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Riforma Catasto, Cuccio: "La tassazione sarà più pressante"

L'opinione del presidente onorario area metropolitana di Reggio Calabria dell'Unione Piccoli Proprietari Immobiliari. "Si vogliono riformare i valori catastali per gli immobili ad uso abitativo", spiega

"Insistentemente si torna a parlare di riforma del catasto e pare che stavolta si faccia sul serio data la mancanza di cassa in Italia e poiché ce lo chiede da tempo l’Europa. In pratica si vogliono riformare i valori catastali per gli immobili ad uso abitativo sostituendo la superficie in metri quadri ai vani che insistono in quell’immobile." A spiegarlo in una nota è Domenico Cuccio, presidente onorario Uppi area metropolitana di Reggio Calabria.

L'esponente dell'Unione Piccoli Proprietari Immobiliari prosegue così nella sua riflessione: "I valori, è stupido non pensarlo, aumenterebbero di molto, pare del 150%, e, di conseguenza, la tassazione sarà più pressante per i proprietari e soprattutto per i piccoli proprietari che con tanta fatica hanno risparmiato per acquistare una casa da affittare per integrare così la pensione sempre più inconsistente. Molte associazioni hanno fatto sentire la loro voce e Confedilizia, attraverso il Suo presidente, si dice preoccupato dalle indiscrezioni che arrivano dai giornali sulla revisione del catasto nella riforma fiscale e ricorda che le commissioni Finanze di Camera e Senato hanno preso nel documento finale preparatorio della riforma la decisione di non intervenire sulla revisione del catasto. E due mesi addietro in Parlamento sedeva lo stesso governo di oggi.  

A noi dell’ Uppi - aggiunge Cuccio - tocca richiamare all’attenzione un problema molto serio che nasce con il D.M. Ministero Infrastrutture e Trasporti del 16.01.2017 pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 62 del 15 marzo 2017. E infatti all’art. 6 di detto decreto il comma 4 recita testualmente: In caso di variazione dell’imposizione fiscale gravante sull’unità immobiliare locata rispetto a quella in atto al momento della stipula del contratto la parte interessata (in questo caso ovviamente il locatore) può adire la commissione di negoziazione paritetica e conciliazione stragiudiziale la quale propone alle parti entro 60 gg il nuovo canone da rinegoziarsi tra le parti. Il dm che cito, successivo a quello del 2002 di pari argomentazione, si riferisce ai contratti ad uso abitativo relativi all’art. 2, comma 3, ma anche a quelli di cui all’art. 5, commi 1,2,3 della stessa legge 431/98.  Si tratta delle locazioni a canone agevolato regolamentati  dagli Accordi territoriali depositati nei comuni capoluogo, città metropolitane e comuni ad alta tensione abitativa con durata anni 3+2 per il residenziale, da 1 a 18 mesi per gli usi transitori, da 6 a 36 mesi per gli studenti universitari fuori sede. 

Questi contratti  - conclude il presidente onorario Domenico Cuccio - che dopo 20 lunghi anni, dal dicembre '98, hanno preso forma e sostanza in tutta Italia favorendo le classi meno abbienti subiranno, in conseguenza della revisione catastale, fortissimi aumenti consentiti dal DM 16.01.2017 e pertanto sicuri ed inevitabili. Il governo si rende conto della macelleria sociale cui si va incontro se ad un cittadino che già non riesce a pagare l’attuale canone si dovesse fare richiesta di un aumento che nel migliore dei casi sarà almeno del 30%? Auspichiamo non solo che prevalga il buon senso ma, soprattutto, che il governo dei migliori non venga definito, non sia mai, dei peggiori."

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