Cucinati con la pasta o nella polenta, ecco la preparazione ideale dei "curcuci"
La Confartigianato Reggio Calabria ha diffuso alcune indicazioni precise su come poter mangiare i residui di carne rimasti nella "caddara"
Il cibo racconta i territori, così come il loro grado di consumo può indicare la strada verso cui è proiettata una determinatà comunità. Le ricette sulla preparazione delle pietanze più identitarie fanno sempre discutere e dibattere i cittadini su quali siano le scelte migliori da apportare.
Questo è anche il caso dei cosiddetti curcuci, i residui accumulati nella "caddara", recipiente utilizzato per la preparazione delle tipiche frittole. In sintesi, si tratta di pezzi di carne con grasso, da raccogliere e gustare separatamente nel corso dell'anno.
Possono essere utilizzati in diversi modi: per esempio, nell'uso più convenzionale, sulle bruschette al forno o per insaporire la pasta e fagioli. Un altro metodo diffuso suggerisce di far sciogliere i curcuci, piastrandoli con il pane di grano.
Il consiglio per la preparazione
Recentemente, la Confartigianato Reggio Calabria è intervenuta in materia, condividendo su Facebook una spiegazione riguardante la loro "preparazione ideale".
"Appena tirati fuori dalla caddara, possono essere cucinati con spaghetti e peperoncino, per poi essere mangiati dopo le frittole - si legge nel post - nei giorni successivi è anche consigliabile friggerli con un uovo e poi inserirli nella polenta di broccoli". Prosegue il comunicato: "il loro sapore è gustabile insieme ai legumi o, dopo essere stati riscaldati nel forno, su una bruschetta".
"Ovviamente, esistono diversi modi di preparazione anche nella tradizione di altre zone - specifica l'ente, in un commento - del resto parliamo di un cibo legato ai territori".
A tal punto, la Confartigianato propone una differenziazione basilare rispetto alle frittole, ritenendo che - attualmente - quest'ultime "non si debbano accoppiare con altri alimenti, ma che vadano - invece - accompagnate solo con un po' di pane e vino rosso. Diversamente, in un tempo molto lontano, le stesse frittole venivano conservate nella cosiddetta sugna per poi essere conciliate insieme ad altri cibi".