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"Fase 2", il Tar boccia l'ordinanza della Santelli: le reazioni pro e contro della politica

Questa mattina il Tribunale amministrativo regionale di Catanzaro ha bocciato l'ordinanza del presidente Jole Santelli sulla riapertura anticipata di bar e ristoranti all'aperto

Pioggia di reazioni dopo la sentenza del Tribunale amministrativo regionale di Catanzaro che, questa mattina, ha stoppato l'ordinanza della governatrice Santelli, sulla riapertura di bar e ristoranti all'aperto, dando così ragione al Governo.

Il deputato Francesco Cannizzaro ne è convinto, "il Governo di comunisti sta affossando una Regione che era ripartita in sicurezza solo per meri interessi politici. La Sardegna, dallo scorso 4 maggio, consente la celebrazione delle messe con i fedeli nelle chiese.

Le Regioni Toscana, Lazio e Sicilia hanno riaperto i cimiteri già da una settimana, in tutti i casi con ordinanze più liberali rispetto al Dpcm del Governo che invece aveva prorogato queste chiusure. Non capisco perchè solo alla Calabria non è stato consentito di tornare a lavorare, con il ricorso al Tar e polemiche enormi contro la scelta della Regione di consentire in piena sicurezza a bar e pizzerie di servire i clienti nei tavoli all'aperto".

La Calabria ha azzerato i contagi da ormai 20 giorni, e c'è tanta voglia di ripartire. "I ristoratori e i consumatori - continua il parlamentare - hanno partecipato all'udienza affianco alla Regione, vogliono lavorare, vogliono produrre, vogliono riappropriarsi di dignità e libertà negate da mesi. Perchè negarlo? Perchè proprio alla Calabria?

E' paradossale negare i tavoli all'aperto qui che abbiamo già trenta gradi e splende il sole, mentre i locali sono aperti e chiunque prende da mangiare e lo consuma fuori, nelle panchine pubbliche o sul marciapiede. I calabresi stanno pagando sulla loro pelle la battaglia ideologica e politica del Governo Pd-M5S.

Che per quest'emergenza ne ha combinate di tutti i colori, dapprima ha sottovalutato, non ha avuto il coraggio di chiudere al Nord quando andava fatto, poi ha consentito a migliaia di persone di muoversi dal focolaio verso il Sud provocando l'arrivo del virus anche nel meridione, e adesso blocca i territori che vogliono ripartire ma al tempo stesso non prevede aiuti efficaci per i lavoratori che a metà maggio aspettano ancora i soldi di marzo.

Cosa succederà a bar e pizzerie che da dieci giorni avevano riaperto, acquistando merce, pagando i dipendenti? E' una follia dei comunisti e sono convinto che i calabresi se ne ricorderanno quando si tornerà a votare: adesso è palese chi sono i veri nemici di questa terra".

Per il senatore forzista Marco Siclari a causare il caos nella gestione dell'emergenza è il Governo che "sta continuando a mantenere una totale anarchia nella fissazione delle misure e nella loro applicazione. Il caso della Calabria è emblematico: la presidente Santelli si è limitata ad anticipare alcune misure di riapertura nel solco delle indicazioni governative ed è stata bloccata dall'azione governativa a fronte di iniziative di altre Regioni che sono passate sotto silenzio.

Il Governo non sta interpretando la differenza del quadro epidemiologico nei vari territori, insistendo con misure uguali pur in presenza di situazioni molto differenti. Oggi vi è il bisogno di lavorare rispettando le indicazioni date per evitare il contagio. L'auspicio è che in tempi brevissimi la parola passi alle Regioni che sanno meglio interpretare le disposizioni adattandole ai contesti territoriali".

"Poteva essere semmai il Parlamento, nel quadro di una rivisitazione del Titolo V della Costituzione, a reintrodurre in Italia la ‘clausola di supremazia’ dello Stato sulle Regioni. Non poteva certo farlo il Tar della Calabria con le motivazioni contenute nella sua sentenza che ha annullato l’ordinanza della presidente Santelli sulla riapertura in sicurezza di ristoranti e bar".

