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Lunedì, 11 Dicembre 2023
I tagli alle autonomie scolastiche

Dimensionamento, la deroga delle minoranze linguistiche per salvare le scuole di Reggio

Mentre la città metropolitana continua le audizioni di sindaci e sindacati, il Comune fa valere un requisito che permetterebbe di mantenere molti istituti a rischio

Restano due settimane alla città metropolitana per mettere insieme il mosaico di criticità ed esigenze territoriali all'interno del piano di dimensionamento scolastico che dovrà essere presentato alla Regione entro il 15 ottobre. Anche oggi il sindaco metropolitano facente funzioni, Carmelo Versace e il consigliere delegato all’istruzione Rudi Lizzi, d’intesa con il settore guidato dalla dirigente Maria Teresa Scolaro, hanno incontrato rappresentanti sindacali di categoria e i sindaci del territorio. E' un complicato rebus, dal quale la metrocity sta tentando di venire a capo nel solco delle linee guida regionali ma con la consapevolezza che, come richiesto dalla legge di bilancio statale, la provincia reggina dovrà tassativamente perdere 17 autonomie.

Dove avverranno i tagli (non di istituti fisici ma di dirigenze e dsga, che nei fatti significa comunque eliminare le amministrazione scolastiche interessate) dipenderà da diversi fattori, tra cui quello cruciale è la tutela delle aree isolate e svantaggiate nei collegamenti viari o a rischio spopolamento, che possono salvare le loro scuole con un numero di 600 alunni in deroga ai 1000 necessari per i comuni con più di 15.000 abitanti.

Questo criterio blinda alcune zone ma rappresenta un problema per Reggio Calabria, che all'intero della mappa metropolitana oltre ad avere alta densità rientra tra i comuni con zero indicatori critici (insieme a Campo Calabro, Villa San Giovanni, Palmi, Locri e Roccella Ionica).

Una spada di Damocle pesantissima per molti istituti scolastici reggini, in particolare comprensivi, decimati dalla crisi demografica. I loro numeri sono pubblici da fonte ministeriale e parlano di scuole spesso già frutto di accorpamenti e che soprattutto in periferia riuniscono oltre dieci plessi di cui alcuni senza allievi o con una manciata di bambini. E con il limite minimo di 1000 studenti tantissimi istituti molto lontani da questa soglia sarebbero condannati. 

Reggio punta tutto sulla deroga numerica per la tutela delle minoranze linguistiche

Il Comune di Reggio ha però richiesto l'applicazione di un indicatore che non appare nelle linee guida regionali ma è previsto nella stessa norma attuativa del Pnrr recepita nelle legge di bilancio, ovvero la presenza di minoranze linguistiche. Una situazione che esiste in alcune aree della provincia ma anche a Reggio, come ricorda l'assessora comunale all'istruzione Anita Lucia Nucera: "Si tratta di una specificità del nostro comune, unico in Italia ad essere con un alto numero di abitanti e anche caratterizzato da minoranze linguistiche. Avevo chiesto formalmente al governatore Occhiuto un'integrazione ai criteri previsti dalle linee guida per il dimensionamento scolastico, riteniamo uno sbaglio non averlo fatto e questo ci amareggia".

In sostanza, se per Reggio venisse accolta l'istanza del comune, le scuole cittadine potrebbero mantenere l'autonomia anche con 600 allievi, in caso contrario la popolazione imporrebbe (come è successo a Catanzaro) di non andare sotto i 1000 studenti.

Nucera si dice certa che il piano terrà conto di questo importante indicatore in deroga, ma l'ultima parola spetta alla città metropolitana, che sta ricevendo proposte simili da vari comuni. Applicare questo criterio a Reggio significherebbe però escludere dal piano tutte le scuole della città ed è improbabile che i tagli avvengano solo nelle altre aree della provincia, meno popolate. Va detto inoltre che la divisione del territorio operata nelle linee guida individua 9 comuni con un elemento di criticità, 28 con due e ben 52 con tre, fino a Rosarno e Cosoleto con quattro. Si tratta non soltanto della posizione ma di livelli di reddito, istruzione superiore e occupazione, oltre ai casi di comuni sciolti per mafia (indicatore che è un unicum della regione Calabria, inserito per garantire in questi luoghi le scuole come presidi di legalità). 

L'unica boa per Reggio è la tutela delle minoranze linguistiche, ma nell'ambiente delle scuole con numeri al di sotto della sicurezza c'è timore che questo correttivo sia accolto per altri comuni (Bova Marina e Melito Porto Salvo). In particolare, sembra che la città metropolitana stia pensando di rispondere all'appello lanciato dal circolo Pd locale per Melito, dove sono minacciati dai tagli il circolo didattico Megali e l'istituto di secondo grado Familiari. "Altre aree - commenta l'assessora Nucera - possono già far valere indicatori geografici e di popolazione, nel caso di Reggio abbiamo questa importante esigenza riconosciuta anche dal Pnrr, credo che altrimenti non si possa chiedere alla città di perdere la maggior parte delle sue scuole". 

