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Martedì, 23 Aprile 2024
Politica

Un caffè con il candidato, la svolta di Falcomatà sui rifiuti: "Presto isole ecologiche"

Il sindaco uscente, ai microfoni di "Reggiotoday", rilancia la sua azione amministrativa per la guida di Reggio Calabria e su Minicuci dice: "“Nessuna strategia, io farò il sindaco fino all'ultimo giorno, farò quello che ho sempre fatto"

Giuseppe Falcomatà ci riprova, vuole confermare il suo mandato sindacale ma sa bene che la sfida è molto difficile. Il giovane primo cittadino di Reggio Calabria ha chiesto ai suoi concittadini un “secondo tempo” per rendere efficiente la città, ripulirla cambiando approccio al sistema di raccolta dei rifiuti, liberarla dal giogo mafioso e proiettarla verso un futuro di prosperità economica e sociale. La sfida, però, non appare semplice. Ai microfoni di “Reggiotoday” prova a spiegare ai reggini quali saranno gli assi portanti della sua rinnovata azione di governo.

La crisi economica perdurante e il colpo mortale della pandemia da Covid hanno ferito la città, quali possono essere le basi per la ripartenza?

“La città ha dimostrato durante l'emergenza sanitaria di saper reagire positivamente, rispettando le regole ma soprattutto con grande senso civico e di responsabilità. Le basi per la ripartenza devono essere proprio queste. Ai supporti economici promossi dalla parte pubblica, che devono essere implementati, bisogna affiancare la capacità del privato di diversificare, di utilizzare al meglio tempi e spazi, di ampliare l'offerta commerciale, difendendo l'occupazione e generandone di nuova. Le istituzioni territoriali devono accompagnare questo percorso ed il metodo deve essere sempre quello del dialogo, della partecipazione e della condivisione delle scelte, lo stesso che ha consentito alla città nei mesi scorsi di superare la crisi sanitaria senza gravi danni”. 

La pandemia ha colpito tutti i settori, da quelli economici a quelli più strettamente sociali, un dato è emerso chiaramente l’insufficienza strutturale, materiale e immateriale, delle scuole reggine. Cosa pensa si possa fare per dare una svolta?

“Il tema è ampio e investe l'intero settore della formazione, le scuole, le università, i centri di formazione professionale. La didattica non si può fermare e naturalmente non possiamo pensare che basti quella a distanza, in qualunque modo sia pensata. E non è certo un problema reggino, ma nazionale. In questo senso sono stati predisposti dei piani per aumentare gli spazi a disposizione, ma il tema della scuola va affrontato in maniera strutturale, anche per ciò che riguarda la dotazione antisismica e l'efficientamento degli edifici. Serve un piano straordinario per la scuola che però non può essere relegato esclusivamente ai Comuni. E' utile il coinvolgimento diretto dei Dirigenti Scolastici, soggetti che più di tutti conoscono dall'intero i problemi della scuola, ma servono risorse straordinarie. Non si può pensare che i banchi auto-scontro risolvano il problema”.

Arrivare a Reggio Calabria costa sempre più caro. La città appare isolata infrastrutturalmente su tutte le direttrici di mobilità. Cosa crede sia opportuno fare?

“Anche qui serve un investimento che riguarda la dotazione infrastrutturale di tutto il Mezzogiorno. Bisogna ripensare il piano integrato dei trasporti investendo sull'alta velocità, sul rilancio dell'aeroporto, sull'implementazione dei trasporti sullo Stretto. Su questo tema è necessario l'impegno degli Enti locali ma bisogna pensare ad investimenti pubblici che considerino l'infrastrutturazione del Mezzogiorno come una priorità per il Paese, perché l'implementazione del sistema dei trasporti determina un impulso fondamentale allo sviluppo economico di un territorio. Ed in questo senso, nonostante i passi in avanti fatti in questi anni, penso all'Autostrada o all'alta velocità ferroviaria, la Calabria e Reggio hanno ancora tanta strada da fare”. 

La convince l’idea del Governo di riprendere il mano l’idea di un attraversamento stabile fra Scilla e Cariddi.

“E' una domanda strettamente correlata a quella precedente. Senza un piano straordinario di investimenti sul tema dei trasporti e delle infrastrutture dedicate alla mobilità, è inutile pensare all'attraversamento stabile. Non c'è una contrarietà a priori, però ci sono aspetti tecnici che vanno evidenziati e soprattutto riteniamo fondamentale il coinvolgimento del territorio. Le scelte calate dall'alto non funzionano, la storia d'Italia è piena di esempi. Bisogna ascoltare il territorio. Ed oggi il nostro territorio evidenzia un'atavica e strutturale carenza nel sistema infrastrutturale. Partirei da queste priorità, senza le basi inutile pensare alle altezze". 

