Avr, Pazzano: "La massondrangheta a Reggio si contrasta con le intitolazioni"
Il candidato a sindaco con il movimento "La Strada" analizza i recenti fatti su Avr e politica cittadina e non nasconde di provare "vergogna di una città così"
"A Reggio c’è una questione morale grande quanto tutta la città. È il più classico caso di "elefante nella stanza" che si fa finta di non vedere". E' la constatazione di Saverio Pazzano, candidato alla carica di sindaco alle prossime elezioni d'autunno, che analizzando i recenti fatti su Avr e politica cittadina ribadisce "sono soltanto l’ennesima conferma".
Questo al di là di qualunque rilevanza penale, continua Pazzano "anzi, paradossalmente, più dovesse in futuro emergere l’estraneità ai fatti più sarà chiaro quanto la politica reggina sia esposta a questi rischi per un peccato di fondo, suo e soltanto suo: l’immobilismo più assoluto davanti ad un sistema marcio e stramarcio.
Un sistema in cui non il servizio ma l’esercizio del potere avviene nella quasi completa arbitrarietà, in cui il politico -che lo faccia a fin di bene o per ritorno personale- è l’unico tramite fra la cittadinanza e i diritti. Manca l’acqua in casa? Chiama l’assessore, è così attento… La strada non è illuminata? Telefona al consigliere, è così presente…
La percezione che questo sia un “male necessario” è un gravissimo problema. Significa che la consuetudine di un potere arbitrario ha permeato le radici della città, fino a considerare come male minore il fatto che la politica possa agire per garantire posti di lavoro in aziende che hanno in essere con l’Ente Pubblico contratti milionari.
Vogliamo dirlo, anzi gridarlo, che questo -questo questo questo!- è il motivo per cui migliaia di giovani ogni anno lasciano questa città? Non la ‘ndrangheta, ma la constatazione che questa sia una città perduta al trasparente godimento dei diritti costituzionali alla salute, al bene comune, al lavoro, al merito? Che questa sia una città senza speranza e senza opportunità, perché le opportunità vengono quasi tutte dalle amicizie e dalle reti relazionali che possiedi. Chi le ha buone e pulite e chi no".
La questione della cooperativa Rom 1995 è lunga e complessa e "se qualche assessore si è trovato a dover risolvere personalmente la questione dei dipendenti è perché l’amministrazione Falcomatà -e non il mio meccanico- ha deciso di proseguire con la gestione di Avr anche per la raccolta ingombranti, servizio che la Rom 1995 gestiva in modo eccellente. Cosa succederà alla scadenza del contratto tra Avr e Comune? In che modo
passeranno servizi e personale a Castore? Dove il piano industriale? Certo, il principio di umanità è l’ennesimo scudo mediatico per non rispondere a domande decisive per Reggio. Ci siamo abituati".
Per il candidato sostenuto dal movimento "La Strada", "la politica priva di coraggio, visione e lungimiranza è essa stessa il problema che produce il bisogno, bisogno che poi risolve 'a campione'. Gli stessi amministratori sono obbligati a esporsi per risolvere dei problemi: alcuni lo fanno a fin di bene -come pare in qualcuno dei casi- altri a scopi personali. Nel nostro territorio questo autorizza comportamenti continuamente al limite del lecito e, spesso, espone i cittadini più poveri o quelli più rapaci a situazioni di contiguità con la ‘ndrangheta.
Considero gli amministratori coinvolti vittime di un sistema del genere. Ma l’aspetto umano e personale non può annullare il peso politico della vicenda: c’è un’amministrazione che non ha voluto aggredire il problema strutturale di Reggio, lo ha solo governato.
Nella gestione della Res Publica non può valere il principio “sei mio amico e ti conosco”. Se questo è condivisibile nella solidarietà sui social è inammissibile per un sindaco che non può gestire una amministrazione come uno spogliatoio. In una situazione del genere il costume -mi viene da dire il mos majorum- imporrebbe che vengano date le dimissioni (anche dalla persona migliore di questo mondo) e che eventualmente il sindaco le rigetti. Qui siamo ancora prima: io sono io e questa è un’inchiesta a orologeria e chi è contro di noi è contro la città. Questa è un’arroganza che non ha colore politico. Qui manca il superiore rispetto dell’Istituzione che si rappresenta".
Le vicende personali degli amministratori coinvolti, secondo Pazzano "non devono far dimenticare che c’è tutto un resto d’indagine che non tocca loro, ma che tocca le altre centinaia di migliaia di abitanti di questa città, fuorisede compresi: questa è la città nella quale nessun amministratore pubblico, men che meno il sindaco, ha sentito la necessità di dire una parola dell’inchiesta sul cimitero di Modena.
Questa è la città nella quale nessun amministratore pubblico, men che meno il sindaco, ha sentito il dovere di dire una parola su tutto il resto dell’indagine Avr: la possibile permeabilità delle aziende a interessi criminali. Questa è la città nella quale la massondrangheta si contrasta con le targhe e le intitolazioni, questa è la città in cui è sufficiente essere bravi ragazzi "perché sennò salgono loro che sono dei lupi voraci".
Pazzano non nasconde di provare "vergogna di una città così. In questa enorme crisi sanitaria a Reggio si sono persi tantissimi posti di lavoro, aumenta fortemente la ricattabilità sociale e il potere clientelare della politica aumenterà con le elezioni alle porte" e poi si chiede "vogliamo guardare il mostro negli occhi? O vogliamo semplicemente entrare in un derby tra cdx e Falcomatà tra chi sia meno peggio? Questo modello non si può rabberciare, la gestione di Reggio Calabria è fallimentare da ogni punto di vista. La questione morale tocca tutta la città. Bisogna avere il coraggio di demolire e costruire da un’altra parte".