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Domenica, 28 Aprile 2024
L'ordinanza / San Luca

Stipendi fissi, provvigioni e compensi variabili nella busta paga dei narcotrafficanti

Operazione "Aspromonte emiliano". Dalle intercettazioni dell'ordinanza di custodia cautelare emergono anche i sotterfugi per spostare la cocaina durante la fase pandemica da Covid 19: "Facciamo qualche bolla, il furgone non lo ferma nessuno"

Stipendi fissi, provvigioni e compensi variabili in base al livello di rischio e alla qualifica criminale. Il gruppo di narcotrafficanti sgominato dalla Guardia di finanza emiliana non badava a spese per gestire bene e mantenere nel tempo, senza particolari patemi d’animo, il business molto fruttuoso dello spaccio di sostanze stupefacenti.

Così ai vertici operativi dell’organizzazione, finita dentro le carte dell’inchiesta “Aspromonte emiliano”, potevano spettare anche riconoscimenti economici mensili di 5000 euro.

Ai corrieri occasionali della cocaina, invece, venivano corrisposti compensi variabili dai 500 ai mille euro a grammo di polvere bianca spostato da un punto all’altro della Penisola.

I punti di riferimento stabili del trasferimento delle sostanze stupefacenti, invece, in “busta paga” potevano anche arrivare a ricevere 3000 euro. “Fai il discorso con Totò - questo un passaggio delle intercettazioni evidenziato dagli investigatori - e non fargli capire che ci sono in mezzo io digli che gli diamo 3000 a viaggio”.

A chi, poi, era chiamato a custodire la droga e metterla al riparo dagli occhi indiscreti delle forze dell’ordine dalla cassa comune dell’organizzazione venivano destinati 800 euro fissi mensili.

Così come si legge nelle intercettazioni allegate all’ordinanza di custodia cautelare in carcere che è stata notificata dalle fiamme gialle all’alba di ieri. “Ottocento euro al mese… - si legge - queste sono cose tue… tu mi devi dire Io voglio tanto!”.

Il business non si poteva fermare e così è stato anche nel periodo più buio della pandemia da Covid 19. Quando in Italia si contavano le vittime del virus, infatti, Giuseppe Romeo e i suoi sodali, come accertato dalla Guardia di finanza, non hanno mai smesso di trattare con i narcos sud americani e di importare in Italia, attraverso i porti del nord Europa, ingentissimi carichi di cocaina che, poi, veniva lavorata dai “chimici” fatti arrivare dal Brasile.

Nel periodo in cui vigevano forti restrizioni la cocaina veniva fatta muovere verso la Calabria a bordo di furgoni, coperta da documenti di comodo per sfuggire alle attenzioni delle fiamme gialle. “Usiamo il furgone - questo un passaggio delle intercettazioni - facciamo qualche bolla, fai venire bastarda galera che gli faccio bolla di scarico è permesso x camminare… ma il furgone non lo ferma nessuno".

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