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Venerdì, 26 Aprile 2024
Lo Stretto necessario

Lo Stretto necessario

A cura di Roberta Pino

L'arte di Miriam Jaskierowicz Arman: "I miei quadri sono pezzi della mia anima"

A tu per tu con l’artista israeliana, dopo l’inaugurazione della mostra “I passi della rimembranza” allestita al Castello Aragonese

Vis à vis con Miriam Jaskierowicz Arman, dopo l’apertura della sua mostra “I Passi della Rimembranza”, inaugurata il 19 giugno nelle mura del Castello Aragonese.

A distanza di qualche giorno, l’artista di origini israeliane ha voluto incontrare i reggini per raccontarsi, per instaurare un dialogo diretto con gli appassionati di pittura e non solo, per una maggiore e più profonda conoscenza di una donna e della sua arte di straordinaria bellezza. Ventotto sono le tele appese nelle suggestive pareti della roccaforte situata al centro della città, pareti che trasudano storia come gli stessi quadri di Miriam, ogni suo dipinto racconta, infatti, una storia a sé, ha un vissuto perché non si tratta di materia statica ma, come ha sottolineato l’artista più volte, “ogni quadro è vivo”.

Miriam Jaskierowicz Arman mostra 03-2“I miei lavori sono pezzi della mia anima - esordisce Miriam - ho vissuto in diversi paesi del mondo e nei miei quadri c’è tanto della verità della mia vita. Tutto ciò che realizzo ha a che fare con chi sono”. E l’arte di Miriam Jaskierowicz Arman trova espressione anche nella scrittura, nella poesia, nella musica. Attualmente è insegnante di canto a Reggio Calabria.

Ma torniamo ai suoi dipinti. “Quando inizio a dipingere - racconta - ciò che emerge è una visione interna che viene trasmessa all’esterno. I critici, nel mio percorso artistico, hanno paragonato i miei lavori a Picasso, a Dalì, a Gauguin, ma io dico sempre, il mio lavoro è Arman, perché sono io, non prendo le idee dagli altri. Realizzo la mia arte come la vedo io”.

Un’arte che esprime gioia, dolore, profondità della vita, inquietudine, ognuno può leggerci dentro qualcosa di sé. Ed è per questo motivo che i suoi quadri sono senza un titolo, per Miriam è più importante che chi li osserva, apra  il proprio cuore e percepisca un messaggio, una sensazione unica, perché il “quadro parla”. “Le mie mostre hanno l’intento di condividere la mia vita con gli altri, perché in essa si rispecchiano le immagini di altre vite” chiosa l’autrice.

Un’esistenza ricca di avvenimenti importanti la sua, che l’hanno segnata ma mai fermata. Nata in Germania dove ha vissuto fino all’età di sedici anni, da genitori che sono sopravvissuti ai campi di concentramento, poi si trasferisce con la famiglia in America e da lì in un susseguirsi di paesi, Israele, Ungheria, Ucraina, Uruguay e approda in Italia. “In ogni posto nel mondo dove ho vissuto c’erano colori particolari, ma a Kiev ho vissuto i due anni e mezzo più belli della mia vita artistica, come è stata lì non è stata da nessuna parte. Sono arrivata a Kiev nel ‘92 dopo la caduta del muro, si respirava libertà. Ho avuto una vita artistica straordinaria e da Kiev sono usciti dei quadri fenomenali, mostre travolgenti”. E in ogni quadro di Miriam si possono scorgere i colori dei paesi in cui ha vissuto o visitato.

Miriam Jaskierowicz Arman mostra 05-2

Qual è l’idea di arte per Miriam?

“Per me è onestà totale di quello che sono, di quello che vedo e sento, delle relazioni che vivo, le verità del posto dove vivo”. E dopo undici container con tutti i suoi quadri, libri, la sua preziosa collezione di dischi traslocati da un paese all’altro, approda nella città dello Stretto, dove vive da circa sei anni.

Miriam e Reggio

Un capitolo a parte merita il legame dell’artista israeliana con Reggio Calabria, che ha rappresentato per lei una vera e propria rinascita.

“Reggio è il primo posto dal 1996, da quando è morta mia figlia, dove ho chiuso questa parte della mia vita. Il colore, il vento, il mare, la montagna di Reggio hanno riaperto un pezzo della mia anima. Le persone che ho conosciuto qui hanno creato in me la volontà di aprire il cuore per mostrare quello che è la mia anima.

