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Lunedì, 29 Aprile 2024
Scalino19

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A cura di Antonio Marino

Elisa: un'inaspettata piccola scuola di vita, una mano e una zampa che sanno di futuro

Primo appuntamento de “Il Siparista”! Un viaggio tra donne e uomini che rendono viva questa porzioncina di storia che il buon Dio nominò Reggio Calabria

È una domenica ombrosa: lo scirocco schiaffeggia guance e giacche, i nuvoloni fanno da cappello a una Reggio che pullula di famigliole, coppie, piccole bande di ragazzotti. Con Giada, mia moglie, cerchiamo e becchiamo parcheggio nei pressi di piazza Carmine: un tempo, l’affascinante piazza, era approdo e partenza di autobus, era porzione reggina dedita al mercato e allo scambio commerciale, era spazio vivo per chi in città arrivava dalla provincia e per chi desiderava far proprio il frutto della terra e del lavoro dell’Uomo o azzannare un panino imbottito…!!

Ora, alla domenica, incastrati nella corsa della vita, ci stanno due immancabili piccoli momenti: l’acquisto dei giornali e, perché no, delle figurine panini, e, poi, delle pastarelle! Parcheggiata la macchina, raggiungiamo l’edicola, percorrendo dapprima via fra’ Gesualdo Melacrinò, quindi abbracciando il corso Garibaldi in direzione nord.

Fatti pochi passi sullo stradone principale, c’impuntiamo! Addossata alla parete fra due negozi, alla destra nostra e a terra accovacciata, tra zaino e buste, ci sta una ragazza; insieme a lei un cane meticcio dal pelo bianco nero rosso. Mia moglie custodisce l’innato trasporto verso i cagnolini: istintivamente s’abbassa ad accarezzarlo. Il cane, simultaneamente, s’alza sulle zampe, quasi attendesse l’incontro.

“Signuri’ – esclama la ragazza – gl’hai fatto simpatia! So’ belli gli animali, so’ meglio degli uomini”. Il mio, fa Giada, si chiama Artù, è un labrador coccolone. “Lei è Sofia – continua la ragazza – è buona sai. L’unica cosa: mangia solo le cose che le piacciono. Se le do alternative le guarda e le scanza. Piuttosto, sai se c’è qui vicino un negozio che ha cose per animali? Vorrei prenderle qualcosa per mangiare a pranzo”.

Mentre le due donne riflettono, l’una seduta per terra, l’altra piegatasi sulle ginocchia, mi viene in mente che il primo appuntamento de “Il Siparista” incombe e, a quanto pare, il divin Creatore lo sta…dipingendo innanzi agli occhi miei. Avverto l’urgenza d’intrufolarmi nella chiacchiera: l’unico modo che trovo, utile e garbato è…comunque, e indico mia moglie, lei è Giada ed io Antonio.

E poiché le nostre mamme e i nostri papà c’hanno insegnato cosa si fa in questi casi, entrambi allunghiamo il braccio affinchè la nostra mano destra avvolga quella della ragazza. “Io sono Elisa, signuri’”, fa la ragazza, spiazzata da quelle due mani incombenti, che poi a sua volta stringe. “Non sono di qua, sono arrivata ieri – aggiunge Elisa con spontaneo candore – mi fermo qualche giorno, vediamo come va”.

Nel frattempo Giada, delicatamente, cerca di capire se si può, in qualche modo, essere utili, in special modo per la meticcia Sofia! Elisa, però, s’addentra, spontaneamente, nel racconto: “m’è morto l’uomo, so’ rimasta sola e sono andata fuori di testa. Ho solo lei – e il luccichio degli occhi indica Sofia, la meticcia dai tre colori – e non ho voluto cercare un nuovo uomo. L’amore è uno, non puoi cambiarlo come le mutande”. E rivolgendosi a me: “tienitela stretta sta signuri’, ha un viso bello!”

E scrutando entrambi: “non lasciatevi mai soli, statevi insieme, usate ogni minuto per stare uno con l’altra. La vita scappa e, a un certo giorno, possiamo solo rimpiangere quello che non abbiamo voluto vivere con chi amiamo”.

Elisa è una ragazza napoletana, e la cadenza, assolutamente partenopea, mi fa sperare che in pasticceria ci siano ancora delle sfogliatelle alla crema bianca…!!! Elisa stava a “Chiaiano, io lei – Sofia, la cagnolina – e il mio uomo. Morto lui ho lasciato tutto. Ho chiuso la porta dietro alle spalle e ho cominciato una vita diversa. Voglio vivere la terra, quasi per restare assai vicina al posto in cui sta il mio uomo, nella terra…”

Non ha risentimento o rabbia, Elisa: racconta la sua tragedia e il suo modo di reagire con calma, senza tirare il viso e senza nessuna sollecitazione. Desidera che gli altri non facciano loro la sua sorte: “stavo a usci’ pazza se restavo tra le ciancianelle della nostra vita. Un brutto male se l’è portato via in poco tempo: gli sono stata accanto dimenticandomi pure che dovevo mangiare.

L’amore, vero, però, signuri’, ti fa sentire la pancia piena, e non ti senti stanco quando fai una cosa per l’amore tuo. Quando è morto mi sono sentita sola, non lasciata sola ma rimasta senza un motivo giusto per continuare a fare quella vita in quella casa nella nostra città. Così ho affittato il Cielo e i muri dei palazzi in ogni città: saranno loro, ho detto a Sofia, la nostra nuova casa”.

Tant’è che attorno ad Elisa e Sofia non c’è segno di richiesta d’aiuto: di certo, però, il buon cristiano noterà la compostezza di una vita che non pretende, non importuna, sorride solo. E lo fa senza forzatura alcuna. Vivi in strada? Mi faccio coraggio e, interessato io, chiedo: “si. Non me ne vergogno. Sto lontana da quelli che bevono o rubano. I miei orari me li danno il sole che sale in Cielo e il buio che a poco a poco si piglia le strade. Cerco posti che mi aiutano a vivere ancora: la vita non va buttata nel cesso, c’è stata data e la dobbiamo vivere. Certo, signuri’, volevo viverla col mio uomo, ma ora devo viverla per Sofia e, poi, chissà, qualche minuto posso pure io diventare utile a qualcuno per qualcosa. E in quel minuto mi devo fare trovare pronta”.

Fra denti e labbra mi vengono una decina di altre domande: taccio. Forse, “Il Siparista”, non poteva sognare migliore esordio: uno scambio di vita e speranza con una ragazza che confida nell’ospitalità delle genti che vivono nella Città nata alla fede con la predicazione dell’Apostolo Paolo, quello che, guarda tu, compose il famoso Inno alla Carità…

La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta… Buona vita Elisa: le stelle veglino su di te, il sole, lungo il cammino tuo, illumini i tuoi passi… Ciao, ciao!

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