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Lo Stretto necessario

Lo Stretto necessario

A cura di Roberta Pino

Special Olympics: la sfida ambiziosa e possibile per un cambiamento globale

Il mondo della disabilità nella visione inclusiva di Giuseppe Lombardo, avvocato e direttore provinciale di Special Olympics Reggio Calabria

Un tempo prezioso quello trascorso con Giuseppe Lombardo, avvocato e direttore provinciale di Special Olympics, l’associazione a livello internazionale nata per sensibilizzare la società intera alle capacità delle persone con disabilità intellettiva. Il professionista reggino ha assunto, da circa quindici anni, l’incarico dirigenziale all’interno di Special Olympics Reggio Calabria, dopo che il sodalizio si era sviluppato in tutto il mondo, anche in Italia, con una struttura nazionale, regionale e provinciale.

Abbattere i muri dei pregiudizi costruiti negli anni intorno a chi è considerato, a torto, improduttivo per una società assediata e sopraffatta dal successo e dal risultato, è il leit motiv della rete sportiva mondiale e lo sport è la chiave di volta per demolire queste barriere.

All’origine della creazione di Special Olympics in America c’è la fondatrice Eunice Kennedy Shriver la quale, circa cinquant’anni fa, avendo in casa una parente affetta da trisomia del 21, “maturò il concetto che, attraverso il movimento fisico, il soggetto riusciva a comprendere il sé nel luogo e nello spazio. Prendere coscienza di sé e della propria disabilità è tra le cose più difficili da fare - spiega l’avvocato Lombardo - coinvolge, in primis, la famiglia, per la quale un figlio disabile, in qualche modo, rappresenta un sogno infranto”. Come farlo è il passaggio successivo.

Lombardo Giuseppe-6Giuseppe Lombardo, (foto di Antonio Sollazzo), ha uno sguardo chiaro, concreto e rivoluzionario sulla tematica, per essere cresciuto accanto al fratello maggiore Michele, affetto da sindrome di down e per credere fino in fondo che integrazione ed inclusione non siano solo appannaggio di una evoluzione lessicale ma che possano diventare i percorsi per migliorare la società in cui viviamo. Ma torniamo al concetto di coscienza dello stato di disabilità.

“La stimolazione del solo intelletto non è sufficiente - spiega Lombardo - l’attività motoria consente invece di potersi percepire nello spazio, nel luogo fisico e ciò permette l’interazione con gli altri. Questo è il significato di Special Olympics, lo sport non fine a se stesso ma come strumento di crescita nel proprio percorso di vita”. Dall’atletica leggera al nuoto, dal karate al bowling, dal basket al volley, ampio è il palmares delle discipline sportive praticate da SO.

E nel territorio provinciale tre sono le associazioni sportive dilettantistiche che vi appartengono: Andromeda, Girasoli della Locride, Aquilone e la Strada. “Le asd diventano il ganglio attraverso il quale si crea quel sistema di comunicazione tra famiglia, atleta e territorio” afferma l’avvocato Lombardo che sottolinea l’importanza della logistica per la pratica delle discipline sportive. “L’Andromeda asd è stata la pioniera con Luisa Elitro, oggi presidente regionale di Special Olimpics Calabria. La professoressa Elitro, insegnante di educazione fisica ed ex atleta, è stata la prima ad affiancarsi, circa quarant'anni fa, alla disabilità in maniera genuina”.

Fondatrice dei Girasoli della Locride è Irma Circosta, mamma di Giuseppe e di Michele Lombardo che, nel 2017 durante il Family Campus, chiese al direttore nazionale Montemurri di poter creare un focus sulla Locride, “in quattro anni siamo riusciti a realizzare un sistema con trenta famiglia. Nel momento in cui abbiamo fatto conoscere cosa fosse Special Olympics, che in concreto significa per le famiglie aver qualcosa da far fare al proprio figlio, con un certo stile, abbandonando il provincialismo al quale purtroppo si è avvizziti, ha rappresentato, soprattutto in quelle zone, una rivincita con se stessi e con le famiglie, una forma di nuova vita per tutti.