A dichiararlo è il presidente del Consiglio regionale, Domenico Tallini (Forza Italia), che osserva: "Motivazioni che nei fatti annullano ogni margine di autodeterminazione delle Regioni italiane, soccombenti rispetto ad uno straripante potere centrale che riduce le istituzioni locali al ruolo di semplici esecutrici anche nelle materie concorrenti come la sanità".

"Lo dico – prosegue Tallini – con profondo rispetto nei confronti della magistratura amministrativa e senza alcuna intenzione polemica, ma ritengo che questa decisione scaverà inevitabilmente un solco molto profondo tra lo Stato centrale e le Regioni, a prescindere dal loro colore politico, poiché incide direttamente sul potere di autodeterminazione delle Istituzioni regionali".

Per Tallini "tutto ciò avviene, paradossalmente, nel cinquantesimo anniversario della nascita delle Regioni. Parliamo di nascita o di morte? La sentenza del Tar Calabria sarà inevitabilmente utilizzata dal Governo nei confronti di tutte le altre Regioni italiane che oseranno armonizzare in chiave locale le linee guida dell’Esecutivo che peraltro nessuno di noi contesta, così come nessuno contesta il ruolo di coordinamento centrale in tema di emergenza sanitaria.

Avevo auspicato un passo indietro del ministro Boccia, chiedendo di avviare un dialogo proficuo e leale, ricercando una soluzione condivisa che evitasse il braccio di ferro giudiziario. Si è preferita la strada dello scontro politico-istituzionale che "non porterà da nessuna parte. Si badi bene, l’introduzione nei fatti della ‘clausola di supremazia’, contenuta nelle motivazioni della sentenza, è un problema che riguarda tutti.

Non è più solo una questione calabrese. Ne prendano atto tutte le forze politiche nazionali, di ogni schieramento, di governo e di opposizione, se hanno davvero a cuore l’assetto regionalista della nostra Repubblica e vogliono evitare una curvatura centralistica del nostro sistema democratico".

"Un superflop!", con questa parola il consigliere regionale Francesco Pitaro (g.misto) commenta  "l’ordinanza della discordia che ha consentito alla presidente Santelli di guadagnare la scena mediatica, ma ha trascinato la Regione in un inutile scontro con il Governo determinato da finalità politiche.  

La giunta regionale, si concentri sulla crisi economica e sociale più grave dal dopoguerra. E lo faccia non più in solitudine, ma attivando la concertazione sociale e consentendo la partecipazione propositiva del Consiglio regionale che, dopo mesi dal voto, sta ancora attendendo di sapere qual è l’idea di Calabria della Santelli".

La decisione del Tar lascia, per il capogruppo di Forza Italia, Giovanni Arruzzolo, una scia di rammarico e di delusione. "La presidente Santelli ha avuto il coraggio di mettere al centro le esigenze dei suoi cittadini e di imprese letteralmente affossati da una chiusura e da una crisi senza precedenti.

Far ripartire la Calabria era la scelta più che legittima per il bassissimo numero di contagi presenti nella nostra terra e per il principio di differenziazione regionale che, in questa fase due segnata dalla necessità di dare messaggi di speranza, non può non essere una discriminante fondamentale nel contesto dell’emergenza Covid”.

Il paradosso è che questa ordinanza – e dobbiamo ammettere che le conclusioni cui è giunto il Tar lasciano molte
perplessità, dovendo investire, invece, una decisione così importante la Corte Costituzionale - è rimasta in vita ben undici giorni e coincide con quella che, a breve, sarà, comunque, la ripartenza stabilita.

Una situazione che il Governo avrebbe potuto evitare in nome del buon senso che deve sempre contraddistinguere l’agire politico-istituzionale, al di là del colore politico. E ciò, soprattutto in situazioni drammatiche come questa che sta attraversando il nostro Paese e che richiedono, più che mai, unità e condivisione di fronte a decisioni supportate dall’essere la Calabria zona verde e finalizzate a dare una boccata di ossigeno al fragile tessuto economico e sociale della nostra regione".

Forte è la condanna dei Meetup congiunti della Calabria. "Questa è un’evidente sconfitta politica a cui la Regione non potrà sottrarsi ma è anche, purtroppo, una brutta figura per i calabresi rappresentati da questa presidentessa troppo avventata in un periodo estremamente delicato per il paese.

