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A cura di Roberta Pino

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Musica, che passione! Trefiletti e il suo amore per il mondo delle sette note

Con l’apertura della scuola di Musica Mediterranea, il chitarrista è riuscito a coniugare la sua passione per la chitarra con l’attività didattica

Succede a tutti di rifugiarsi nella musica preferita, quando ci sentiamo un pò giù di morale oppure quando vogliamo rilassarci o facciamo jogging guardando il mare. L’effetto terapeutico della musica è universalmente riconosciuto e chi sa suonare uno strumento musicale può contare sempre su un amico pronto ad aiutare senza chiedere nulla in cambio.

Trefiletti Fortunato 01-2Fortunato Trefiletti è un musicista reggino, ormai noto in città, che ha investito tutto sulla musica. Il suo approccio al mondo delle note avviene a tredici anni, ricorda anche la data, era il 12 luglio di trentuno anni fa, quando per la prima volta, imbraccia una chitarra. Da allora, la chitarra è la sua compagna di vita. “Non ho mai pensato di fare il musicista di professione - confessa Trefiletti - è cominciata come una passione e dal 2001 è diventata anche un’attività lavorativa”.

Perché ha scelto la chitarra o meglio, perché si sceglie uno strumento piuttosto che un altro? “Sono convinto che siano gli strumenti a scegliere noi - afferma - quando ero piccolo mia madre mi faceva ascoltare “Tu sei l’unica donna per me” di Alan Sorrenti; c’è un riff iniziale di chitarra, ogni volta che sentivo la chitarra elettrica, avvertivo sensazioni fortissime. Noi vibriamo alla stessa frequenza degli strumenti, potevo scegliere la batteria o il pianoforte, quest’ultimo bellissimo, ma non riesce a permearmi a livello di sonorità come la chitarra.

Ho iniziato a suonare per divertimento, a prendere i primi accordi; quando ho iniziato non era così facile come oggi, non c’era internet, anche l’approccio agli acquisti degli strumenti era più faticoso, costavano molto di più. Era una passione che i genitori tendevano ad arginare”.

Fortunato ha frequentato il Conservatorio statale Fausto Torrefranca di Vibo Valentia, studiando chitarra elettrica e classica. “Mi sono diplomato anche in jazz - sottolinea - non sono un jazzista ma ho una formazione a 360°”.

Musica che passione! Ma anche musica che professione! E’ il caso proprio di dirlo per Fortunato Trefiletti che, una volta imbracciata la chitarra e trascorsi gli anni di studio al Conservatorio, decide di aprire una scuola di musica nella sua città.

Come nasce questa idea? “Nasce fortuitamente - racconta - nel 2001 andai a comprare uno strumento musicale e trovai in fondo ad un depliant Yamaha, la scritta “Info sulle scuole di musica Yamaha” (il brand sia per il reparto motori che musicale, nda), ho visto questo catalogo ed ho chiamato per avere maggiori informazioni”.

Scuolamusica Mediterranea 01-2Una vera e propria illuminazione per il musicista che nel 2002 è stato chiamato a fare un’audizione per la Yamaha “con all’epoca il direttore nazionale Sergio Franzosi” e, con un altro ragazzo, nel 2003, apre la Scuola di Musica Mediterranea. Domenico Pizzimenti è il ragazzo con cui Fortunato comincia l’avventura dell’insegnamento musicale ed, ancora oggi, è il suo socio nella scuola sita nella centralissima via del Torrione 103/b.

“Lui insegna batteria ed insieme portiamo avanti l’attività didattica impartendo lezioni non solo di batteria e chitarra, ma anche percussioni, pianoforte e canto, sempre indirizzo moderno”.
Sono trascorsi ormai venticinque anni dall’apertura della scuola, “incoscienza o lungimiranza?” si chiede tra il serio e il faceto lo stesso Trefiletti.

“Abbiamo deciso di portare avanti gli strumenti che i ragazzi oggi riconoscono maggiormente, ahimé la musica è cambiata - spiega - i teatri sono pochi come le stagioni concertistiche, anche i giovani disconoscono il panorama degli strumenti classici. Noi da sempre abbiamo perseguito l’insegnamento degli strumenti a carattere elettrico, pianoforte, chitarra e batteria”.

