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La seduta

Consiglio regionale tra autonomia e sostituzioni: Billari al posto di Muraca

L'intervento del presidente Filippo Mancuso. Il dissenso del consigliere Alecci. L'assemblea ha approvato tutti i punti all'ordine del giorno

Il Consiglio regionale della Calabria è tornato a riunirsi questo pomeriggio nella sala Fortugno di Palazzo Campanella a Reggio Calabria. La seduta consiliare, dopo il minuto di riflessione osservato in apertura dei lavori, per i migranti morti nel tragico naufragio di Steccato di Cutro di domenica 26 febbraio, ha dato spazio al dibattito sullo schema del disegno di legge sull’Autonomia Differenziata proposto dal ministro Roberto Calderoli.

L'intervento del presidente Filippo Mancuso

"L'Autonomia regionale differenziata è prevista, non solo nei programmi delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, ma anche dall'articolo 116 della Costituzione (terzo comma) in linea con gli articoli 117 e 119,  che sottolineano la necessità di garantire ai cittadini, ovunque essi risiedano, i diritti sociali e civili. E’ il caso di sottolineare che la previsione costituzionale di cui discutiamo, è stata introdotta dalla riforma del Titolo V della Carta costituzionale  adottata a maggioranza dal Centrosinistra nel 2001 (Governo Amato).

E ha preso avvio nel 2017, con la richiesta di trasferimento dei poteri in più materie da parte delle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna e, subito dopo,  con gli accordi preliminari delle tre Regioni con il Governo Gentiloni. Non si tratta dunque, - continua Mancuso - di un’iniziativa che il centrodestra ha tolto improvvisamente dal cilindro, con l’intento - come alcuni imprudentemente sostengono - di spaccare il Paese e di ampliare i divari di sviluppo Nord - Sud.

Oggi, il nuovo governo e la maggioranza di centrodestra - con la condivisione della Conferenza Stato-Regione - danno  avvio all’istituto costituzionale con un disegno di legge perfettibile in Parlamento e aperto a recepire le osservazioni che dai territori saranno avanzate. Tutto ciò, con l’obiettivo di rafforzare le prerogative delle autonomie, ampliandone i poteri e le competenze, e per ridare un nuovo protagonismo alle Regioni che, dopo più di mezzo secolo, debbono - da Nord a Sud - assumersi, al cospetto dei cittadini, la responsabilità di  governare efficientemente la spesa pubblica, rendendola produttiva e utile per le nostre comunità. Ben sapendo, naturalmente, che occorrerà garantire incondizionatamente i diritti di cittadinanza su tutto il territorio nazionale". 

Secondo Mancuso "l’autonomia differenziata dovrà infatti realizzare (com’è infatti già previsto nella proposta del Governo)  il superamento dell’iniquo concetto della ‘spesa storica’ che penalizza - non da ora ma  da decenni - il Mezzogiorno e la Calabria. Si pensi, per esempio, che nei servizi sociali si va dai 246 euro di Bologna ai 6 euro di Vibo Valentia. Abbiamo un spesa statale per abitante regionalizzata che per l’Istat  nel Centro-Nord è superiore dell’11,5% rispetto a quella del Mezzogiorno.

Il tasso di occupazione giovanile nel 2021 era al 71,4% nel Centro-Nord e al 45,7% nel Mezzogiorno (al 43,7% in Calabria).  Nella sanità in Calabria ci sono 7 addetti su mille abitanti a fronte dei 12 nel Centro-Nord. Ma l’elenco delle inique ripartizioni della spesa pubblica è infinito. Proprio alla luce di tutto questo, occorrerà definire entro l’anno i Lep,  riguardanti i diritti civili e sociali,  e i fabbisogni standard e  stabilire quanto lo Stato deve garantire a ciascuna Regione, quindi finanziandoli!