Il settore rifiuti è amaro protagonista delle cronache di questi giorni. La differenziata porta a porta non funziona, il territorio è costellato di micro discariche, non si riesce a stanare gli evasori e a frenare lo scarico illegale, intanto le critiche, al pari di quelle sullo stato di degrado delle strade cittadine, ricadono sull’amministrazione. C’è evidentemente qualcosa che non funziona. Cosa pensa di fare per migliorare il servizio?

“Su questo tema è utile fare chiarezza. Primo: scontiamo gli effetti di un sistema di gestione degli impianti che fa acqua da tutte le parti. Veniamo fuori praticamente da quattro mesi di chiusura degli impianti regionali o di funzionamento a singhiozzo. Questo ha provocato un fermo strutturale della raccolta o, nel migliore dei casi, un drastico rallentamento. E con i cumuli di spazzatura a terra ovviamente anche il sistema della differenziata è saltato. E' chiaro che esiste un problema culturale ma non è colpa dei cittadini. Il sistema deve funzionare ed essere anche in grado di assorbire eventuali difetti e rallentamenti. In questo senso stiamo agendo su due fronti: la creazione di un sistema di gestione metropolitano degli impianti, che ci renda autonomi dal resto della regione, con l'attivazione della discarica di Melicuccà e di altri impianti sul territorio metropolitano, e la generazione di un sistema di raccolta differenziata misto, non più solo porta a porta, ma con la creazione di isole ecologiche di quartiere. Ci siamo confrontati lungamente in questi mesi con esperti ed associazioni, i primi passi di questo percorso inizieranno a vedersi già dai prossimi giorni”. 

Le periferie sono sempre più lontane dal centro, in qualità della vita e servizi offerti, crede sia stato fatto tutto il possibile o qualcosa c’è ancora da fare?

“C'è ancora tanto da fare certo. Reggio Calabria è una città molto grande per estensione territoriale. Un agglomerato urbano molto diversificato che va dal mare alla collina, in alcuni casi una sommatoria di paesini con un'identità territoriale molto variegata e radicata. In questo senso risulta ancora attuale l'idea della città policentrica, con la creazione o l'implementazione di infrastrutture e servizi per i quartieri. In questi anni sono stati fatti diversi passi in avanti in questa direzione”.

Reggio Calabria e l’ombra del dissesto. Crede di aver fatto la scelta giusta nel non arrendersi all’evidenza dei numeri.

“Decisamente si. I fatti ci hanno dato ragione. In questi anni in tanti speravano che si arrivasse al default dell'Ente. Ma sarebbe stato un colpo mortale per la città, non solo sul piano morale ma anche e soprattutto sostanziale. Nel momento in cui ci siamo insediati abbiamo avuto modo di verificare lo sfacelo finanziario cui era andato incontro il Comune di Reggio nei precedenti dieci anni. Ma allo stesso modo abbiamo toccato con mano le difficoltà di centinaia di imprenditori e ditte che in caso di default si sarebbero trovati a chiudere bottega, licenziando anche migliaia di persone. Non ci siamo dati per vinti, è stata questa la nostra forza. Abbiamo rimesso in ordine i conti, rispettando in maniera puntuale il piano di rientro lacrime e sangue sancito dai commissari per ripianare le perdite precedenti. E allo stesso tempo abbiamo ottenuto, grazie alla buona reputazione riacquistata dalla Città in ambito nazionale, una serie di provvedimenti governativi che ci hanno consentito di dare respiro ai conti comunali. In ultimo, giusto un paio di settimane fa, con il cosiddetto Decreto Agosto, abbiamo messo la parola fine sulle difficoltà finanziarie dell'Ente, con trasferimenti a fondo perduto, per i prossimi 3 anni, ed una serie di strumenti finanziari dedicati che ci mettono in una condizione di maggiore tranquillità. Certo questo non significa che ora il Comune naviga nell'oro, ma abbiamo intrapreso una battaglia all'ultimo sangue per evitare lo scempio sociale del dissesto e ora possiamo dire di averla vinta. E' stata dura ma alla fine, come in ogni settore, noi reggini abbiamo la testa dura e sappiamo farci valere. Lo abbiamo fatto".

Dove l’economia soffre l’illegalità si diffonde e la ‘ndrangheta gestisce lucrosi affari, come ci si può liberare da questo giogo?