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La scuola è per giovanissimi ma anche per adulti “Diciamo che la musica non ha controindicazioni, parte da cinque anni di età e l’approccio è con il pianoforte, lo strumento più immediato per tutti fino a settantacinque anni. Tra i miei discenti, il ragazzino più piccolo aveva sei anni e l’allievo più grande, un signore di settantotto anni. Mi diceva, quando vengo qui per me è una boccata d’ossigeno ed io ho raggiunto il mio obiettivo”.

Che risonanza ha avuto l’apertura della scuola in città? “All’inizio c’era un pò di curiosità, una persona giovane che si immette nel mondo della didattica non è ben vista. Di solito l’insegnante è visto come una persona più matura con degli anni sulle spalle, che dà un senso di solidità, ma non è così, la preparazione e la parte anagrafica non sempre camminano di pari passo.

Noi abbiamo cercato di portare avanti la nostra passione, ci piace studiare, tutti i nostri collaboratori sono professionisti, pluridiplomati al Conservatorio, la professionalità è per noi un punto di forza. La scuola di Musica Mediterranea di Reggio Calabria, poi, dal 2010 è tra i centri Trinity internazionali per il rilascio di certificati riconosciuti per quanto riguarda gli strumenti moderni. Il 18 maggio siamo stati scelti come migliore realtà nel sud Italia da Trinity e saremo a Catania, dove alcuni dei nostri ragazzi si esibiranno. Chi frequenta la nostra scuola può sostenere l’esame per il certificato Trinity”.

Il nome Mediterranea è un chiaro richiamo alla nostra terra, che spazio ha la musica nel Sud?
“Una bella sfida, perché nel Sud in generale i musicisti sono super preparati, questa terra esporta talenti, però operano con più risonanza da Roma in su, perché, ahimè, manca il circuito organizzativo, e cioè avere agenzie di booking che procaccino le serate.

Il musicista dovrebbe limitarsi solamente a suonare, ognuno dovrebbe avere un ruolo nella macchina della musica, come quello che sostituisce le chitarre, le corde durante i concerti, ci dovrebbe essere l’agenzia di booking, la casa discografica, l’organizzatore di concerti, gli studi di registrazione, le sale prove, mentre qui non ci sono spazi devoluti all’aggregazione musicale. Veri e propri music club non ne esistono, ci sono locali di ristorazione adibiti per la musica live, gli spazi per i musicisti non sono consoni come le sedute del pubblico”.

Insomma Fortunato Trefiletti denuncia le difficoltà di fare musica a Reggio Calabria. “Ci sono molti musicisti preparati ma per trovare uno sbocco occorre uscire fuori dalla Calabria perché la macchina organizzativa della musica si inceppa”. Difficile ma non impossibile.

Trefiletti ha pure costituito una band che fa musica dal vivo. “Da quest’anno sto portando avanti il trio che porta il mio nome con due musicisti della zona jonica, Stefano Panuzzo al basso elettrico e Federico Placanica alla batteria. Una band con cui riarrangiamo brani famosi dai Beatles ai Rolling Stones passando per i Dire Straits, non nelle versioni che si conoscono, io metto sempre del mio per vestire diversamente un brano. Farlo originale è intoccabile, è meglio non avvicinarsi, sono talmente dei mostri sacri che non è possibile impreziosire ciò che è già perfetto”.

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Che significato ha essere rimasto qui? “Il mio motto è “non esistono cose impossibili”, se io riesco a cambiare l’approccio mentale non solo musicale a qualcuno dei miei allievi e cioè che dobbiamo scrollarci di dosso la mediocrità, se noi miglioriamo, automaticamente migliora la città in cui viviamo; quel ragazzo sarà catalizzatore per un altro e così via in una reazione a catena di propensione a credere alla nostra terra. Il fatto di rimanere qui mi spinge a fare qualcosa per cambiare”.
Attraverso la musica quale messaggio si può veicolare? “La musica permette a chiunque di avere delle sensazioni. Ognuno di noi ha dei brani che ci richiamano a sensazioni forti vissute e rimaste nella memoria, quel brano ci ricorda e ci fa rivivere momenti particolari. Spero che molti ragazzi rimangano nella nostra terra e si impegnino non solo nel campo musicale per scongiurare il pericolo che questa città possa morire”.

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