rotate-mobile
Il dopo voto

Il flop del centro sinistra e la vittoria dell'astensionismo

La sconfitta del Pd e il primato della regione dove si è votato di meno

Capire chi ha vinto, anche con una legge elettorale di questo tipo, questa volta non è complicato: Fratelli d'Italia è il primo partito in Italia e governerà la Nazione. Piaccia o no Giorgia Meloni sarà la prima premier donna a guidare il Paese e dovrà capire gli equilibri con i suoi alleati (Forza Italia e Lega) ma anche con l'opposizione. Anche in città Fratelli d'Italia è il primo partito con il 22,29%. 

A poche ore dalla chiusura delle urne e dello spoglio delle schede ecco che capire chi ha perso è semplice e per molti doloroso: Matteo Renzi e e Carlo Calenda non sfondano e raccolgono meno del 4% dei consensi e così il bilancio del Terzo Polo è negativo anche se per il collegio uninominale al Senato c'è da segnalare il buon risultato di Agostino Siviglia che ha raggiunto il 4,40% con 16.985 preferenze.

Anche Luigi Di Maio con Impegno civico e i suoi candidati restano al di sotto della soglia minima dell’uno percento. Poco sopra Verdi-Sinistra e +Europa (quest'ultima vede a livello nazionale fuori dal Parlamento anche Emma Bonino).

Il Pd e le scelte sbagliate

Dunque il centro sinistra fa flop. Il Partito Democratico vede una dura sconfitta e il segretario Letta, nelle sue parole a caldo, non riconosce gli errori compiuti ma attribuisce la colpa a Giuseppe Conte che ha fatto cadere il governo Draghi.  In Calabria il Pd perde in tutti i collegi uninominali ma elegge il segretario regionale del partito Nicola Irto al Senato, grazie alla legge elettorale che assegna al partito che supera lo sbarramento i voti delle formazioni che nella coalizione vanno sopra l’1% ma rimangono sotto la soglia di sbarramento del 3%. A Reggio Mimmetto Battaglia, candidato alla Camera, si è fermato al 20,99% delle preferenze con 29.060 voti. 

Ci si interroga adesso e così arrivano le prime considerazioni.  “Sono davanti al computer e osservo i dati di queste elezioni. Ormai è certo, la Destra governerà l’Italia, la peggiore destra di questi anni”, afferma, a caldo, l’ex consigliere regionale del Gruppo “La Sinistra”, ed attuale dirigente del Partito Democratico.
“Si poteva evitare? – si chiede Nucera - A caldo la risposta che mi viene è sì. Sì poteva evitare.Sarebbe bastato che il segretario Letta avesse ascoltato la base del Partito che chiedeva l’accordo con il Movimento 5 Stelle”. 

“La matematica non è opinione, - argomenta Giovanni Nucera - quell’accordo anche solo tecnico, avrebbe portato la coalizione così costituita a vincere un numero sufficiente di Collegi, tale da evitare l’odierna maggioranza schiacciante della destra. Avrebbero forse vinto lo stesso – aggiunge l’esponente Pd - ma avremmo dimostrato capacità di coesione e responsabilità, di fronte ad una destra pericolosa. e li avremmo ridimensionati nel numero”.

“La responsabilità di questa scelta, cioè di non fare l’accordo con chi aveva condiviso con noi un percorso politico, non è solo nei riguardi del Pd, che scende ai minimi storici, ma soprattutto nei confronti dell‘Italia che si troverà oggi ad essere governata da una destra che toglierà il reddito minimo, farà la flat tax, con quello che ne conseguirà per i ceti più deboli e cambierà la Costituzione. I padri costituenti si rivolteranno dalle loro tombe. Una responsabilità storica!”

“Ma non dobbiamo abbatterci – conclude Giovanni Nucera - adesso i veri democratici devono ritornare a fare politica, scendere nelle piazze e nelle strade e, i partiti, il Pd in testa, devono capire che non si possono gestire i territori e la politica da Roma. Questo metodo ha prodotto l’allontanamento dalla politica della gente, che non crede più nella sua forza rinnovatrice, perché le decisioni vengono prese ‘dai poteri forti e dalle guerre tribali’, come ribadito dal nostro segretario regionale. Torniamo a contare per salvare l’Italia. Come disse il grande Gramsci “loro rovineranno L’Italia, toccherà a noi salvarla”. Al lavoro, dunque!”. 

Adesso si avvia la fase congressuale dei Democratici e si vedrà cosa accadrà.

Di fronte al flop di una campagna elettorale giocata tutta sui social e poco nelle piazze, con i leader di partito poco presenti in riva allo Stretto, giocata anche sulla variante "fascismo-antifascismo" gli elettori dimostrano di guardare con fiducia al centro destra anche su qui al Sud è il Movimento Cinque stelle ad essere il primo partito a dimostrazione che la politica sul reddito di cittadinanza paga anche se Giuseppe Auddino, senatore uscente perde il suo posto a Palazzo Madama, avendo raggiunto il 24,15% (93.234 voti) e Fabio Foti candidato alla Camera che si è fermato al 20,38% (28.224 voti). 

Il partito dell'astensionismo

Il dato vero, però, in queste elezioni sono proprio loro, gli elettori, o meglio gli astenuti: la Calabria ha conquistato con il 50,74 per cento di votanti il triste primato della regione dove si è votato di meno.

Complice anche il fatto che dei circa 500mila aventi diritto al voto che vivono fuori della Calabria una larghissima percentuale ha rinunciato a tornare in Calabria a votare: vuoi per ragioni economiche, vuoi per difficoltà dei trasporti. Tantissimi giovani, dunque, non sono tornati a votare e di certo il non poter esprimere la loro scelta è una perdita per la democrazia. 

A Reggio ha votato il 51,51% degli elettori (71.496 votanti sui 136.145 elettori), ed in provincia è San Luca, il comune italiano con la percentuale più bassa di votanti alle elezioni politiche.  Si è recato alle urne ieri, infatti, appena il 21,4% degli aventi diritto con un crollo della percentuale di votanti del 16,5% rispetto al dato delle ultime politiche del 2018 quando andò a votare il 38% degli aventi diritto.

La politica e il demos 

La politica sembra sempre più lontana dalle istanze del popolo e la campagna elettorale, veloce e in piena estate, è stata molto basata su slogan e poco sui programmi. Il forte astensionismo porta al rischio di una democrazia senza demos, senza il popolo e la sua voce. 

Adesso che si è votato e l'Italia ha scelto c'è da guardare al futuro e capire cosa sarà il Sud e i suoi territorio per il governo Meloni. Ma c'è anche da capire che posizioni assumerà in Europa, per il caro bollette ed il prezzo dell'energia,  la guerra in Ucraina e lo scontento sociale, i problemi degli imprenditori. Tutti temi caldi da affrontare nei prossimi mesi. Giorgia Meloni dovrà tracciare la sua linea di programma e c'è adesso un clima d'attesa con gli occhi puntati dell'Europa sull'Italia.  

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Il flop del centro sinistra e la vittoria dell'astensionismo

ReggioToday è in caricamento