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Sabato, 27 Aprile 2024
Lo Stretto necessario

Lo Stretto necessario

A cura di Roberta Pino

Ortì

Colline in fumo, nel Reggino cosa non funziona sul fronte incendi?

Lo sfogo amaro di Alessandra Zagarella, titolare dell’azienda olivicola Sant’Anna di Ortì, distrutta di recente dalle fiamme

Quando un albero muore è un dramma per l’intera umanità. I recenti roghi nel Reggino, che hanno e stanno interessando la zona pre aspromontana della città dello Stretto, rappresentano l’ennesimo segnale di “disconnessione” tra l’essere umano ed il pianeta Terra. “Tutto è in relazione”, “tutto è connesso”, questi i ritornelli che tornano continuamente nella Laudato si’, l’enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune. Mantra che abbiamo dimenticato di ripetere e vivere giorno per giorno, ahimè!

Tra le molteplici situazioni disastrose provocate dagli incendi, ce n’è una che colpisce profondamente. Da qualche giorno ormai, basta alzare di poco lo sguardo per assistere ad uno “spettacolo” che fa male: tutta la collina di Pentimele circondata da fiamme alte e vigorose e i canadair in azione, definiti “i bombardieri buoni” che salvano i boschi, che sorvolano continuamente le nostre teste a bassa quota.

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Azienda olivicola Sant’Anna di Ortì

Circondata e avvolta dal fuoco è stata anche l’azienda olivicola Sant’Anna di Ortì, gestita dalla famiglia Zagarella. In poche ore le fiamme hanno distrutto alberi di ulivi centenari, un dolore vedere perire sotto i propri occhi anni di sacrifici e non poter fare nulla per impedire tale distruzione! “Per tre giorni le fiamme hanno bruciato tutta la montagna da Vito fino ad Ortì - racconta Alessandra Zagarella - insieme ad una tappa del Sentiero Italia del CAI, (che attraversa l’Aspromonte, la Sila, il Pollino e tutti i grandi parchi calabresi, ndr), un patrimonio ambientale stupendo andato in fumo.

Il 6 luglio scorso il fuoco è arrivato sul Piano di Sant’Anna, un’isola felice dove c’erano circa seicento alberi di ulivi secolari piantati da mio nonno durante la prima guerra mondiale. Erano tutti alberi potati ed in produzione, un uliveto biologico certificato con una fascia tagliafuoco che circondava la proprietà. Sarebbe dovuta bastare per impedire il propagarsi delle fiamme - sottolinea l’imprenditrice reggina - ma il vento ha fatto volare le scintille ed ogni albero è diventato una miccia per gli altri. I canadair sono intervenuti, ma non è bastato per spegnere le fiamme”.

E Alessandra Zagarella ha visto, in poche ore, andare in fumo tutti i sacrifici messi in campo da quattro generazioni, dal nonno al figlio che, tornato da Milano, voleva portare avanti l’azienda di famiglia. Un dolore per questa famiglia misto a rabbia e indignazione, quando hanno constatato che un intervento più opportuno e mirato da parte dei soggetti deputati allo spegnimento dell’incendio, avrebbe potuto limitare i danni ormai irreversibili.

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La denuncia

"Non basta spegnere le fiamme con i canadair e gli elicotteri - sostiene l’imprenditrice - è necessaria la bonifica da terra perché, con il vento, il fuoco continua a propagarsi”. “Gli attempati operai di Calabria Verde hanno collaborato nello spegnimento fino alle 17:00 perché dopo finiscono il turno e comunque ci hanno comunicato che "loro non possono spegnere gli olivi in fiamme".

I vigili del fuoco hanno giustamente protetto prima le case ma hanno lasciato che il fuoco distruggesse tutti gli alberi centenari perché anche loro "non devono spegnere gli alberi". A mani nude con la mia famiglia, di notte, abbiamo spento centinaia di focolai con taniche e bottiglie d'acqua e con la forza della disperazione. Ancora oggi stanno spegnendo gli olivi carbonizzati ridotti in cenere. Un patrimonio ambientale olivicolo centenario andato in fumo!!"

Queste le amare parole diffuse da Alessandra Zagarella, in un post pubblicato sui social il 7 luglio scorso, e l’imprenditrice ha denunciato alle forze dell’ordine l’inerzia dei soggetti deputati allo spegnimento dell’incendio; le indagini sono ancora in corso.

