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Venerdì, 26 Aprile 2024
Lo Stretto necessario

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A cura di Roberta Pino

L’omeopatia in agricoltura e in veterinaria: una presa di coscienza che salverà il pianeta

I vantaggi dell’omeopatia in agricoltura e negli allevamenti di animali che sconfessano le presunte mancanze di rigore scientifico

Cosa spinge un agronomo o un veterinario ad affrontare ulteriori anni di studi per specializzarsi in Omeopatia? Sono sempre più numerosi i dottori in agraria ed in veterinaria che applicano l’omeopatia all’agricoltura e sugli animali.

E’ una sorta di ritorno alla natura, a cinquant’anni addietro, prima dell’introduzione dell’uso dei pesticidi in Italia, quando la cura e l’attenzione verso piante ed animali contemplavano il rispetto dell’ambiente. Inequivocabili i dati dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) del 2018 che rivelano un paradosso tutto italiano: il nostro paese è tra i maggiori utilizzatori di pesticidi in Europa, il 40% in più rispetto alla Francia che ha il doppio delle superfici agricole.

Dati allarmanti e, appunto, paradossali che risuonano come un appello affinché le politiche agricole riabilitino l’uso di metodi più naturali ed ecosistemici per mitigare gli effetti sulla salute dell’uomo e, non meno importante, sugli eventi meteorologici estremi. Una premessa necessaria che, in parte, risponde all’interrogativo iniziale e conduce ad una ricerca di armonia con la natura che, ancor prima di agronomi e veterinari, ha spinto i dottori in medicina e chirurgia (con le relative specializzazioni) a farsi “travolgere” e conquistare dalla più diffusa pratica di medicina non convenzionale (basata sui principi formulati dal medico tedesco Samuel Hahnemann nella prima metà del XIX secolo).

Sambo Laura-3Sulle pagine di questo blog, è di qualche mese fa il racconto della dottoressa Laura Sambo, ginecologa, psicoterapeuta, in servizio presso il centro medico Artemide ed il centro servizi sociali per la famiglia (l’ex consultorio familiare diocesano), medico di continuità assistenziale che ha abbracciato l’omeopatia.

La sua storia è emblematica, perché il suo “abbraccio” è una vera e propria scelta di vita, una conversione, un cambio di visione e di rotta in equilibrio col creato. E l’omeopatia, come la letteratura, pone delle domande, apre nuovi scenari.

“E’ una forma di medicina più profonda perché guarda la persona nella sua totalità - spiega Laura Sambo - se si ha un organo malato, non si guarda solo quello, ma l’insieme della persona. Come reagisce il paziente alla malattia? Perché si è ammalato proprio in quell’organo? Che malattie hanno avuto i nonni? Come è stata la gravidanza della madre? I medici omeopati, attraverso le domande, mirano a scoprirne la causa che può essere fisica, psicologica, alimentare, guardando la persona nella sua totalità, nella sua individualità e in connessione con tutto il resto”.

Un approccio globale quello descritto dalla dottoressa Sambo e forte è il richiamo all’enciclica Laudato si di Papa Francesco, che definisce “più di un’enciclica, è un testo che mancava all’umanità”, in cui il Papa afferma che tutto è connesso.

“Non possiamo salvarci se non salviamo le piante e gli animali. Anche le piante sono creature. L’agro-omeopata, alla stregua dell’essere umano, se cura il germe del grano, guarda il contesto, dove cresce la pianta e l’interazione con le altre piante”. Ecco l’approccio agro-ecologico, la pianta viene vista non più come singola ma come sistema da curare. Un metodo totalmente ecocompatibile, non si usano sostanze chimiche di alcun tipo, si guarda tutto il sistema non la singola pianta.

E Laura Sambo ricorda Lucietta Betti, ricercatrice al Dipartimento di Scienze Agrarie all’Università di Bologna, tra le antesignane per l’agro-omeopatia in Italia. I suoi studi sugli effetti della medicina omeopatica sulle piante risalgono a trent’anni fa. Le piante rispondono ai preparati omeopatici, secondo la professoressa Betti, riuscendo a smentire l’assunto sostenuto dalla scienza ufficiale da cui sono stati sempre considerati come acqua fresca.

“L’effetto placebo sulle piante è quindi nullo, perché le piante non hanno una attività psichica, non ci sono problemi di tipo etico” ha affermato durante una intervista. Innumerevoli i vantaggi nell’uso dell’agro-omeopatia che si incrociano inevitabilmente con quelli in campo veterinario. I metodi di coltivazione e di allevamento incidono innanzitutto sull’alimentazione.

Da considerare anche i problemi delle persone da sfamare, l’obesità e la malnutrizione, come ricorda il professor Giovanni Dinelli, ordinario di Agronomia e Coltivazioni erbacee del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari dell’Università di Bologna.

