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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Operazione "Libro Nero", le reazioni del mondo politico

Dopo il terremoto giudiziario che ha messo in luce le relazioni tra 'ndrangheta e politica, non si sono fatte attendere le reazioni dei vertici dei partiti

Dopo il terremoto giudiziario che ha scosso il mondo politico reggino, in seguito all’inchiesta “Libro Nero" della polizia, che ha fatto emergere la fitta rete di collegamenti tra la cosca Libri e diversi imprenditori e politici locali e regionali, le reazioni del mondo politico non si sono fatte attendere. 

Il segretario del partito democratico, Nicola Zingaretti, non perde tempo e “sospende gli esponenti Pd coinvolti nell’inchiesta: “Ora rinnovamento”. Zingaretti, come si legge in una nota, esprime pieno sostegno al lavoro della magistratura e “fiducia nelle indagini che coinvolgono affiliati alla cosca di ‘ndrangheta Libri e alcuni esponenti politici, tra cui anche esponenti del Pd, saranno condotte nel pieno rispetto dei diritti degli indagati per accertare la verità”. “Alla politica - continua il segretario - spettano ora compiti importanti: in primo luogo quello di promuovere con urgenza e nettezza un radicale processo di rinnovamento della classe politica calabrese, che deve esprimere perfino simbolicamente la scelta di campo della legalità e dello sviluppo e che deve avere la lotta alla 'ndrangheta e alla corruzione come tratto identitario e distintivo. Come avevamo già detto, andremo decisamente nella direzione del ricambio profondo nella certezza così d'incontrare la voglia di riscatto della Calabria".

Sempre dal Partito Democratico, arriva l’auto-sospensione del senatore Ernesto Magorno: "Le notizie relative all'operazione anti 'ndrangheta contro il clan Libri impongono un serio intervento del Pd nazionale in Calabria - dichiara il senatore -  in una nota. Mi autosospendo dal partito fino a quando non si farà chiarezza. Un plauso alla magistratura e agli uomini che, in queste ore hanno sferrato un deciso colpo alla 'ndrangheta colpendo la cosca Libri. Uniti per una Calabria migliore e quindi libera da certe logiche".  

Sempre dai big del Partito Democratico arrivano le dichiarazioni del commissario calabrese, Stefano Graziano che condivide la linea presa dai vertici del partito nazionale: “Il quadro che emerge dall'inchiesta di Reggio Calabria è preoccupante per cui esprimo piena e totale fiducia nel lavoro della magistratura con l'auspicio che si faccia chiarezza in tempi brevi”. “L'inchiesta - riprende - farà il suo corso ma il codice etico del Partito democratico prevede l'immediata sospensione degli iscritti coinvolti. Applichiamo ad horas questa misura a tutela dell'intera comunità democratica calabrese che crede nella legalità e ne fa un valore fondante. Restiamo garantisti ma è chiaro che ora il Partito democratico calabrese non può più rimandare l'avvio di un percorso di radicale rinnovamento”.

Tra le fila invece di Fratelli d’Italia, di cui fa (o meglio faceva parte) l’unico politico finito in carcere, Alessandro Nicolò, arriva una nota del partito guidato da Giorgia Meloni. “Complimenti alla polizia di stato, alla Dda e alla Procura di Reggio Calabria per l'operazione che ha inferto un duro colpo alla cosca Libri. Annunciamo – dichiara il partito - che Alessandro Nicolò è stato immediatamente allontanato da Fratelli d’Italia a scopo cautelativo, e che siamo pronti a costituirci parte civile in un eventuale processo a suo carico”.  “Ci consideriamo, infatti parte lesa in questa vicenda, giacché - continua la nota - sono note le nostre storiche battaglie contro ogni forma di criminalità organizzata. Da tempo abbiamo lanciato l'allarme sulla difficoltà che i movimenti politici hanno a difendersi efficacemente da persone che fanno politica per interessi propri o addirittura di organizzazioni criminali. Come Fratelli d'Italia siamo sempre stati estremamente cauti prima di accogliere qualcuno che era eletto altrove, fino ad arrivare a chiedere informazioni ai giornalisti e alle procure stesse. Non è bastato. Annunciamo perciò che metteremo in campo un organismo al quale inviteremo a partecipare magistrati in pensione, esponenti delle forze dell’ordine e cittadini non iscritti al Partito a cui demandare preventivamente il giudizio sull'eventuale ingresso in Fratelli d'Italia di chi ricopre già ruoli istituzionali e sulle candidature. Noi non vogliamo delinquenti tra le nostre fila”.

Alle reazioni dei partiti legati agli indagati coinvolti, si aggiungono quelle dei partiti avversari, come il Movimento 5 Stelle con Federica Dierni e Laura Ferrara. La portavoce della Camera del Movimento, Dieni ringrazia “la polizia di Stato, la Dda di Reggio Calabria e tutti gli inquirenti che hanno lavorato a una operazione che ha permesso di assestare un colpo a uno dei clan più potenti della città e di mettere in luce le presunte collusioni tra la 'ndrangheta e alcuni politici locali". "Per tutti gli indagati - conclude Dieni - vale la presunzione di innocenza fino alla sentenza di condanna definitiva, ma è indubbio che senza l'azione della magistratura non sarebbe mai stato possibile ricostruire i legami inconfessabili di alcuni. Una nuova inchiesta che scoperchia un sistema clientelare marcio”.

