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Costruiscono un bunker per coltivare la marijuana, arrestati padre e figlio | VIDEO

La scoperta è stata effettuata dai carabinieri di Taurianova dentro una proprietà rurale. Sottoterra nascoste piantine già essiccate ed altre pronte per essere raccolte

Costruiscono un bunker sotterraneo per coltivare la marijuana. Padre e figlio finiscono nei guai a Taurianova. Nel corso di specifico servizio per la repressione dei reati in materia di stupefacenti, i carabinieri della Stazione di San Martino di Taurianova e di Taurianova,  coordinati dal colonnello Giuseppe Battaglia, insieme ai colleghi Cacciatori dello Squadrone Eliportato di Vibo Valentia, hanno arrestato Marco Recupero, 33enne pluripregiudicato di Taurianova e il padre Salvatore Recupero 62enne, in quanto ritenuti responsabili in concorso dei reati di coltivazione e detenzione di sostanza stupefacente del tipo marijuana e furto aggravato di energia elettrica. 

In particolare, i militari ritenendo che i due arrestati coltivassero sostanza stupefacente, hanno svolto una perquisizione in una loro proprietà rurale di Taurianova, ben protetta da muri perimetrali e da un professionale sistema di videosorveglianza. 

Oltre a varie buste con marijuana già essiccata, due piante di cannabis alte circa 80 centimetri e vari strumenti di pesatura e preparazione della sostanza, il tutto trovato in superficie, i carabinieri hanno notato una botola anomala che portava in un sotterraneo. Una volta aperta, scesi di qualche metro con una scala improvvisata e superata una porta in ferro, i militari si sono trovati davanti a una sofisticata piantagione, composta da 49 piante di canapa con una altezza di circa 80 centimetri l’una, in pieno stato vegetativo, con annesso impianto di ventilazione, illuminazione, aerazione e irrigamento automatico, e costosi dispositivi di temporizzazione.  

Le pareti erano coperte anche da alluminio per mantenere la temperatura e le condizioni interne ottimali. Una sorta di “bunker” dove però non era nascosto un latitante ma cresciuta una piantagione di marijuana ad alta produttività. Le piante, lo stupefacente e tutti i dispositivi rinvenuti sono stati sequestrati, e la sostanza sarà sottoposta ad analisi tossicologica. Una volta messa sul mercato illegale, la marjuana potenzialmente prodotta e venduta al dettaglio al grammo, avrebbe fruttato diverse decine di migliaia di euro. 

"Questo professionale e dispendioso impianto - spiegano dal Comando provinciale - era inoltre alimentato abusivamente mediante un collegamento alla rete elettrica pubblica, immediatamente verificato e disattivato da personale tecnico intervenuto". Successivamente, le operazioni di perquisizione sono state estese anche alle rispettive abitazioni dove è stato individuato un ulteriore allaccio abusivo alla rete elettrica che alimentava sia l’abitazione di  Salvatore Recupero, sia una vicina panetteria a lui riconducibile. 

I due quindi, sorpresi nel terreno della piantagione e titolari delle forniture di energia elettrica illecitamente asportata anche per far crescere le piante, sono stati tratti in arresto in flagranza dai carabinieri della Compagnia di Taurianova e il trentenne pregiudicato condotto in carcere, mentre il padre ristretto ai domiciliari fino al giudizio di convalida, a seguito del quale, il giudice del Tribunale di Palmi ha convalidato gli arresti e confermato il carcere per Marco Recupero e gli arresti domiciliari per il padre.  

L’intervento rientra nella più ampia e diffusa azione dei carabinieri della Piana di Gioia Tauro nel contrasto alla coltivazione di cannabis nel territorio, che ha già consentito di recente di individuare e distruggere una piantagione di 1.500 piante a San Ferdinando.

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