“Lo spreco alimentare è un altro problema da considerare, il punto non è quanto si produce, ma la errata distribuzione degli alimenti. Produciamo chimica e poi si butta un terzo di ciò che si produce. L’agricoltura biologica può sfamare il pianeta ma bisogna avvicinarsi con un certo approccio, partendo dal ridurre gli sprechi alimentari. Al bando la chimica ma la tecnologia è necessaria - ha dichiarato Dinelli durante un’intervista - non si può pensare di tornare ad una visione di agricoltura di un secolo fa. Bisogna avere un sistema efficiente di produzione che fa riferimento all’agro-ecologia con uso intelligente della tecnologia”.

E veniamo al campo della veterinaria

Nella rivista mensile Il Medico Omeopata, della Federazione Italiana Associazioni e Medici Omeopati (FIAMO), c’è un interessante articolo di Roberta Sguerrini “Cinquanta ragioni per essere veterinario omeopata”, che rivela le testimonianze di alcuni veterinari che hanno applicato l’omeopatia anche in casi di allevamenti intensivi, una sfida che coraggiosamente hanno portato avanti, malgrado gli sguardi ed i dissensi della comunità scientifica veterinaria.

Un’impresa ardita, per esempio, quella condotta dalla dottoressa Carla De Benedictis che ha trattato per sei mesi, tre capannoni con mille suini l’uno con l’Omeopatia. “Risultato: 80% di consumo di farmaci in meno, percentuale di riformati e morti ridotta del 75%, lesioni polmonari assenti, rispetto ai tre capannoni di controllo. Era fatta! Avevo la prova, al di là di ogni ragionevole dubbio, che l’omeopatia funzionava. Non poteva assolutamente essere l’effetto placebo, sui tremila maiali dell’esperimento allevati in sistema intensivo” si legge sulla rivista.

L’omeopatia funziona sulle piante e sugli animali passando un’informazione, come spiega ancora il professor Dinelli in un video “ognuno è quello che gli viene raccontato. E’ un nuovo approccio, continua ad esistere un modello chimico, ma esiste un altro tipo di informazione che passa attraverso l’acqua. La pianta ha una struttura cellulare completamente diversa da quella degli esseri umani. Si cerca di sviluppare nuovi modelli sulle piante. La scienza è troppo dogmatica, dovrebbe invece aprirsi a tutto”.

Ed ecco il contributo che può dare al nostro pianeta il coltivare la terra ed allevare gli animali col metodo biologico a parere del professore Dinelli. “Negli ultimi cinquant’anni sono state prodotte moltissime derrate alimentari. Noi produciamo tanto perché nel sistema si introduce tanto. L’agricoltura biologica non produce velocemente come quella convenzionale ed impatta sull'ambiente in proporzione. Il contributo dell’agricoltura biologica è rendere le produzioni più sostenibili. L’agro-omeopatia non va a curare il sintomo, si cerca di contestualizzare la patologia attraverso la conoscenza, è un approccio che si può trasportare in agricoltura, non guardare al patogeno ma mirare a riequilibrare il sistema. Se si rende sano un sistema, si ha meno bisogno di usare mezzi chimici e quant’altro, con un minore impatto”.

In granuli, globuli o gocce, i rimedi omeopatici sono efficaci e agiscono in profondità

“Nel piccolo si trova tutto - afferma la dottoressa Sambo - l’infinitamente piccolo è vicino all’infinitamente grande, questo è il processo dell’omeopatia. Più la sostanza è diluita e potentizzata, più funziona. Mentre si diluisce, si dà energia, succussione è il termine omeopatico. Non c’è più la sostanza di origine ma si sprigiona tutta l’energia di quella sostanza. Per questo noi dobbiamo essere anche chimici, dobbiamo conoscere il minerale che stiamo dando, quale proprietà chimiche contiene. Il minerale, potentizzato, perde in parte le proprietà e le trasforma in energie. Più è piccolo più va nel profondo - sottolinea ancora Laura Sambo - se si deve curare una malattia cutanea o di un organo, non è necessario diluire molto la sostanza, perché ha l’effetto organotropico, va direttamente nell’organo. Invece, più è diluita, più va nel profondo, più efficace, quindi, nelle malattie mentali, schizofrenia, epilessia, eccetera. Credo che l’omeopatia sarà la medicina del futuro, se si vuole salvare il pianeta” conclude Laura Sambo.

Un invito ad agronomi e veterinari ad accostarsi all’omeopatia e a tutta l’umanità per dare valore alle piccole cose e ad essere in armonia col creato.

Che errore è stato allontanarsi dalla natura! Nella sua varietà, nella sua bellezza, nella sua crudeltà, nella sua infinita ineguagliabile grandezza c’è tutto il senso della vita. Solo se riusciremo a vedere l’universo come un tutt’uno in cui ogni parte riflette la totalità e in cui la grande bellezza sta nella sua diversità, cominceremo a capire chi siamo e dove stiamo. Tiziano Terzani

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