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Il caso

Offese a Liliana Segre, "Nicola Barreca non è indagato"

Il commissario regionale della Lega Nicola Saccomanno rende noto l'esito dell'accertamento richiesto dal segretario cittadino presso la Procura di Milano

Nicola Barreca, segretario cittadino della Lega, non è tra gli indagati per diffamazione antisemita contro la senatrice Liliana Segre. Lo ha certificato la Procura di Milano, in seguito all'accertamento richiesto dal politico reggino attraverso il legale avvocato Marina Mussolino, il cui nome era apparso su media nazionali relativamente alla denuncia presentata dalla senatrice per espressioni d'odio sulla rete provenienti da ignoti che la procura milanese aveva poi identificato. 

"Il tentativo di delegittimare la Lega e Nicola Barreca si è sciolto come neve al sole", commenta in una nota Gianfranco Saccomanno, commissario regionale della Lega, annunciando l'estraneità del segretario leghista reggino alla vicenda, in quanto alla data del 7 febbraio 2023 non risulta iscritto nel registro degli indagati della procura di Milano. Saccomanno precisa dunque che "non esiste alcun procedimento penale a carico dello stesso ed è pertanto inconcepibile che giornali a livello nazionale possano fornire notizie inveritiere come quelle comparse negli ultimi giorni".

La nota della Procura di Milano

"A gran titolo - prosegue il commissario calabrese della Lega - si è sventolato che il segretario cittadino di Reggio Calabria, appena eletto, potesse essere tra i venti indagati per le minacce ed ingiurie alla senatrice Segre. Nulla di ciò, allo stato, è vero! Quindi, si tratta di un attacco alla persona ed al partito che viene rimandato al mittente, con l’evidente e palese diffamazione. Ma, siccome non ci nascondiamo dietro il dito, se per ipotesi ci dovesse essere stata una sola segnalazione, qui dobbiamo interrogarci: chi ha passato la notizia e perché?"

Saccommanno ricorda quanto stabilito dal codice penale per chiunque riveli indebitamente notizie segrete concernenti un procedimento penale, da lui apprese per avere partecipato o assistito ad un atto del procedimento stesso, un reato punito con la reclusione fino a un anno.

E aggiunge: "In conclusione: allo stato non esiste nulla e, quindi, è palese la diffamazione. Se, invece, per ipotesi, dovesse esserci una segnalazione, vi è il reato di rivelazione di segreto relativo ad indagine penale". Conclude Saccomanno: "Noi riteniamo che non vi sia nulla, per come confermato dal nostro segretario, ma, in ogni caso, l’azione dei giornalisti interessati è molto grave per l’evidente violazione del codice penale in tutti i casi".  

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