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Operazione "Transilvania" condotta dai carabinieri in collaborazione con l'Europol. L'organizzazione criminale aveva un vertice stanziale in Romania: 16 misure cautelari, 59 gli indagati

Facevano cadere nella loro rete, in particolar modo, anziani soli e fragili. Dopo aver selezionato con attenzione le proprie potenziali vittime, di solito uomini di età compresa tra i 70 e 90 anni, li inducevano, secondo quanto hanno ricostruito gli inquirenti, al versamento di ingenti e continue somme di denaro. 

Per questo motivo sedici persone, 59 in tutto gli indagati, sono state colpite da misura cautelare nell'operazione "Transilvania". A scoprire l'associazione a delinquere finalizzata al compimento di una pluralità di gravi reati come la circonvenzione di incapaci, estorsione, ricettazione e riciclaggio dei proventi illeciti, i carabinieri del reparto operativo del Comando provinciale di Reggio Calabria e l'Europol che hanno eseguito l'ordinanza emessa dal gip, su richiesta della Procura di Locri.

L'organizzazione criminale, dotata di una struttura piramidale, composta interamente da persone di nazionalità rumena, ognuno con un compito ben definito all’interno della rete, aveva un vertice stanziale in Romania e la propria base operativa in Italia, tra Bianco e Melito di Porto Salvo, con articolazioni nei comuni di Siderno, Rosarno, Bovalino, Reggio Calabria e Milazzo (in provincia di Messina).

"In particolare, l’associazione, - spiegano dal comando provinciale dell'Arma - facente capo a due coniugi originari di Bistriţa-Năsăud (Romania), si sarebbe avvalsa di giovani donne che, appositamente addestrate ed agendo singolarmente, dopo aver selezionato con attenzione le proprie potenziali vittime, generalmente uomini anziani di età compresa tra i 70 ed i 90 anni, attraverso modalità di circonvenzione ricorrenti, inducevano questi al versamento di cospicue e continue somme di danaro, fino a mille euro per singola transazione, che venivano ceduti dalla vittima direttamente nella mani della truffatrice, oppure bonificati ai vertici della banda in Romania.

All’iniziale approccio al malcapitato, solitamente con la scusa di vendere oggettistica di esiguo valore come accendini e fazzoletti, seguiva la fase di “adescamento”, nel corso della quale le giovani, profittando delle condizioni di solitudine e vulnerabilità delle vittime, si dichiaravano infatuate di quest’ultime, nonché bisognose di danaro, adducendo nella maggior parte dei casi fittizi problemi di salute personali o dei propri familiari residenti, in particolare, nell’area esteuropea".

L'operazione è nata da un'indagine avviata nel 2018 dopo la denuncia di un anziano originario di un paese della Locride. Ai carabinieri aveva segnalato di essere stato circuito da una giovane donna di nazionalità romena la quale, fingendosi innamorata di lui, lo aveva indotto, nell'arco di un anno, a consegnarle, con dazioni dirette di danaro contante e versamenti con "Money Transfer" all'estero, la somma complessiva di 20mila euro. 

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