo non è possibile!. Non può accadere. Non può accadere senza che qualcuno combatta questa battaglia. E non possono essere solo i lavoratori a farlo. Tanto meno i loro rappresentanti sindacali che in questi anni si sono aggrappati a speranze e promesse non mantenute!"

Si rivolge alla politica questo giovane uomo che sa cosa vuol dire dialogo e rapporti istituzionali. "Oggi deve essere la politica. E' suo dovere istituzionale! La politica quella sana, quella vera. Quella per la quale io ho dedicato e continuo a dedicare la mia vita. La politica calabrese deve alzare la voce e tutelare questi lavoratori, lo deve fare nel rispetto di tutte quelle famiglie che oggi sono appese ad un filo".

"Ma vi rendete conto?" chiede Cantarella. "Uomini e donne di 60 anni che non sapranno più cosa fare della loro vita? Non sapranno più cosa raccontare ai loro nipoti di questa terra. Io non so più cosa pensare di questa mia amata Calabria. Io, che non ho mai avuto il coraggio di voltarmi dall’altra parte. Io che sono rimasto! Oggi bisogna lottare, con ogni mezzo a disposizione. Per il futuro di questi lavoratori che non sono figli di un Dio minore. Sono figli di questa terra! Guai ad abbandonare - conclude - anche solo uno di loro! Guai a convincersi che è un problema che non ci tocca. Tocca tutti. Ma proprio tutti!".

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