A tutti i cittadini, ovunque risiedano, come ha di recente ribadito il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, bisogna garantire stessi servizi e analoghi  diritti! So bene - ha aggiunto Filippo Mancuso - che l’argomento è oggetto di polemiche e di strumentalizzazioni politiche, il più delle volte incentrate su critiche generaliste, quasi come se le sofferenze sociali e civili del  Mezzogiorno siano state provocate dall’Autonomia differenziata. Pertanto auspico, proprio per rendere significativo questo confronto, che il dibattito odierno non ceda alle speculazioni partitiche, ma verta essenzialmente sul merito delle questioni. 

Nello slancio innovativo che deve caratterizzare le Istituzioni di ogni livello,  anche le classi dirigenti del Sud sono chiamate ad andare oltre gli stereotipati piagnistei sullo  Stato patrigno che spesso sono serviti a  giustificare nel Mezzogiorno  pratiche politiche e amministrative spendaccione ed autoreferenziali.

Il Sud e la Calabria, affrontino con pragmatismo, responsabilità e serietà la sfida dell’autonomia differenziata, che è un sfida per modernizzare l’architettura istituzionale del Paese in chiave unitaria ed europeista.  

E’ un  tema - conclude il presidente del Consiglio regionale della Calabria - che ci riguarda tutti. Non rappresenta un vulnus al principio dell’unità e indivisibilità della Repubblica sancito dall’articolo 5 della Costituzione E’ una questione con cui dobbiamo misurarci non demonizzandola, ma semmai proponendo accorgimenti innovativi e vigilando, affinché il Sud e il Paese ne traggano benefici e vantaggi.    La Calabria - che ha oggi una classe dirigente dinamica e intraprendente che si confronta a testa alta nel dibattito nazionale ed europeo recuperando reputazione e autorevolezza -   ha tutto ciò che occorre per stare al passo con le accelerate trasformazioni istituzionali, politiche, economiche tecnologiche di questo nostro tempo".

I punti all'ordine del giorno

L'assemblea regionale ha approvato tutti i punti all'ordine del giorno che erano previsti nell'agenda dei lavori, ossia modifiche al regolamento interno del Consiglio regionale; disposizioni per la realizzazione, il riconoscimento, la valorizzazione e la promozione dei Cammini di Calabria; istituzione del Garante regionale per la tutela delle vittime di reato; ratifica dell'intesa tra le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano per l'istituzionalizzazione della conferenza delle Regioni e delle Province autonome ed infine bilancio di previsione 2023-2025 dell'Ente per i parchi marini regionali".

La sostituzione del consigliere Muraca: al suo posto l'ingresso di Billari

"Come primo atto, riporta l’agenzia Ansa, si è proceduto alla temporanea sostituzione del consigliere Giovanni Muraca, sospeso dalla carica, con Antonio Billari.

Autonomia, Alecci: "Io non si sto!"

"No all’autonomia differenziata. No a chi vuole una Calabria e un Sud sempre più poveri e arretrati". E' quanto ha affermato il consigliere Ernesto Alecci a margine del dibattito in Consiglio sull'autonomia differenziata.

"Durante il mio intervento ho sentito tutta la responsabilità e il peso del ruolo che i cittadini calabresi ci hanno chiamato a ricoprire, perché reputo questo un passaggio fondamentale per il futuro di tante generazioni. E mi addolora il fatto che il presidente Roberto Occhiuto abbia votato favorevolmente a questa riforma all’interno della Conferenza delle Regioni, senza una discussione preliminare in questa assemblea, svilendo di fatto il ruolo stesso
del Consiglio.

Appena presa la parola ho voluto, infatti, esprimere con forza il mio dissenso riguardo i dettami di questa riforma e le prospettive alle quali questa riforma, qualora diventasse vigente, condannerebbe le regioni meridionali, dando vita ad un Paese spaccato, diviso, lacerato.

