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8 marzo

Consiglio regionale, si vota la legge contro le discriminazioni di genere

Oggi l'Aula approva il testo promosso dalla vicepresidente Giusi Princi ma già criticato dal coordinamento donne Cgil

Suonerà, oggi, 8 marzo, alle 10,45 la campanella per chiamare in aula i consiglieri regionali. C'è un solo punto all'ordine del giorno del Consiglio: l’approvazione della proposta di legge, di iniziativa della Giunta, recante “Misure per il superamento della discriminazione di genere e incentivi per l’occupazione femminile”.

Una legge, promossa dalla vicepresidente della Giunta Giusi Princi, che è stata approvata in tempi record in una seduta congiunta dalla terza commissione Sanità e dalla seconda commissione Bilancio del Consiglio regionale. E sarà il presidente della terza commissione, Michele Comito, di Forza Italia, il relatore del testo in aula. 

Tredici gli articoli che compongono il testo di legge che verrà discusso e sicuramente approvato. L'intento è quello di dare uno strumento per superare le differenze di genere nei luoghi di lavoro, per contrastare i licenziamenti illegittimi e per favorire l'occupazione femminile. Così ecco che all'articolo 5 si prevede che: “la Regione nel rispetto della normativa vigente, prevede negli avvisi per la concessione di finanziamenti erogati a qualsiasi titolo, primialità nella forma di punteggio aggiuntivo per le imprese che utilizzano strumenti di equilibrio di vita e di lavoro” attraverso lìorario flessibile, lo smart working, l'asilo nido aziendale, ed ancora per le imprese che assumono donne vittime di violenza. Tra i contenuti più significativi del testo normativo spicca il riconoscimento di un “bollino di parità” alle aziende, utile per l’accesso a strumenti di incentivazione alle imprese pubbliche e private virtuose in materia di anti-discriminazione di genere.

Ancora il testo di legge stabilsce all'art. 7 il funzionamento di un servizio “Spazio donna”, dedicato alle politiche attive del lavoro per ledonne inoccupate o disoccupate. Ci sono anche misure per sostenere l'imprenditorialità femminile.

La vice presidente Princi ha voluto, dunque, uno strumento agile ma che dia una linea per promuovere davvero il lavoro delle donne e per questo all'articolo 11 stabilisce la Giunta regionale, entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della legge, deve adottare un Piano di intervento per le politihce di genere per attuare le misure e gli interventi previsti dalla legge. 

Una legge utile ma senza copertura finanziaria. Lo dice chiaramente l'art. 12: “la presente legge non comporta oneri a carico del bilancio regionale”.

Le critiche delle donne della Cgil Calabria 

Così ecco che il coordinamento donne della Cgil Calabria è critica sul testo di legge che afferma in un comunicato: “pur apprezzando l’intento della Giunta regionale di promuovere misure che favoriscano una sostanziale eguaglianza di genere e contrastino ogni forma di discriminazione premiando o penalizzando le condotte aziendali che si uniformano o si discostano dai dettami della proposta di legge, non può non sottolineare il timore che l’impianto di legge, per come conosciuto, rimanga un enunciato di buoni principi che ricalca norme nazionali già in vigore”.


Ci saremmo aspettate – continua la Cgil – che, in una regione affamata di partecipazione democratica ai processi decisionali, ci fosse un percorso condiviso e plurale ancora più con le parti sociali che impattano quotidianamente le contraddizioni ed i limiti del mercato del lavoro e del welfare regionale. Parimenti ci saremmo aspettate che il testo legge in discussione al Consiglio regionale portasse, oltre ai buoni principi, la concretezza di impegni finanziari e le novità contenute nella legge 162/2021 in materia di modifiche del codice delle pari opportunità, di certificazione delle parità di genere, di premialità di parità, di parità salariale e di parità di genere negli organismi delle società pubbliche. 

Auspichiamo e sollecitiamo pertanto il Presidente della Giunta regionale  – concludono le donne della Cgil Calabria – on. Roberto Occhiuto a farsi interprete della necessità di aprire un tavolo specifico che porti a far uscire la discussione sulle politiche di genere dal chiuso delle stanze della politica, affinché, nella predisposizione del contemplato Piano di intervento per le politiche di genere che la  stessa proposta di legge regionale  prevede venga predisposto entro 120 giorni dalla sua approvazione, ogni soggetto della rappresentanza sociale possa essere parte attiva della costruzione di politiche che impattano la condizione di vita e del lavoro delle donne calabresi”.


 

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