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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Elezioni regionali 2021, ecco chi vince e chi perde: analisi e voto

Da Giuseppe Conte a Silvio Berlusconi, passando per Matteo Salvini e Stefano Graziano, ecco come è andato il turno straordinario per il rinnovo del consiglio regionale

L’analisi del voto è sport nazionale. Dopo la tornata elettorale straordinaria che ha visto la Calabria tornare alle urne per rinnovare il Consiglio regionale e scegliere il presidente della giunta regionale per il dopo Jole Santelli, prematuramente scomparsa lo scorso ottobre, ci cimentiamo volentieri in questa attività sportiva particolare. E, per farla tutta, forniamo un commento ed un voto di fine “partita.

Partiamo da chi ha perso

In prima linea c’è Giuseppe Conte. L’ex presidente del consiglio è sceso in Calabria, ha scelto Reggio  per chiudere la campagna elettorale e spiegare agli elettori calabresi che il Movimento cinque stelle sosteneva con convinzione il progetto Amalia Bruni. Non lo hanno ascoltato - scusateci la cattiveria - nemmeno tutti coloro che, in questi anni, stanno beneficiando del Reddito di cittadinanza. I cinque stelle non hanno sfondato, porteranno fra gli scranni dell’aula “Fortugno” un solo pentastellato. Davvero poco per un movimento che, se in Calabria non cresce, nel resto della Penisola si va dissolvendo anno dopo anno. Ancora fuori dal contesto. Voto 6-

Ha perso Matteo Salvini. Il segretario della Lega, dal palco di piazza Camagna, aveva caricato i suoi invitandoli a portare amici e parenti alle urne e scegliere il carroccio, dando al voto calabrese una valenza nazionale, un peso politico. Ebbene, la Lega rimane in consiglio regionale ma perde il secondo posto fra i partiti della coalizione vincente a favore di Fratelli d’Italia, nonostante il calo della pattuglia meloniana. Matteo Salvini, in Calabria, è stato superato a destra da Giorgia Meloni e, adesso, dovrà lottare ancora di più per vedere riconosciute le proprie ragioni lontano da Catanzaro. Con la testa altrove. Voto 5

Ha perso Stefano Graziano. Il commissario del Partito democratico non è riuscito a cogliere il messaggio che arrivava dal territorio. Il partito che doveva essere il motore della coalizione ha fatto pesare le proprie lotte interne più di ogni altra cosa. Ha portato alla scelta del candidato presidente solo all’ultima ora, facendo partire il centrosinistra con un ritardo incolmabile rispetto agli avversari poi beneficiati dalle urne. Era convinto che il Partito democratico avrebbe resistito alla crescita di consenso di Forza Italia, ha continuato a dirlo anche quando i primi numeri gli dicevano che stava sbagliando ed i “democrat” hanno perso questo “primato”. Adesso la casa democratica deve essere ricostruita, partendo con prontezza dai congressi territoriali e dalla scelta di una guida certa e locale della segreteria regionale, senza trascurare la sua presenza visibile sul territorio. Impalpabile. Voto 4

Ha perso il legislatore regionale. Ha perso perché la norma, approvata in fretta e furia per evitare i richiami del legislatore nazionale, sulla doppia preferenza di genere non ha sortito gli effetti sperati. In consiglio regionale prenderanno posto solo sei donne, una delle quali è Amalia Bruni che vi entra di diritto. Ancora troppo poco per parlare di democrazia compiuta. Parte di questa sconfitta, naturalmente, è da addebitare ai partiti che non sono riusciti, o non hanno voluto, puntare sulle donne per favorire una piccola parte di rivoluzione politica e culturale in una terra che ne ha tanto bisogno. Potrebbe fare di più. Voto 4

Hanno perso i calabresi. Hanno perso coloro che non sono andati a votare, che hanno scelto di fare spallucce, decidendo di non decidere. Il governo regionale è un governo di minoranza che dovrà misurarsi con sfide importanti senza il sostegno della totalità del corpo elettorale calabrese. Così non va. Voto N.P.

Ha vinto, invece, Silvio Berlusconi. Forza Italia, anche grazie all’attivismo del deputato reggino Francesco Cannizzaro e all’exploit elettorale dell’assessore uscente all’Agricoltura Giunluca Gallo, è diventato il primo partito della Calabria, portando ai piani alti della Cittadella Jole Santelli l’ormai ex capogruppo alla Camera, Roberto Occhiuto.

In un solo colpo il cavaliere, che in Calabria questa volta non ci è mai sceso, è riuscito a cogliere due risultati: dire a tutta Italia, alleati compresi, che la voglia di sovranismo e di populismo si sta via via dissolvendo, seguendo la curva discendente di chi li ha cavalcati e, allo stesso tempo, togliere al Partito democratico quella che sino a ieri era uno dei pochi, o forse l’unico, motivo di soddisfazione nella sconfitta reiterata: essere il primo partito della Calabria. Abile nello sfruttare le difficoltà degli avversari. Voto 7

Chi non ha perso, infine, è Luigi De Magistris. L’ex sindaco di Napoli e magistrato in aspettativa, è vero, non ha vinto come sperava ma il suo progetto di un polo civico, osteggiato dalle corazzate del centrosinistra e orfano in corso d’opera di una sua costola, ha portato a Palazzo Campanella due consiglieri regionali, tanti quanti comporranno la pattuglia pentastellata che, solo dodici mesi addietro, era rimasto alla finestra.  Rimandato. Voto 5 e mezzo

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