L’eurodeputata Laura Ferrara, invece, chiama in causa il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, invitandolo a indire elezioni immediate e prosegue: “Il quadro emerso dall’operazione scattata questa mattina a Reggio Calabria, se confermato, rileva ancora una volta la capillarità del malaffare capace di intaccare tanto l’imprenditoria quanto e soprattutto la politica, di destra e sinistra. Ancora una volta –prosegue- vi sarebbe la possibilità che esponenti di spicco della politica calabrese abbiano ottenuto vantaggio elettorale proprio grazie alle loro relazioni con la ‘ndrangheta in un rapporto di “do ut des” in cui l’elezione del politico “amico” sarebbe stata funzionale alle esigenze dei clan".

"Una commistione che getta nuova ombra sull’attuale Consiglio regionale colpito in questi 5 anni da diversi terremoti giudiziari. La credibilità della classe dirigente calabrese è ancora una volta messa in discussione. Rappresentanti istituzionali che avrebbero permesso, per come si legge dalle notizie emerse in queste ore, di alterare completamente l’assetto economico di una intera città grazie alle interferenze nelle dinamiche economiche e decisionali. In attesa della conferma o meno delle gravi accuse non si può che chiedere al governatore Oliverio di non procrastinare oltre, permettere ai calabresi già a novembre di rinnovare uno dei consigli regionali più indagati che la Calabria ricordi".

“In Calabria, paghiamo a caro prezzo i comportamenti poco chiari della classe dirigente. Per questo motivo, nonostante il garantismo sia il nostro faro, pensiamo che, in questa terra, la politica non possa aspettare neanche un momento e debba parlare ai cittadini con decisione e chiarezza. Perché chi ha responsabilità politiche deve arrivare prima della giustizia”. Con queste parole, gli esponenti di Europa Verde Angelo Bonelli, coordinatore dell’esecutivo nazionale dei Verdi, e Giuseppe Campana, dei Verdi calabresi, commentano l’operazione “Libro nero” che ha portato a 17 arresti per associazione mafiosa tra cui alcuni esponenti politici. “Per noi, il colore politico, la provenienza partitica o il colore della casacca sono aspetti marginali, ciò che davvero ci interessa, – continua l’ambientalista –, in questa terra di ‘ndrangheta, è la chiara presa di posizione contro ogni forma di malaffare. Noi Verdi sosteniamo da anni che, in Calabria, il male non è mai stato chi fugge dalle guerre, dalla fame, dalla disperazione. Il male, nella nostra terra, è tutto italiano e si chiama ‘ndrangheta”.

A pochi giorni di distanza, anche il presidente del consiglio regionale, Nicola Irto, interviene: "Auguriamo ai consiglieri coinvolti di chiarire loro posizioni"."Il Consiglio regionale della Calabria esprime piena fiducia nella Magistratura e nelle forze dell'ordine, che operano quotidianamente, con coraggio e facendo fronte all'esiguita' delle risorse disponibili, per l'affermazione del principio di legalita' e per il contrasto alle organizzazioni mafiose che condizionano le liberta' democratiche ed economiche dei cittadini".

Cosi' il presidente del consiglio regionale della Calabria Nicola Irto (Pd) rivolgendo il pensiero dei capigruppo regionali e dell'ufficio di presidenza, in merito all'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria denominata 'Libro nero' che ha portato all'arresto di due consiglieri regionali, Alessandro Nicolo' (FdI) attualmente sottoposto a misura cautelare in carcere e il capogruppo del Partito democratico Seby Romeo al momento sottoposto agli arresti domiciliari. Entrambi i consiglieri sono stati sospesi dai rispettivi partiti.

"La lotta alla 'ndrangheta, alle cui vittime e' solennemente intitolata l'Aula nella quale ci riuniamo - ha aggiunto Irto - deve proseguire e rafforzarsi, attraverso un impegno che tutte le istituzioni, a cominciare dal Parlamento democraticamente eletto dai calabresi, hanno il dovere di portare avanti con determinazione e senza sconti". "Auguriamo ai consiglieri regionali coinvolti nell'indagine di chiarire la loro posizione e dimostrare l'estraneita' agli addebiti che vengono loro mossi. Il Consiglio regionale ripudia con forza la 'ndrangheta e ogni altra forma di criminalita', comune e organizzata, che mina la convivenza civile nella nostra regione, impedisce il libero esercizio dei diritti e inquina il tessuto produttivo locale". "L'Assemblea legislativa regionale intende rilanciare con forza, attraverso ogni utile iniziativa, la centralita' della questione morale e della lotta alla 'ndrangheta che devono costantemente essere i punti di riferimento di qualsiasi percorso politico-istituzionale venga intrapreso in Calabria". Ha concluso il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto.

Nella serata di eri  arriva anche  la dichiarazione del presidente della Regione Mario Oliverio sull'inchiesta "Libro nero". "Le informazioni fornite dalla stampa sui provvedimenti promossi dalla procura della Repubblica di Reggio Calabria – dice il presidente- fanno emergere inquietanti rapporti tra la mafia, settori della pubblica amministrazione e della politica. Dinanzi a tali episodi si conferma la necessità di proseguire in una lotta intransigente contro la mafia. Mai come in questo momento non bisogna abbassare la guardia. La nostra azione, nel corso di questi anni, è stata ispirata ed improntata a questo principio cardine: lotta alla mafia ed alla corruzione come condizione per liberare la Calabria da un'atavica crisi sociale e illegalità diffusa".

"Nella stessa inchiesta c'è uno specifico provvedimento che riguarda il capogruppo al consiglio regionale Sebi Romeo per un'ipotesi di reato che, per come precisato dallo stesso Procuratore della Repubblica, dottor Giovanni Bombardieri, non ha nulla a che vedere con reati di mafia. Mi auguro l'indagine possa definirsi in tempi rapidi. Confido che sin dalle immediate successive fasi di indagine Sebi Romeo chiarisca la propria posizione in relazione alle accuse contestate".

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