Ci sono - ha aggiunto Alecci - una serie di motivi per cui opporsi convintamente, di varia natura. Innanzitutto una valutazione di carattere geopolitico. In uno scenario come quello attuale, caratterizzato dalla situazione post pandemica, dalla guerra in Ucraina, dalla crisi energetica e dall’aumento dell’inflazione, lo Stato dovrebbe semmai assumere il ruolo sempre più importante di guida unitaria, nella definizione di accordi e strategie sovranazionali, con ricadute poi nei vari territori. Poi ci sono valutazioni di tipo normativo.

Così come prospettata la riforma svuota il Parlamento di tutta la centralità e i poteri che i padri Costituenti hanno ampiamente e diffusamente inserito nella Costituzione. Una riforma che prevede una trattativa diretta tra Regioni e Governo riguardo il grado di autonomia su una o più materie di intervento, l’emanazione di una serie di dPCM per portare avanti questi processi a partire dalla definizione dei Lep (Livelli essenziali delle prestazioni), tempi ristretti per la definizione di materie difficili e complesse, l’impossibilità di tornare indietro una volta accordata l’autonomia regionale.

A ciò si aggiunge la centralità della questione della definizione dei Lep da garantire su tutto il territorio nazionale prima di poter procedere al regionalismo differenziato. Un lavoro molto complesso, delegato ad una cabina di regia di nomina governativa da svolgere in soli 12 mesi, altrimenti, e qui siamo al paradosso, il Governo dovrebbe commissariare se stesso. Ma la definizione dei Lep sarebbe solo il primo passo, perché poi occorrerebbe valutare il loro costo (quantificabile probabilmente in miliardi di euro) e l’impatto di questo sul bilancio nazionale, per uno Stato che già oggi fa registrare notevoli difficoltà nel garantire le prestazioni pubbliche su tutto il territorio nazionale".

"E’ evidente - secondo il consigliere - come questo nuovo assetto, qualora introdotto, tenderà a penalizzare in
maniera sempre più gravosa le regioni meridionali. Garantire i Lep, infatti, vuol dire garantire la sopravvivenza di una comunità, ma non prevede in alcun modo lo sviluppo di un territorio.

Dopo aver garantito il livello minimo di prestazioni all’interno delle “regioni più povere”, le altre potranno comunque investire il surplus generato dalla loro fiscalità, aumentando la qualità di tutti i loro servizi in maniera sempre crescente, divenendo sempre più attrattive. Pochi giorni fa il rapporto della Banca d’Italia ha messo in luce un divario già enorme tra il Nord e il Sud riguardo molti parametri.

La Calabria appare come "una regione in forte difficoltà dove è necessario un intervento pubblico più efficace, in
termini di trasporti, infrastrutture, servizi ospedalieri etc" Nel giro di qualche anno il divario tra Nord e Sud, tra regioni più ricche e regioni più povere andrà sempre e comunque ad aumentare. La scuola, la sanità, i trasporti, i servizi sociali continueranno ad avere due velocità, per sempre. E questo sarebbe un prezzo troppo alto da pagare.

Il mio no di oggi - ha ribadito Alecci - non è un no ideologico. Come sancito dalla Costituzione posso essere
d’accordo nel dare ad alcune regioni in alcune limitate materie una certa autonomia. Per esempio la Calabria potrebbe godere di una certa autonomia nel turismo, nell’agricoltura, nel recupero dei borghi. Ma ogni bambino, qualunque sia la regione di nascita, deve avere gli stessi servizi, le stesse opportunità, il miglior futuro possibile.

Sono sempre più convinto che non possa esistere un’Italia forte senza un Sud forte. Il presidente Occhiuto fin dai primi minuti dopo la sue elezione ha dichiarato di voler fare della Calabria una “regione normale”, pensando prima di tutto a restituire ai calabresi il diritto alla cura nella propria regione, l’opportunità di un lavoro dignitoso, di strade sicure, di una prospettiva della qualità della vita della di un Paese civile, ma questa non mi sembra la strada giusta. Chi vuole bene al Sud, alla Calabria e ai calabresi non può essere a favore di questa riforma!"

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