La protesta dei genitori dell'Ic Galilei-Pascoli, pronti a scendere in piazza

Per qualcuno comunque non ci sarà nulla da fare, come l'istituto comprensivo San Sperato Cardeto, poiché attualmente in reggenza. E il Galilei-Pascoli, da cui negli ultimi giorni è partita l'unica presa di posizione pubblica sul dimensionamento. Il presidente del consiglio d’istituto Giorgio Nordo, autore di una lettera accorata divenuta virale, ha definito i tagli di autonomie come una perdita dell'anima delle scuole. "Abbiamo chiesto un incontro con l'amministrazione comunale - afferma il rappresentante dei genitori dell'Ic - ma è chiaro che non ci convocheranno mai. Faremo sentire la nostra voce con una manifestazione pubblica nei prossimi giorni, per la quale credevo ci fosse adesione di altri istituti, ma al momento non ci ha contattato nessuno e devo pensare che in questa battaglia siamo da soli". 

Sul destino del Galilei-Pascoli, ex scuola di primo grado già frutto della fusione tra istituti storici (c'era una volta la media Venezia Trento...) e probabilmente destinata a un accorpamento con Principe di Piemonte-Vitrioli, dice: "E' una scuola da sempre fucina di innovazioni metodologiche e didattiche, costantemente aperta alle innovazioni, di alta qualità e di profonda inclusione, che ho a mio tempo frequentato e come altri genitori ho scelto per mio figlio non per comodità logistiche ma perché sentivamo che quel luogo, con le proprie specificità esprimesse più di tanti altri quella filosofia di vita che tentiamo di trasmettere ai nostri figli. Se sarà accorpata ad uno o più istituti con storie e tradizioni differenti  - conclude -perderà di conseguenza autonomia e identità".

Le scuole di secondo grado, tra tagli inevitabili e istituti sovradimensionati

Le scuole di secondo grado, di competenza della città metropolitana, non saranno indenni dalla riorganizzazione, con l'IIs Boccioni-Fermi e il liceo artistico Preti-Frangipane troppo sottodimensionati per restare autonomi, anche beneficiando di una deroga. Il rispetto del parametro di affinità dei percorsi di studio sottolineato dai sindacati suggerisce accorpamenti per il primo con l'Iis Righi, mentre il secondo andrebbe insieme al liceo classico Campanella.

In questo scacchiere esistono anche scuole che di studenti ne hanno molto più di 1000, e per questo alcune organizzazioni sindacali, tra cui la Cgil, hanno rilevato la gravità di una mancata indicazione di tetto massimo nelle linee guida regionali. Dividere un grosso istituto permetterebbe di recuperare una dirigenza, anche se sul punto dal comune si assicura che i presidi perdenti posto resteranno nel territorio metropolitano. In realtà non è così semplice prevedere il destino dei dirigenti delle autonomie soppresse, con i quali sarà tagliato anche il personale degli uffici e una parte di Ata. Nelle stesse scuole accorpate potrebbe, ad esempio, essere applicato il criterio dell'anzianità di carriera, e pare che qualcuno, sulla base di calcoli certi, abbia fatto domanda di trasferimento per prevenire un epilogo ormai segnato. 

Un argomento, quello del tetto massimo di alunni, sollevato già dalla stessa assessora comunale Nucera, che ribadisce: "Le istituzioni scolastiche sovradimensionate,dovrebbero limitare il numero delle iscrizioni in entrata tenendo conto della capienza massima dei locali e degli spazi disponibili in base alle vigenti norme in materia di sicurezza, cosi? da evitare rotazioni o doppi turni o dilatazioni artificiali del tempo scuola a discapito della qualita? dell’offerta formativa. Ci sono stati casi in cui si sono dovuti smantellare costosi laboratori, che oggi restano inutilizzati con grave spreco di finanziamenti, per fare spazio a nuove classi. L'obiettivo della scuola è la formazione dei ragazzi, non l'accaparrarsi iscrizioni". 

Ad alimentare questo sistema sarà inevitabilmente il percorso del dimensionamento, che partirà nel prossimo anno scolastico con proiezione triennale ma la strada è tracciata per ulteriori soppressioni il cui antidoto è, in una logica aziendalistica, proprio il numero. Il 21 novembre la Cassazione discuterà il ricorso presentato contro il presidente da alcune regioni (tra cui la Calabria non c'è) per illegittimità costituzionale della riforma. Un accoglimento di questa tesi cambierebbe tutto, salvando soprattutto il sud da una mannaia inesorabile che colpisce le nuove generazioni e il loro futuro.  

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