“Quello della 'ndrangheta e del malaffare rimane certamente uno dei primi problemi che ancora attanaglia il tessuto sociale ed economico della città. In questi anni abbiamo posto in essere una serie di attività di tipo amministrativo per allontanare i tentacoli mafiosi dalla cosa pubblica. Al di là degli aspetti repressivi, per i quali mi sento di fare un sincero plauso alle attività della Procura reggina e alle forze dell'ordine che hanno svolto un lavoro davvero egregio, da istituzioni dobbiamo puntare su aspetti preventivi, soprattutto per ciò che riguarda l'economia. Mi riferisco quindi ai protocolli di legalità con Procura e Prefettura, per la protezione preventiva degli appalti pubblici, al ripristino della legalità in settori nevralgici come quello urbanistico, il settore dei cimiteri, quello delle concessioni. A fianco a questo abbiamo promosso un lavoro di crescita culturale nei quartieri, promuovendo una serie di attività volte al recupero delle condizioni di degrado sociale dalle quali la 'ndrangheta trae consenso. Ma al di là di tutto credo che la vera sfida per un territorio complesso come il nostro sia quella del lavoro. Il lavoro libera le persone dal bisogno e quindi le rende libere anche dal ricatto della 'ndrangheta. In questo senso la città oggi ha fatto dei passi in avanti ma tanto ancora ci aspetta da fare”.

Il centrodestra finalmente ha deciso di affidarsi a Minicuci e di accogliere la sfida di Salvini, come crede che sarà la prossima campagna elettorale e lei che strategia userà.

“Nessuna strategia, io farò il sindaco fino all'ultimo giorno, farò quello che ho sempre fatto. Ascolterò, lavorerò, programmerò, naturalmente insieme a tutta la squadra di governo, agli assessori, ai consiglieri, all'intera classe dirigente cittadina e a tutte quelle persone che in questi anni hanno dialogato, a volte anche in maniera aspra, affiancandoci in questa sfida e dimostrando di voler bene alla nostra Reggio. Rispetterò fino in fondo il mandato che mi hanno affidato i reggini e mi ripresenterò a loro chiedendo se vogliono andare avanti o tornare indietro. Io credo che sia necessaria una continuità amministrativa per completare le tante opere avviate in questi anni e rimettere il nostro territorio sul binario della crescita. Sarà una continuità naturale e chiaramente, forti dell'esperienza acquisita e della conoscenza del territorio e delle dinamiche cittadine, apporteremo nel secondo mandato i correttivi necessari per essere più efficaci, più veloci, più concreti. Noi lavoriamo per la nostra Reggio, non certo contro qualcuno. Mi spiace che altri stiano impostando una campagna personalistica contro di noi, ma sinceramente ci interessa poco, il nostro obiettivo è sempre stato e rimarrà il bene della Città e dei reggini. Il resto ci interessa poco o niente”.

Intanto, però, la sua maggioranza ha perso qualche pezzo importante.

“Qualcuno non ci ha creduto abbastanza, ma al netto di ciò è vero, alcuni degli uscenti non ci saranno, ma la nostra maggioranza in questi anni in realtà si è allargata ed arricchita, traendo forza dalle migliori energie presenti nel tessuto sociale cittadino. Lo dimostrano anche le liste che abbiamo presentato, che sono numericamente e qualitativamente molto importanti, altamente rappresentative delle migliori realtà presenti sul nostro territorio. In questo senso, quei correttivi di cui parlavo, si nutriranno anche di questo naturale rinnovamento della classe dirigente”.

Qual è la sua idea di città e quale sarà il futuro di Reggio?

“La Reggio che immagino è la città bella e gentile che fu il sogno di Italo, un programma bruscamente interrotto che in questi anni abbiamo tentato di riattivare, facendo per i conti con le difficoltà nel frattempo sono intervenute, soprattutto in termini finanziari ed organizzativi. In questi anni abbiamo affrontato le varie criticità che erano presenti, un po' in tutti i settori, adesso si tratta di raccogliere i frutti di questo lavoro. Ma la vittoria più grande sarà quella di un cambio di passo culturale, nel senso civico e nel rispetto dei beni comuni, che proponiamo alla nostra comunità. Vogliamo una città bella, pulita, con servizi efficienti ed accessibili, ma anche gentile nei modi, nei rapporti tra le persone, nella possibilità di ognuno di crescere perché conosce qualcosa e non perché conosce qualcuno. Credo sia questo l'obiettivo più alto da raggiungere, al di là delle opere pubbliche, dei servizi o delle infrastrutture da realizzare”. 

Parliamo adesso un pò di lei: un libro preferito, che tipo di musica ascolta? 

“Sui libri non è semplice scegliere, sono tanti i testi che mi accompagnano da sempre come riferimenti del mio impegno, non solo sul piano pubblico, ma anche per la mia formazione personale. Se proprio devo indicarne uno direi "Il passato è una terra straniera" di Carofiglio. E per ciò che riguarda la musica, direi De Andrè e De Gregori su tutti”.

Ha degli animali? Qual è il suo piatto preferito? E la squadra di calcio del cuore?

"No niente animali, per adesso, anche se c'è sempre tempo! Piatto preferito direi pizza e la squadra di calcio.. che domande sono? Ovviamente la Reggina”.

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