Coordinamento Pro Palestina Reggino, sit in a sostegno del popolo palestinese
Venerdì 10 novembre alle ore 17 presso le scalinate del teatro Cilea il Coordinamento Pro Palestina Reggino promuove un sit in a sostegno del popolo palestinese (nella foto LaPresse le macerie della Moschea Yassin distrutta dai bombardamenti israeliani a Gaza) contro l’apartheid israeliana e la complicità istituzionale verso il governo sionista di Netanyahu.
"Dinnanzi al massacro in atto presso la Striscia di Gaza siamo obbligati a non restare in silenzio: con la complicità delle nostre istituzioni, con la nostra cooperazione militare e la fuorviante retorica occidentale sulla lotta all’antisemitismo e la difesa del “diritto a esistere” di Israele, migliaia di civili palestinesi muoiono sotto i bombardamenti sionisti.
Attualmente si stimano oltre 10.000 vittime tra cui 3000 bambini, durante i raid sono stati colpiti - come già avvenuto in passato - ospedali, scuole, persino sedi di giornali e organizzazioni internazionali quali Al Jazeera, UNRWA e Medici Senza Frontiere.
Il governo Meloni sulla Questione Palestinese ha scelto la strada della complicità con l’oppressore: l’Italia si è infatti astenuta sulla recente risoluzione ONU circa la promozione di un cessate il fuoco, sin dal 7 ottobre vengono issate bandiere israeliane sui palazzi istituzionali, sporche del sangue palestinese versato in 75 anni di occupazione militare e crimini compiuti nella massima impunità sia dai coloni israeliani sia dalle Forze di Difesa Israeliane.
La complicità istituzionale è più prossima di quanto immaginiamo se si considera che il 10 ottobre, su iniziativa del Presidente del Consiglio Regionale Filippo Mancuso, è stata issata una bandiera israeliana proprio sul Palazzo Campanella, nella nostra Città e attuando ulteriore sfreggio a quella fetta consistente di società civile che non solidarizza con l’entità sionista.
Vuote si dimostrano le dichiarazioni della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni così come dei molti leader europei riguardo il sostegno a una soluzione “due popoli due Stati”, poiché il primo a ostacolare tale percorso di pace e restituzione di sovranità è proprio il premier israeliano Benjamin Netanyahu, le cui intenzioni sono chiaramente la cancellazione della cultura arabo-palestinese e la piena realizzazione di un unico Stato ebraico dalla torsione autoritaria, forte anche dell’alleanza con Ben Gvir e altri soggetti politici estremisti che rivendicano con orgoglio di “aver ucciso molti arabi”.
I fatti del 7 ottobre sono la diretta conseguenza di un regime di oppressione che prosegue da oltre 75 anni a ritmi sempre più sostenuti, ogni morte sia palestinese sia israeliana è da imputare al governo ultrasionista di Netanyahu, così come alle azioni dei suoi precedessori che hanno preparato all’escalation odierna. Non dobbiamo preoccuparci di scomodare la storia a definire le azioni in atto nella Striscia di Gaza con il termine “genocidio”, così come i continui espropri e le continue incursioni in Cisgiordania mirate anch’esse alla cancellazione di un popolo e della sua identità culturale", leggiamo nella nota ufficiale.