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Andromeda e Girasoli della Locride oggi rappresentano scogli prorompenti -sottolinea l’avvocato Lombardo - con una facilità di coinvolgimento degli enti locali che è un pò più difficile per Reggio Calabria, a causa dei numeri e per una maggiore complessità. Però non ho mai trovato da parte di nessuno un atteggiamento negazionista o negativo, ma sempre molto propositivo, con le difficoltà imposte dai canali burocratici per la concessione di un’aula piuttosto che di una struttura in cui praticare sport”.

Ecco che lo sport diventa strumento di inclusione sociale e non mero agonismo, “in cui arrivare primi non ha l’importanza che comunque per l’attività sportiva è giusto che abbia”. Una struttura verticistica nazionale quella di SO in cui in ogni singola cellula di cui si compone, all’interno della regione e della provincia, ci sono delle aree di riferimento. Al centro c’è l'atleta intorno al quale confluiscono l'area psicopedagogica, la famiglia, i volontari, l’area tecnica e scolastica. Ogni settore poi organizza al proprio interno una serie di eventi, ognuno secondo le proprie competenze. Ogni due anni si svolgono, poi, gli europei ed ogni quattro, i mondiali. “Michele è stato vice campione mondiale ad Atene nel 2011 e in partnership con l’Adspem, ha attraversato lo Stretto a nuoto” sottolinea con orgoglio l’avvocato Lombardo.

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In tempi di pandemia, anche gli atleti e le famiglie di SO sono stati sottoposti a dura prova. “I miei atleti hanno sofferto le difficoltà di tutti, con un disvalore aggiunto perché l’assenza di trasporto fisico incide, in maniera importante su un soggetto affetto di disabilità. Per un down non abbracciare una persona è terribile, anche nella consapevolezza della paura di un virus. Però aldilà di questo dato psicologico, che coinvolge tutti, Special Olympics è riuscito a trovare una porta da aprire. In termini digitali, abbiamo trasformato ciò che prima si faceva fisicamente insieme agli altri presso strutture sportive, in pomeriggi dedicati a celebrare gesti atletici.

Grazie alla sagacia a livello nazionale, sono stati inventati gli smart games, i giochi virtuali, gesti atletici il più vicino possibile allo sport di derivazione. Per niente facile, è stato però bellissimo coinvolgere il familiare e l’atleta, anche a livello creativo. Un modo che ha impegnato giorni in attesa della preparazione del migliore gesto da ritrarre col cellulare e da inviare a chi di competenza. In qualche modo siamo riusciti non solo a distogliere l’attenzione dal covid, ma a far praticare attività motoria”.

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Una pagina non ancora completamente scritta è quella dell’integrazione e dell’inclusione. “Al di là della terminologia, inclusione ed integrazione non sono veramente sovrapponibili - chiarisce l’avvocato Lombardo - una cosa è far entrare nel gruppo una persona, una cosa è farla partecipare nelle decisioni del gruppo. Sono due piani diversi. Una volta il disabile era rappresentato come un problema, oggi sta diventando una risorsa, anche da un punto di vista lavorativo”.

E Lombardo racconta dell’esperienza di inclusione di persone disabili all’interno di grandi aziende. Una vicinanza che ha creato un effetto positivo “c’è stata una maggiore produzione per l’azienda in quella giornata”. Un cambio di visione del disabile da problema ad opportunità, necessario per la creazione di un rapporto osmotico tra mondo della disabilità e mondo del lavoro, non solo dal punto di vista lavorativo ma soprattutto sociale.

Chi stabilisce cosa può o non può fare un disabile? “Il concetto binario di cosa si possa o no fare, regna ancora oggi come principio nelle scuole, ma occorre bandirlo. Bisogna uscire dalla realtà miope per cui si tenevano chiusi in casa questi ragazzi. Attraverso lo sport si può fare. Se si organizza una squadra composta da tre disabili e due abili, ciò ha un effetto prorompente a livello sociale, la persona vede la squadra non il disabile. Infatti lo sport unified è una delle direttrici in cui va Special Olympics. Abbiamo creato il volley, il calcio e il basket unificati con squadre miste. Una visione già realizzata, non è utopia, è aderenza alla realtà. Il punto, adesso, è andare oltre”.

Quando ci sarà l’integrazione? “Quando una persona disabile potrà dire la sua. Altrimenti ci sarà sempre un effetto sostitutivo dell’altro. I dubbi ancestrali che suscita un diverso da te sono avvolti dalla paura che deriva da ciò che non si conosce. Quando ci si rivolge ad un disabile non si sa mai se le cose che gli dici sono sbagliate o giuste, se la carezza è un gesto di conforto o di allontanamento. La conoscenza di quel mondo sgretola la paura. Il nostro ruolo è divulgare e stare loro accanto”.