Zagarella post social 02-2

"Ho fatto una denuncia dettagliata - spiega - siamo stati abbandonati e ci siamo dovuti difendere da soli per spegnere il fuoco, a rischio delle nostre vite. Si sono bruciati cinquecento ettari di terreno, da Reggio fino ad Ortì e l’unica possibilità di salvezza è che il Comune chieda lo stato di calamità e che l’azienda Calabria Verde ed i vigili del fuoco facciano la loro parte, spegnendo gli incendi a terra.

C’è un sistema antincendio che non funziona - denuncia - in quattro giorni avrebbero dovuto spegnere l’incendio, non è possibile spendere denaro pubblico in questo modo senza fare la bonifica a terra. Quando si agisce solo dall’alto, l’incendio sembra spento, ma basta una scintilla ed il fuoco ricomincia a propagarsi. La collina di Pentimele e il Sentiero Italia fino ad Ortì sono bruciati. Noi abbiamo perso circa sei degli undici ettari di proprietà e non potremo raccogliere olive dagli alberi rimasti per i prossimi cinque anni".

Il cimitero didattico degli alberi

Orti incendio azienda zagarella 02-2Un danno umanitario ed un patrimonio calabrese che va in fumo. Resta l’amarezza di cosa si sarebbe potuto fare ma Alessandra Zagarella non si rassegna e vuole sensibilizzare le coscienze. "Voglio creare il cimitero didattico
degli alberi, portare i turisti per far vedere come un albero, da rigoglioso, in una notte può diventare una carcassa. Per far capire che, insieme agli alberi, sono morti anche tutti gli animali, dalle coccinelle, ai cinghiali, agli uccelli".

Fare chiarezza sull’applicazione della normativa antincendio

E una gran confusione legislativa regna sovrana in merito alle misure antincendio e tutta la Calabria è a rischio. "Come ambientalista e consigliere del CAI, abbiamo predisposto un documento inviato alla Regione che non ha recepito nulla. Come si pretende di fare prevenzione organizzando la riunione antincendio a luglio quando gli incendi sono attivi già da maggio? Quali sono gli strumenti per tutelare il nostro territorio? Un’ora di canadair costa 6mila euro, l’elicottero 2mila euro e non bastano questi mezzi, perché se gli operai non vanno a spegnere l’incendio da terra, il fuoco cammina e si propaga.

I vigili del fuoco e Calabria Verde hanno l’obbligo e l’onere di fare la bonifica a terra e, nel mio caso, non è stata fatta. Siamo solo all’inizio dell’estate, chi pagherà questi danni ambientali? I piromani devono essere puniti, ma l’omissione di soccorso per gli alberi non è meno grave. Nel codice civile non esiste l’omissione di soccorso per gli alberi perché sono considerati cose. Noi siamo stati lasciati soli. Una proprietà difesa con i denti per essere tramandata ai figli ed un progetto distrutto" chiosa con amarezza l’imprenditrice reggina.

E pensare che proprio di recente l’azienda olivicola Sant’Anna di Ortì è stata premiata come “Città dell’olio” dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria, un’eccellenza locale riconosciuta in tutta Italia. "Avevo dei progetti per il futuro, tra cui anche l'esportazione di olio in Cina, ma il fuoco ha distrutto un progetto di vita che dura da quattro generazioni".

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Proposte

E Alessandra Zagarella fa delle proposte: che si faccia chiarezza sul mare magnum del sistema legislativo antincendio, stabilire chi deve spegnere il fuoco dagli alberi, solerzia del comune nella richiesta dello stato di calamità, che ci possa essere un progetto di finanza agevolata, anche da parte dell’Università di Agraria, un sistema di aiuto e di ricostruzione per tutte le aziende che sono state danneggiate dal fuoco.

"Dobbiamo ricreare lo stesso numero di alberi per i posteri - afferma Zagarella - avevo un progetto per assumere tre persone nella mia azienda, adesso non posso più - e conclude - ci sono grossi interessi dietro un incendio, qualcuno ci guadagna ma tutti ci perdiamo quando muore un albero".

Pensa che in un albero c'è un violino d'amore. Pensa che un albero canta e ride. Pensa che un albero sta in un crepaccio e poi diventa vita. (Dalla poesia “Tu non sai” di Alda Merini)

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