C’è un senso di guarigione vissuto qui, che non ho vissuto in altri posti. Io non sono guarita a Montevideo o a New York, sono guarita a Reggio e precisamente a Bova Marina. La prima volta che mi hanno portato nel 2016, quando ho messo piede al Parco Archeoderi, ho iniziato a piangere, un pianto delle viscere, liberatorio, di guarigione, che veniva da un posto lontano e profondo.

Quel posto era la radice sotto i miei piedi, ho incominciato a pregare la preghiera delle morti che le donne non fanno, io l’ho fatta ed ho sentito che pregavo per la mia anima, ho sentito che un pezzo delle mie vite, della mia
anima è morto lì e non c’era nessuno che pregava per lei, che era una parte di me. Quando ho finito la preghiera, ero calmissima, e mi sono detta, sono arrivata a casa. Qui ho iniziato a sentirmi di nuovo viva, mentre gli altri anni dal 1996 sono solo esistita.

La mia vita come ebrea ortodossa osservante, qui non è facile, è difficile essere senza comunità, ma a Reggio ho delle amicizie che riempiono i buchi che ho dentro. Il desiderio di una comunità, non in maniera religiosa, ce l’ho dentro di me, in una maniera molto più umana. Le persone, la vita qui mi dà un senso di voler creare, che non ho provato in un’altra parte, neanche in Israele”.

Un legame di rinascita tra Miriam e Reggio, “nell’ebraismo si parla della discesa per l’ascesa, che prima di salire nella spiritualità bisogna scendere, avere il contatto col niente, quando sono venuta qui è cambiato tutto”, conclude l’artista.

Miriam Jaskierowicz Arman mostra 02-2E tra le persone che più l’hanno aiutata a rinascere c’è Lucia Anita Nucera, assessore comunale all’istruzione e alle politiche educative. “Da anni cercavo di fare una mostra a Reggio Calabria, ma Dio manda gli emissari nel momento giusto - racconta l’artista - grazie a Lucia la mostra si è potuta realizzare”.

“L’anima di Miriam traspare dai suoi quadri e dalle sue poesie - afferma l’assessore Nucera - e voglio ringraziare dell’affetto che la città ha manifestato nei suoi confronti. Il percorso con l’artista non finisce qui, Miriam è anche ambasciatrice di pace, per l’anno prossimo, come assessorato all’istruzione stiamo organizzando un percorso nelle scuole, affinché venga diffuso il suo messaggio di pace e di arte da portare agli studenti. Invito tutti di “usufruire” della sua arte” conclude Lucia Anita Nucera.

E l’arte di Miriam Jaskierowicz Arman “parla” a chi la osserva, i suoi quadri sono “vivi e tutto quello che c’è dentro il quadro è vivo, dipende da chi lo guarda come farlo vivere”. Allo stesso modo dentro ai suoi dipinti si può scorgere la musica, “perché la musica è correlata alla pittura, la mia mente è musica e poesia” sottolinea l’artista che conclude, così, l’incontro, declamando i versi di una lirica composta in questi giorni, subito dopo l’inaugurazione dell'esposizione:

Immagini in mostra

Sono vuoto, senza corpo, sono massa, materia
Eppure tu, immagine mia, rappresenti la mia essenza.
Guardami!
Senti il dolore, il desiderio, il rimpianto, la nostalgia.
Nel colore e nella forma vedi i sogni, la paura, il labirinto delle emozioni
Derubata realtà dall’abisso dell’anima;
Una viva fantasia, un viaggio di creatività nell’esistenza
Rapporti profondi con la natura dell’umanità.
Mi hai conosciuto prima o sono una estranea?
Puoi giudicare il mio mondo dall’esterno?
Senza conoscere l’andamento interiore della creazione…
Mi amerai anche se percepisci l’oscurità, l’ombra, il buio, la pena?
Anche se la fonte di luce passa attraverso ogni tratto del pennello,
Ogni taglio di vetro e riempie la superficie di illuminazioni e vite vissute.
C’è una verità per te in ciò che vedi?
C’è amore negli occhi o solo dolore?
Concepisci l’espressione del vuoto o la pienezza di tutto in uno?
Parlami con parole di verità; detesto le bugie, odio la falsità
Ti chiedo di sentirmi, udirmi, tutto me stesso… la totalità di ciò che Dio intendeva
Perché io sono il suo vascello e Lui è la chiave delle mie espressioni.

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