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Angela Marcianò e il rischio sospensione: “Pronti all’opposizione”

Il candidato sindaco arrivata terza al primo turno ricostruisce la vicenda “Miramare” e attacca: “Non passi idea che denunciare sia inutile”

“Io sospesa? La nostra opposizione è già pronta. Mi batterò perché non passi l’idea che in Italia denunciare sia inutile o controproducente”. Angela Marciamò non ci sta e, a distanza, replica alle affermazioni di Giuseppe Campagna, presidente della commissione elettorale centrale reggina. 

“Resto in attesa - dice la Marcianò - dell’iniziativa prefettizia, nei termini e nelle forme in cui sarà modulata, che accetterò, riservandomi di impugnarla nelle sedi opportune. Preciso che, nel caso fossi stata eletta Sindaco, avrei immediatamente chiesto la fissazione dell’udienza di discussione dell’appello da me proposto, ma in questa circostanza (da consigliere di minoranza) mi pare più rispettoso, per chi ha lottato assieme a me, candidandosi e ottenendo lusinghieri risultati di consenso, farmi supplire per un paio mesi, per come indicato dal Presidente della Commissione Elettorale, nell’ipotesi - ancora eventuale - di mia sospensione”.

La Marcianò, poi, prosegue: “Ritengo doveroso riconoscere il lavoro della squadra che mi ha coadiuvato nella  battaglia di moralizzazione dell’amministrazione pubblica, stimolo ideale al quale la collettività reggina si è mostrata sensibile. È già pronta anche la nostra giunta ombra che opererà in ogni settore dell’amministrazione, vigilando su ogni attività e agendo da pungolo rispetto alle inadempienze o ai ritardi e denunciando i profili di illegittimità, che dovessero essere intravisti nella nuova gestione dell’Ente. Ed il mio fiato sul collo, chi mi conosce non ne dubita, lo farò sentire lo stesso, così come continuerò a non prestarmi al silenzio complice o codardo”.  

“Ricordo a tutti i miei concittadini - prosegue - che sono stata io a denunciare precise condotte di reità e ho consentito che si procedesse ad ulteriori accertamenti, sfociati poi in altrettanti addebiti penali a soggetti prima neanche indagati (il procedimento  “Miramare” era stato oggetto di archiviazione, e poi fu riattivato solo grazie a me), producendo tutte le prove possibili sull’abuso e il falso riferibili al Sindaco, al resto della Giunta ed ai funzionari. Questo ha comportato che, in una prima fase, io risultassi parte offesa per calunnia ad opera di altri indagati, che avevano reso dichiarazioni menzognere a mio carico. Poi però l’epilogo è stato diverso e mi sono ritrovata condannata in abbreviato (rito scelto da me al solo fine di far emergere immediatamente la mia innocenza)”. 

“In sostanza - spiega - sarei anche io colpevole perché pur avendo dato prova, documentale e testimoniale, di essermi decisamente opposta alla delibera (circostanza confermata sia dal Pm che dalla stessa sentenza) non avrei vigilato per impedirne la pubblicazione o attivarmi a rimuoverne gli effetti. Non so bene cosa avrei potuto fare per impedire la pubblicazione della delibera incriminata più che denunciare i fatti alla Procura e, quanto agli esiti, è noto a tutti, che quella delibera non ne ha avuto affatto, avendo il beneficiario rinunciato all’affidamento. Visto che alle comode strategie processuali della dilazione ho preferito l’immediatezza della decisione, confidando nella mia innocenza, credo sia mio diritto pretendere che i coimputati siano giudicati nel più breve tempo possibile, auspicando  che il Collegio penale che in rito ordinario sta giudicando il Sindaco e i 4 ex Assessori, tutti rieletti anch’essi nella maggioranza, si pronunci senza indugio, perché è ovvio che l’interesse degli imputati è di pervenire alla dichiarazione della prescrizione dei reati. Nel giudizio Miramare, per la prescrizione dell’abuso d‘ufficio, reato che porterebbe alla sospensione di tutti i neo eletti, mancano appena ventisette mesi, e ne sono trascorsi ben sessanta da quando l’hanno commesso!”.

“Io sto pagando - dice ancora - per coerenza e rispetto ai valori in cui ho sempre creduto, perché ho voluto con tutte le mie forze far emergere la verità ed ho creduto, come sempre farò, nella Giustizia. Ma non consentirò che con la prescrizione dei reati, ascrivibili al Sindaco e agli altri ex assessori,  venga vanificato il mio sacrificio e che possa  prevalere l’idea che in Italia denunciare sia inutile o addirittura controproducente”. 

Angela Marcianò, infine, conclude: “Confido nella rettitudine e nella capacità professionale dell’Organo Giudicante, da me già verificata quando mi sono presentata in aula ed ho reso dichiarazioni estese e diffuse sui fatti, pur potendomi astenere dal deporre, come era mio diritto. Sono certa che, trattandosi di giudicare soggetti investiti in atto della rappresentanza dell’Ente Comunale, risulterà evidente quanto la questione in disamina rivesta un significato socialmente ed eticamente pregnante. Mi batterò perché  non abbia a diffondersi nei cittadini il mortale convincimento che la Giustizia non sia uguale per tutti o peggio che i veri colpevoli (scaltri) restino sempre  impuniti”.

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