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Martedì, 23 Aprile 2024
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Il monolite più grande d’Europa si trova nel Reggino, tutte le curiosità e i misteri di Pietra Cappa

Dalle leggende ai racconti mitici legati addirittura a Gesù che ruotano intorno a questo luogo

Forse non tutti sanno che il monolite più grande d’Europa si trova nella zona ionica del Reggino e che rientra nel comprensorio di Careri. Curiosità questa pubblicata anche nel gruppo Surprising Calabria – CalaBooking: “Sorge sul versante orientale del Parco Nazionale d’Aspromonte e con i suoi 140 metri di altezza e una superficie di circa 4 ettari di terreno, risulta essere il monolite più alto d’Europa. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi. Il nome “Cappa”, sembra derivare da “coppa o cono rovesciato”, in riferimento alla cavità interna di cui è dotato il monolite”.

A circondare questo luogo, tristemente noto per le vicende di sequestri di persona ad opera della ‘ndrangheta, alcune storie legate addirittura a Gesù come si legge ancora nel gruppo: “Molteplici sono le leggende e i racconti mitici legati a Pietra Cappa, rivestendo addirittura un ruolo fondamentale nel mistero connesso ai Cavalieri Templari.

Si narra che tutta la zona in cui sorge Pietra Cappa fosse la patria della Decima Legione Fretense, quella che crocifisse Gesù e trafugò il tesoro del Tempio di Gerusalemme, nella quale militavano il legionario che trafisse il costato di Cristo e Lucius Artorius, il vero Re Artù, oltre che numerosi crociati che poi diedero i natali all’Ordine dei Cavalieri di Malta. Sembra essere stato anche il punto dal quale partirono i monaci fondatori dell’Ordine di Sion, quelli che poi ebbero la rivelazione del Sacro Graal”, post che ha scatenato non poche reazioni sui social.

Un luogo denso di mistero questo dunque che ha trovato l’attenzione anche del Fai  che racconta anche le origini del geosito simbolo del Parco Nazionale dell'Aspromonte: “Nei documenti medievali si legge di Pietra Cauca che sta ad indicare pietra vuota, scavata come lo è per l’erosione degli agenti atmosferici. Il toponimo tuttavia è riferibile non solo a Pietra Cappa, ma all'intera zona circostante dato che numerose, anche se più piccole, sono le rocce con grotte ed anfratti tanto da richiamare alla mente paesaggi della Cappadocia.

E fu proprio dall'Oriente che, nell'alto medioevo, arrivarono a rifugiarsi in tali grotte numerosi eremiti basiliani. Una civiltà, questa alla ricerca di luoghi solitari ma panoramici, dove era difficile essere visti ma dai quali era facile controllare ampi tratti di territorio. Una civiltà di chiese minuscole, costruite con materiali poveri ma sempre di fattura pregevole che sembra vogliano confondersi con la natura circostante. Il territorio attraversato dall'escursione è saturo di questa cultura.

Nelle rocce di San Pietro sono ancora visibili i giacigli degli asceti scavati nella viva roccia; tra Pietra Cappa e l'abitato di Natile vi è una località detta Afrundu (variazione del termine greco acrantos: puro, appellativo che solitamente si rivolge al Signore) ove esisteva una grangia (monastero con annesso podere) di origine greca; sul pianoro in cima a Pietra Cappa si notano resti di costruzioni; ai piedi di Pietra Cappa, infine, si trovano i ruderi della chiesa di San Giorgio che aveva un pavimento in marmo policromo e colonne che sorreggevano cupolette.

L’ambiente naturale è caratterizzato da uliveti e seminativi che salendo in quota cedono il passo alla macchia mediterranea e poi al bosco di leccio e castagno con alcunu esemplari monumentali. Ampi i panorami sulla vallata del Careri, di Platì, sui costoni che precipitano dai piani dello Zillastro e sull'amba di Gerace”.
 

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