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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Ripepi presenta un odg in consiglio comunale contro il ddl Zan

Il consigliere comunale: "Auspico che nella coscienza dei miei colleghi possa vincere Cristo e soccombere Mammona con tutti i suoi interessi personali, politici e partitici"

"E’ giunto finalmente il momento in cui il sindaco ed i consiglieri della nostra città si potranno determinare sui contenuti del ddl Zan. Mi auguro che tutti siano presenti a testa alta ed alcuno si faccia vincere dalla sindrome di Ponzio Pilato. La massima assise comunale, pur non avendo specifica competenza in materia, deve esprimere un voto di coscienza e di indirizzo etico ad un disegno di legge che, a mio avviso,è catastrofico e pericolosissimo per la libertà di espressione".

E' quanto dichiara il consigliere comunale Massimo Ripepi che in una nota spiega: "Per tali ragioni, ho scritto, in linea con le indicazioni dei maggiori esperti nazionali del settore, un odg da presentare domani in Consiglio contro il ddl Zan, affinchè il Senato della nostra città dia un segnale chiaro e trasparente su una questione che, potrebbe cambiare le sorti della libertà di pensiero e di azione dei cittadini della nostra nazione. Spero che i miei colleghi cristiani, ultra cattolici e cattolici siano fermamente contrari al voto per un disegno di legge che si oppone a Gesù Cristo ed alla dottrina sociale della Chiesa.

Auspico che nella coscienza dei miei colleghi possa vincere Cristo e soccombere Mammona con tutti i suoi interessi personali, politici e partitici; fa ben sperare, per la formulazione del convincimento del voto dei Consiglieri, la quasi plebiscitaria contrapposizione al disegno di legge delle associazioni ascoltate in commissione consiliare. Altresì, i moniti di Papa Francesco e dei Vescovi vanno in questa direzione ed io li condivido in pieno".

"In qualità di esponente delle istituzioni della Repubblica Italiana, di libero cittadino e di cristiano convinto che le leggi divine, incarnate nella persona di Gesù Cristo, siano una via sociale certa da dover percorrere, chiedo, attraverso questo odg, che il Parlamento e il Governo nazionale facciano un passo indietro, con somma urgenza, sulla proposta di legge recante “misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”, altrimenti nota come ddl Zan."

Secondo Ripepi "un grande pericolo, infatti, si sta per abbattere su tutte quelle associazioni, comunità, singoli e gruppi con convincimenti religiosi, opinioni e principi etici, che richiamano la libertà di espressione e le cui considerazioni personali a favore della naturale formazione della famiglia o della visione cristiana della società, rischiano invece di diventare un reato grave. Tutto questo sta passando sotto traccia, senza che né i media né le istituzioni aprano un’ampia discussione sulla questione dando voce a tutte le categorie coinvolte.

Il ddl Zan, già approvato dalla Camera dei deputati il 4 novembre 2020, è un testo di legge che raccoglie cinque diverse proposte, tutte di esponenti della sinistra democratica, e che prevede modifiche agli articoli 604-bis e  ter  del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere.

Parimenti, verrebbe modificata la legge Mancino (dl 26 – 1993/122), la quale già punisce l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o di nazionalità. Ma questi sono solo alcuni degli effetti di tali misure, perché la legge istituisce un’ulteriore giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e latransfobia, inserendo conseguenti misure per la prevenzione, il contrasto della violenza per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere, e ancora per il sostegno alle vittime.

Non bastava il GayPride dai connotati cristofobici? Insomma, una proposta che non ha lasciato nulla al caso, tranne il fatto di violare apertamente, e senza che nessuno batta ciglio, l’art. 3 della Costituzione che sancisce il principio di eguaglianza e di non disparità di trattamento. 

Se la legge fosse definitivamente approvata in Senato, tutti quei soggetti (padri e madri in particolare) per i quali il concetto di famiglia è ben chiaro e si fonda sulla naturalità dei ruoli, nel rispetto tuttavia di chi manifesta un altro e legittimo desiderio o orientamento, troverebbero aperte le porte del carcere solo per un’interpretazione estrema del decreto da parte di un giudice particolarmente pregiudizievole.

Alla luce di queste nuove misure, che in realtà rappresentano solo un surplus a leggi esistenti da tempo a giusta protezione di alcune categorie più fragili, i cittadini o le associazioni, che abbiano come unico intento quello di esprimere tranquillamente il proprio credo senza fare proseliti di odio né avere un pensiero selettivo, vengono esposti enormemente. Si tratta di una situazione paradossale laddove c’è una legge che tutela nel dettaglio una categoria andandone a differenziare un’altra che, per la sola manifestazione delle proprie idee, viene tacciata di “istigazione” alla violenza". 

Continua Ripepi: "Altro fronte critico è la scuola: la medesima esposizione la subiranno i docenti, perché la legge coinvolge anche e soprattutto l’educazione di bambini e ragazzi. Il ddl Zan, infatti, richiama l’obbligo, probabilmente nell’ambito dell’educazione civica, di promuovere manifestazioni e cerimonie chiamando in causa le associazioni Lgbt, senza tenere conto che la scuola, proprio perché laica, deve lasciare libertà a tutte le sue componenti e, quindi, anche ai docenti con un forte convincimento religioso o etico, di rifiutarsi rispetto ad una disciplina non oggettiva, ma che richiama motivi strettamente personali.

Il ddl Zan è un attacco aperto alla libertà di tutti ed una sleale formula camuffata da amplificazione dei diritti civili per mettere in campo una pedagogia nazionale, con l’unico obiettivo di cancellare l’identità personale e comunitaria. Il “genere neutro” diventerebbe un diktat per chiunque, trasformando la semplice esposizione del proprio pensiero in un “fatto” di reato e contravvenendo in tutto al diritto penale, che invece punisce la commissione del fatto e non l’opinione personale".

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