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L’ulteriore step è l’attribuzione ed il superamento dei limiti. “Quando si ha a che fare con un disabile i limiti non sono suoi, siamo noi ad attribuirgliene. L’idea di superare quel limite pone nella condizione di illimitatezza dei risultati. E’ come il colibrì che per peso specifico, ampiezza alare e battito fisicamente non può volare, ma non sa di avere quei vincoli, e compie vere e proprie trasvolate. Se ci mettiamo in questa proiezione di idee nulla è impossibile, tutto è fattibile ma poi l’idea va realizzata”.

E Special Olympics divulga tale verbo. “Lavora su tutto l’indotto sociale, sono una opportunità, mi piace definirli una sorta di antidepressivo. Le persone disabili hanno una caratteristica intrinseca, non conoscono la falsità, la malizia. E scrostano dal volto la maschera pirandelliana che ciascuno di noi veste quotidianamente. E’ uno specchio di se stessi, stando accanto a loro si cambia atteggiamento, non si vedrà una persona da aiutare, ma l’aiuto è verso noi stessi”.

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C’è ancora una sorta di tabù intorno al mondo dei disabili? “Siglati come non utili alla società e disgraziate le famiglie che li ha generati, la potenza e la forza dei miei genitori hanno frantumato quell’idea di disgrazia in cui erano caduti, creando la strada per Michele. Oggi per mia madre è un momento di rivincita, tante famiglie della Locride le scrivono grazie che ci sei”. Un’altra figura di riferimento è stata la maestra Rosita Martorana, “la prima maestra della scuola Principe di Piemonte di Michele, che ci insegnò come comportarci. Da lei abbiamo imparato tantissimo, ha spiegato ai miei, in primis, ed a me successivamente, come comportarci. Una donna di grande sensibilità ed esperienza”.

Mondo della disabilità ed istituzioni, un’altra pagina da riscrivere per l’avvocato Lombardo. “La creazione di un Ministero per le Disabilità è un sintomo di intelligenza che va oltre l’integrazione e l’inclusione - afferma - prendere coscienza che c'è bisogno di una struttura ma anche di un altro passaggio generazionale. Una struttura dove si crei una fucina di idee e si allenino dei manager, altrimenti il rischio è soggettivizzare tutto intorno ad una figura di riferimento”.

Il dopo di noi è l’anello debole della catena per Giuseppe Lombardo. ”Ecco perché un Ministero per le Disabilità può essere un’ottima fonte di approvvigionamento, per allenare i nuovi manager della disabilità. D’altronde il Disability Manager esiste come figura istituzionale. A Bologna, ad esempio, è un ruolo coperto da un disabile. Si tratta di una figura nominata dall’amministrazione che, in maniera manageriale, gestisce il tema della disabilità all’interno del governo municipale. E’ una sintesi tra il mondo della disabilità e quello dell’amministrazione”.

A che punto è il dialogo con il comune di Reggio Calabria? “Avevamo introdotto, con l’amministrazione Falcomatà, l’opportunità di creare uno sportello di Special Olympics all’interno del comune - racconta Giuseppe Lombardo - ho dato la mia disponibilità per consentire ai cittadini di manifestare esigenze, bisogni da discutere rispetto alla nostra rete sportiva.

E’ stato attivato un percorso rimasto però incompiuto. Mi rammarico di questo, avevo predisposto una sorta di protocollo d’intesa per creare uno sportello con la funzione di rendere più palese quello che facciamo noi e per garantire agli altri una opportunità. Mi rendo conto che non è facile per un comune aprirsi a tutti i servizi che fanno attività nei confronti della disabilità, ma ben venga l’idea di aprirsi a tutte le associazioni cittadine. Ecco perché il Disability Manager può diventare il sistema che assembli e colletti le istanze e le esigenze di tutti, come un unico tessuto composto da più organi”. Una sfida ambiziosa quella lanciata dall’avvocato Lombardo, ma il progetto non è impossibile da realizzare. C’è tanto da fare - conclude il professionista - e ogni giorno può essere la giornata giusta per fare una cosa buona”.

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