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Il mitico Carminello e il suo libro amaranto: "Un testamento ai giovani"

Lo storico capo ultras della Reggina si racconta ai nostri microfoni. Apprezzato il suo nuovo libro “Il mito Carminello e la storia della curva”, tra aneddoti, ricordi e la dedica speciale a don Nunnari

Il calcio è della gente animata da passione, entusiasmo e amore per dei colori. Il calcio, quello vero, è fatto da persone in grado di vivere e far vivere momenti indimenticabili in degli stadi che si trasformano in delle bolge incredibili, tutto grazie a chi corre dietro a un pallone, ma anche per tutti i tifosi che cantano a squarciagola dalle tribune. Perchè il calcio senza sostenitori è niente. Allora proviamo a declinare questo concetto su Reggio Calabria, quindi Reggina. Sì, ma chi rappresenta alla perfezione l’ideale del sostenitore amaranto? Non ci sono dubbi, è ovviamente Carmine Quartuccio, storico capo ultras che ha sposato degli ideali meravigliosi in nome di una fede calcistica che va ben oltre un campo di calcio.

Il mito Carminello - libro-2Proprio Quartuccio (nelle foto dal profilo Facebook), che tutti conoscono come Carminello, è stato al centro delle ultime giornate reggine. Con un clima di festa generale, lo storico ultras amaranto ha presentato il suo libro “Il mito Carminello e la storia della curva”. Un racconto imperdibile, basato sulla sua avventura nel mondo del tifo reggino tra vita vissuta e partite epiche. I microfoni di ReggioToday l’hanno raggiunto per due significative chiacchiere sullo scritto che ogni buon reggino potrà leggere con estrema felicità. Che bel personaggio Carminello, reggino vero. Un uomo mosso da grandi valori fondamentali: umiltà e passione smisurata per la Reggina. Caratteristiche che emergono anche nelle parole rilasciate alla nostra redazione.

Come nasce l’idea di scrivere il libro?

“Tutto risale a tanti anni fa. Mi sentivo responsabile, visto il mio ruolo, di rendere io realtà questo libro. Dovevo lasciare un testamento ai nuovi giovani. É toccato a me. Poi ho sempre avuto la passione di scrivere, ma si tratta dell'ultimo dei motivi. Principalmente, l'ho scritto perché qualcuno doveva farlo e sono davvero contento. Ho avuto attestati di stima da tutta Italia."

Cosa significa essere ultras della Reggina e, nel suo caso, l’icona di un intero popolo?

“Non mi sono mai sentito un’icona a dire la verità, ma uno dei tanti. La mia figura è certamente carismatica, ma siamo un grande gruppo. Ci sono stati complimenti arrivati da tantissime parti d’Italia. Ascoli, Milano, Salerno, Bari. Per me è un grandissimo onore. Prima degli ultras vengono gli uomini e quindi i valori veri. Credo che attraverso il libro abbiamo regalato qualcosa di bello alla città.”

Ha presentato il libro al Granillo, davanti ad una Curva Sud tornata a registrare delle presenze dopo tanti mesi di stadi chiusi. Che emozione è stata per lei?

“Per la cerimonia sul prato dell’Oreste Granillo vorrei ringraziare Mario Cardia, Gianni Latella e Giuggi Palmenta. Stadio doveva essere e stadio è stato. Dopo 40 anni, dove ho messo il mio amore a disposizione, era praticamente un diritto e me l’hanno aperto.” 

Carmine Quartuccio 02-2La dedica speciale per il libro è andata a suo zio, l’arcivescovo Salvatore Nunnari.

“Appena è uscito il libro sono corso subito da lui. Per me, ma anche per molte altre persone, è stato più di un padre, davvero. É una persona speciale. Essendo da sempre amante dei giovani, l’ho voluto omaggiare così, con la mia dedica.

Poi vorrei ringraziare di vero cuore il gruppo Curva Sud AS Reggina 1914. Non c’è una definizione adatta per l’amore e l'umiltà che hanno messo a disposizione. Posso solo dirgli che sarò sempre accanto a loro. Hanno offerto la loro esperienza al mio servizio. Onore a noi ed è una fortuna per Reggio averli. Un pensiero sentito anche agli ex Cucn, Irriducibili e Ultras Gebbione in ricordo dei bei vecchi tempi.”

Molto difficile visto l’immensa quantità di storie, ma quali sono gli avvenimenti che ricorda con maggior felicità della sua avventura da ultras amaranto?

“Sì, ci vorrebbe davvero un’enciclopedia. Momenti bellissimi sono stati quelli della C1, negli anni ‘80. Poi, ovviamente, la serie A è stato il coronamento del grande sogno. Ai tempi miei era la B un sogno, quindi. Il massimo campionato ci sfuggiva sempre per poco, ma per la mia generazione la si vedeva come una cosa da televisione, così distante da non pensare mai di arrivarci. E invece l’abbiamo vissuta.”

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