Strage piazza Fontana, incontro alla villetta De Nava
50° anniversario della Strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969-2019). Giovedì 12 dicembre alle ore 16,45 presso la Sala Giuffrè della villetta De Nava, l’Associazione culturale Anassilaos, congiuntamente con la Biblioteca Pietro De Nava rendono omaggio alle diciassette vittime di quella tragica giornata che gettò l’intero Paese nello sgomento e ai feriti della Banca dell’Agricoltura di Milano e alle vittime degli altri attentati che si verificarono, nella stessa giornata, a Roma. A ricostruire il contesto storico e il complesso momento politico nel quale maturarono gli attentati del 12 dicembre – il ’68 e le tensioni sociali del cosiddetto autunno caldo - sarà il professore Antonino Romeo introdotto dal dottor Luca Pellerone, presidente Anassilaos Giovani.
"E’ fuor di dubbio che quell’attentato- scrive in una nota il presidente di Anassilaos - il primo di una serie che seminerà lutti nel Paese - Strage di Bescia (28 maggio 1974), Strage dell’Italicus (4 agosto 1974), Strage della Stazione di Bologna (2 agosto 1980), avvierà quella che è stata definita “strategia delle tensione” le cui finalità “politiche” restano tuttora opache se non misteriose. A tali attentati – scrive Iorfida – vanno anche aggiunti quelli che possono essere definiti, grazie a precise risultanze giudiziarie, “stragi di mafia” (gli attentati del 1993 a Firenze, Roma e Milano, la strage del rapido 904 del 23 dicembre 1984) che pur non avendo una valenza “politica” si proponevano comunque di sovvertire e disarticolare lo Stato. Da Piazza Fontana scaturirà comunque quella tendenza al depistaggio che da allora in poi farà da triste contorno ad ogni tragico evento della storia nazionale compreso il rapimento e l’assassinio dell’onorevole Moro, gli attentati ai giudici Falcone e Borsellino fino all’aereo dell’Itavia caduto nel mare di Ustica il 27 giugno 1980. Si tratta di “fatti” riconducibili talora a situazioni diverse ma caratterizzati tutti da un alone di mistero che tutto copre e rende indistinto. C’è una tendenza tutta italiana al complottismo e alla dietrologia che sarebbe utile al Paese se fungesse da stimolo al raggiungimento della verità e non lo distogliesse, come spesso accade, dai fatti accertati. Del resto i “misteri” non sono soltanto un fatto italiano ma anche di paesi democraticamente più maturi se – per fare soltanto qualche esempio - la civile Svezia non è riuscita a scoprire esecutori e mandanti dell’assassinio dell’allora primo ministro Olaf Palme e gli Stati Uniti non sono stati capaci, nonostante tutte le commissioni di inchiesta, di sbrogliare la complessa matassa dell’omicidio del presidente John Kennedy".