What’s left?, il via ai convegni sull’essenza della sinistra
Era il 1992, quando è stato organizzato dalla Fondazione “Carlo Rosselli convegno internazionale “What’s left?”. Da allora fino ad oggi, si sono succeduti migliaia di articoli, saggi, incontri, conferenze su questo tema. Demetrio Delfino (per la parte politica) e Gianfranco Cordì (per la parte filosofica) a 28 anni di distanza danno il via alla rassegna “What’s left?”
Dopo il primo incontro di martedì 18 febbraio al Circolo Reggio Sud ogni martedì alle ore 19, verranno presentati rispettivamente i convegni: “Destra e sinistra”, “Che cosa vuol dire essere di sinistra?” e infine “La sinistra di fronte alla globalizzazione”. "Il nostro è un tentativo- affermano i due curatori della rassegna- di riflettere con il supporto del pubblico presente che sarà parte in causa attiva e non semplice spettatore passivo non solo sul concetto di sinistra usato oggi veramente a sproposito da molti, ma anche sulla società e la politica attuali. Partendo dai grandi temi filosofici contenuti nella nozione di “sinistra” (fin dalla sua fondazione subito dopo la Rivoluzione Francese) nel corso dei dibattiti - moderati da Maria Spoto col consueto garbo ed eleganza – si arriverà a planare sulla situazione socio-politica che caratterizza l’attuale globalizzazione dei mercati e della finanza, la crisi del concetto stesso di “politico” e le dinamiche inedite che ha preso il concetto di lavoro davanti alla robotizzazione e alla precarietà delle condizioni di vita".
Quello di Delfino e di Cordì – che è dottore di Ricerca in “Pensiero Politico e Istituzioni” presso l’Università di Catania – e di Delfino – presidente del Consiglio Comunale di Reggio Calabria – è un tentativo culturale-politico di approfondimento sull’essenza stessa della sinistra e sull’essere, oggi, di sinistra. Un tentativo che si pone all’interno del grande solco della speculazione contemporanea (da Norberto Bobbio a Massimo Cacciari) e che intende ripercorrere il DNA stesso dell’uomo di sinistra alla ricerca di quelle che sono le sue motivazioni più originali e pregnanti con le quali (e per mezzo delle quali) egli giustifica la propria appartenenza politica. Che è, al tempo stesso, non solo una posizione che si fa valere solo al momento del voto o nella partecipazione a qualche comizio ma è, invece, prima di tutto un “modo di essere”. Un modo di stare al mondo. Una costellazione di comportamenti e di concetti che l’uomo di sinistra si porta dentro sempre e che fa valere nella sua vita in società.