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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

La crisi resta fuori dal Palazzo: nove consiglieri di minoranza si dimettono... dal notaio

L'avvocato Aurelio Chizzoniti, già presidente del Consiglio, spiega l'iter procedurale

Mentre il centro sinistra aspetta il varo della nuova giunta comunale, guidata dal vicesindaco Paolo Brunetti, ecco che il centrodestra punta allo scioglimento del Consiglio. 

Chi tira da una parte, dunque, e chi tira dall'altra. In mezzo c'è una città allo sbando che sta pagando, ancora una volta, lo scotto di una classe politica non all'altezza.  La crisi politica, dunque, che da giorni sta paralizzando la città secondo il centrodestra dovrebbe concludersi con il ritorno alle urne.

Lo Statuto del Comune, all'art. 32 – Mozione di sfiducia recita: “Nel caso di presentazione, sottoscritta da almeno 2/5 dei consiglieri assegnati, senza computare a tal fine il Sindaco, di una mozione di sfiducia motivata, il presidente convoca l'adunanza del consiglio comunale perché sia messa in discussione, non prima dieci giorni e non oltre trenta giorni dalla sua presentazione. Il sindaco e la giunta cessano dalla carica ove il consiglio comunale con votazione espressa per appello nominale e con il voto favorevole della maggioranza assoluta dei componenti il consiglio approvi la mozione di sfiducia. L'approvazione della mozione di sfiducia comporta lo scioglimento del consiglio”.

Questa volta però ecco che i consiglieri di centrodestra hanno scelto una strada alternativa e hanno rassegnato le proprie dimissioni davanti al notaio. Nove consiglieri (Malaspina, Ripepi, Milia, Caridi, Maiolino, Marino, Rulli, Minicuci e De Biasi) hanno firmato ma siamo lontani dai numeri che occorrerebbero per far cadere Brunetti e i suoi. Per tornare alle urne, infatti, occorrerebbero ben diciassette consiglieri dimissionari ma – come dicevamo- con una mozione di sfiducia in Aula.

"La città non si meritava di assistere a questa farsa"

Ma per capire meglio qual è l'iter ReggioToday ha chiesto all'avvocato Aurelio Chizzoniti, già presidente del Consiglio comunale. “Le dimissioni davanti al notaio – spiega Chizzoniti – fanno sì che si perda ancora tempo. Come prima cosa il notaio dovrebbe portare questi atti all'ufficio del presidente e farli protocollare. Poi una volta che le dimissioni sono ufficializzate occorre che i consiglieri subentranti, ovvero quelli che sono i primi non eletti, dovrebbero seguire il nobile esempio.

Occorrerebbe scorrere tutta la lista, di tutte le forze politiche dimissionarie. Siamo davanti ad atteggiamenti teatrali e molti consiglieri della minoranza sono impegnati in subdole acrobazie sul baratro dell'assurdo”. L'avvocato Chizzoniti aggiunge: “Il centrosinistra non è messo meglio! La città non si meritava di assistere a questa farsa”. 

Quattro poltrone per il Pd 

Dunque una crisi politica che si consuma fuori dal palazzo e che va avanti a ritmo di interpartitiche. Così ecco che il Pd reclama quattro assessorati  per la nuova giunta comunale. La richiesta è stata fatta nel corso dell'ultima interpartitica di centrosinistra, dal capo delegazione e commissario regionale del Pd Stefano Graziano, insieme al capogruppo in Consiglio regionale Nicola Irto, il rappresentante dei consiglieri comunali Giuseppe Sera e Seby Romeo in rappresentanza della federazione provinciale.

L'esito della riunione sarà formalizzato probabilmente a metà settimana, quando sarà ufficializzata la nuova giunta. Due assessori sono stati chiesti dal Dpm, lista molto vicina al Pd e rappresentata in delegazione dall'ex assessore regionale Nino De Gaetano, da Antonio Billari già consigliere regionale del Pd e ricandidato alle ultime regionali, e dagli attuali consiglieri comunali Mario Cardia, Marcantonino Malara e Giuseppe Nocera. Una postazione in giunta sarà invece assegnata al Psi-A testa alta e alle tre liste civiche. 

A conti fatti la ripartizione dell'esecutivo che affiancherà Brunetti per i prossimi 18 mesi, a seguito della sospensione dall'incarico di Giuseppe Falcomatà per via della condanna in primo grado al processo Miramare, blinda il ruolo del Partito democratico e dei Democratici progressisti metropolitani.

Con sei assessori e l'attuale presidente del Consiglio comunale i dem prendono in mano la guida della giunta comunale, composta da nove elementi, compreso il sindaco facente funzioni, azzerando così ogni scelta fatta poco più di anno fa da Falcomatà sugli assessori esterni di sua nomina diretta.

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