Del resto non si può pensare di redigere un’ordinanza nottetempo e renderla efficace nel giro di poche ore, oltretutto spiazzando letteralmente gli stessi operatori commerciali che avrebbero dovuto adeguarsi immediatamente". Per i Meetup "è indubbio che la Santelli abbia preso decisioni molto importanti a cuor leggero, mettendo alle strette coloro che lavorano nei settori interessati dall'ordinanza e senza che questi abbiano neppure il tempo materiale per organizzarsi adeguatamente.

E non dimentichiamo la cosa più importante: la pandemia non è ancora cessata e pertanto il principio da cui scaturisce l’ordinanza non può andare in contrasto con le altre ordinanze della stessa Regione Calabria, che sono paradossalmente stringenti rispetto a quest’ultima (che, ricordiamo, è stata appena annullata)".

Gli attivisti pentastellati consigliano "alla Santelli di fare pace con sé stessa mantenendosi almeno coerente con le sue stesse scelte" e osservano "come la quasi totalità dei sindaci calabresi abbia prontamente emanato decreti locali in antitesi all'ordinanza regionale.

Questa pagliacciata fa il paio con la recente dichiarazione della Santelli che i calabresi sono dispensati dall'utilizzo delle mascherine solo perché la regione non può farsene interamente carico. Avremmo invece apprezzato che, seguendo l'esempio dei nostri rappresentanti, tutta la giunta regionale si fosse tagliata lo stipendio destinando quei fondi all’acquisto delle mascherine.

È del tutto chiaro come l’azione messa in campo dalla governatrice abbia avuto una valenza politica strumentale che – tendenzialmente - mirava ad accattivarsi le simpatie dei comparti ancora chiusi e per i quali il governo aveva già stabilito a suo tempo un’apertura del tutto graduale, proprio al fine di tutelare la salute e la sicurezza di tutti i cittadini ed in primis pure di chi lavora in questo settore. La Santelli "Speedy Gonzales", messa all'angolo da una sentenza lapidaria, avrebbe dovuto essere più coscienziosa e meno presuntuosa. Essere presidentessa di una regione particolarmente sofferente non vuol dire sentirsi al di sopra di tutto e di tutti, governo compreso!

Che fosse un’ordinanza priva di senso giuridico era evidente, ma la giunta Santelli in salsa leghista, ha voluto forzare la mano. Il risultato è stata una figuraccia nazionale imbarazzante". I grillini "si augurano che la lezione le sia servita, noi calabresi siamo stanchi di assistere a teatrini che alla fine ci penalizzano. Ebbene se ne faccia una ragione, cara Santelli, di mezzo c’è innanzitutto la salute dei cittadini e lo hanno affermato i primi cittadini dei diversi comuni delle nostre province che hanno ritenuto giusto e sacrosanto andare cauti per tutelare i calabresi. L'ansia di portare a casa ad ogni costo un risultato tangibile dal punto di vista politico è un chiaro atteggiamento autoritario più che autorevole.

Ancora più sconcertante è la reazione della governatrice alla notizia della sentenza del tar: la definisce una “vittoria di Pirro” per il governo. Stupisce che la Santelli, famosa per la figuraccia memorabile occorsa durante una intervista delle Iene (non sapeva cosa fosse l’Isis…), citi addirittura il re dell’Epiro e, al contempo, ci indigna profondamente perché la guerra da combattere non è certo tra la regione Calabria e il governo, ma contro il Covid-19 e dobbiamo farlo uniti.

Ed infatti il governo replica "Le sentenze e le leggi non si discutono ma si applicano. E questo deve valere per ognuno di noi" ma, purtroppo, in Calabria sembra di essere in uno stato a parte, dove le sentenze e le leggi si applicano solo se convengono a chi governa la regione.

E se questi sono i presupposti la Calabria più che fare passi avanti ne farà parecchi indietro, giacché queste ne son le premesse, ahinoi! Per contro vorremmo sperare in un bagno d’umiltà da parte della Santelli che, avendo palesemente sbagliato, dovrebbe ascoltare chi sta gestendo questa emergenza come un buon padre di famiglia, senza speculazioni o interessi politici. Noi non siamo delle cavie, la Santelli faccia il mea culpa e chieda umilmente scusa ai calabresi e al governo Conte". 

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