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Sabato, 27 Aprile 2024
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Crisi Reggina, i tre macro-problemi che alimentano una fase interlocutoria

Analizziamo la striscia di sconfitte amaranto, arrivata a 4 partite senza punti. Sabato ci sarà il Brescia al Granillo, dove si dovrà dimostrare di saper andare oltre le oggettive difficoltà

L’umore è sotto i tacchi e la delusione aumenta a dismisura. Dalle parti del Sant’Agata c’è amarezza per un inizio di stagione che ha sbattuto in faccia una dura realtà: la squadra al momento non è all’altezza di alte vette o parte sinistra della classifica, il meccanismo è ormai inceppato e serve un lavoro mirato per farlo ripartire. 

La Reggina è al centro di un fitto temporale e non ha a portata di mano un ombrello per potersi riparare. Le quattro sconfitte consecutive sembrano avere lo stesso identico copione e la situazione preoccupa non poco. Impossibile passarci sopra o considerare il tutto come una mancanza di fortuna. Dopo nove giornate di campionato, la squadra è in ritiro e si attendono risposte sul campo. Il primo passo è analizzare il perché della palese involuzione. Sembra facile portare a galla tre macro-problemi, che più di altri stanno incidendo sul periodo negativo.

Mercato estivo da rivedere

Precisiamolo, poiché non è mai abbastanza. Il direttore sportivo Massimo Taibi è sempre risultato l’uomo giusto al posto giusto. Conosce la realtà Reggina come le sue tasche e di calcio è un intenditore. L’ultima sessione di trattative sta, però, facendo emergere delle scelte non errate ma discutibili in relazione agli attuali risultati. 

Facile parlare con il senno di poi. Con una striscia di vittorie non si sarebbe mai affrontato il “problema mercato”, ma è chiaro che alla rosa amaranto manchi qualcosa. Il reparto che fatica a raggiungere la sufficienza è l’attacco. Portieri e difensori sono all’altezza, così come fasce e centrocampo rappresentano due zone costruite comunque bene. In termini di punte la storia è diversa. Rispetto all’anno scorso è rimasto il solo Denis, un calciatore che non può essere impiegato costantemente per 38 giornate. L’età non è un limite, ma un fattore certamente sì. Menez risulta al momento troppo discontinuo per essere valutato, Vasic e Lafferty faticano ad assimilare i dettami tattici di Toscano e necessitano di molto più tempo. Charpentier, invece, è rimasto quasi sempre ai box. Un nome, probabilmente, avrebbe dato qualche garanzia in più: Simone Corazza, così come Sounas ritornando per un attimo in mezzo al campo. 

Con i se e con i ma non si va da nessuna parte ed è chiaro che il mercato non sia il principale problema della crisi, ma una parte della torta è comunque dedicata alla compravendita.

Mentalità da rimodulare

Siamo certamente al cuore della questione. La Serie B è un campionato diverso e più competitivo della C. La gestione psicologica e il corretto approccio mentale ad ogni situazione spesso indirizza l’ago della bilancia e per la Reggina lo sta prepotentemente spostando verso il lato negativo. 

Gli episodi fanno la differenza e gli amaranto hanno dimostrato di essere poco efficaci nel saper indirizzare a loro favore l’andamento delle gare. Se le cose cominciano a non girare per il verso giusto, la squadra si sgretola, perdendo certezze e grinta. I cartellini, poi, meriterebbero un discorso a parte. Anche qui la mentalità è fondamentale, perché lucidità ed irruenza vanno bilanciate e non sta accadendo. Qui si nota la differenza di approccio che bisogna avere tra Serie C e B. In cadetteria la personalità degli arbitri permette di non passare sopra a certi provvedimenti disciplinari.

Risolvere tale aspetto è il compito adatto proprio a Toscano, che di mentalità giusta è un maestro. Facendo appello alla coesione del gruppo e al dare tutto per la maglia si spera di uscire dal tunnel, anche se potrebbe non bastare. Qui il calore del Granillo avrebbe fatto tanto.

Discorsi tattici

Non sarà un nuovo modulo a stravolgere le sorti di un campionato, l’aveva fatto intuire mister Toscano in conferenza ed è la realtà dei fatti. Che sia 3-4-1-2 o 3-5-2 cambia evidentemente poco. La Reggina ha un problema ben più grosso: fatica a giocare a calcio al livello della Serie B. L’impostazione dell’azione offensiva non ha mai convinto, l’area di rigore non viene riempita in maniera efficace e davanti alla porta si arriva poco, con difficoltà e senza trovare la via della rete con una certa continuità.

Il gioco rispetto alla Serie C di un anno fa non si è evoluto, dunque si risulta essere un passo indietro in relazione agli avversari. La pressione asfissiate, vero grande fiore all’occhiello della passata annata, si è vista solo a sprazzi nell’attuale stagione e va ricollegata alla mentalità non ottimale.  Anche qui sarà la mano di Toscano a dover fare la differenza, per trovare un assetto che dia maggiore propulsione offensiva e più soluzioni, così da valorizzare anche i singoli giocatori che possono risolvere le partite. Vedi Menez e Bellomo. Entrambi pilastri della squadra, ma apparsi quasi incompatibili se schierati insieme. Amano svariare, non lasciare punti di riferimento, ma così facendo si perde densità in area di rigore e anche numericamente è difficile incidere in zona interessante. La presenza amaranto davanti alla porta avversaria risulta spesso insufficiente.

Le uniche soluzioni sono calma e tranquillità, sensazioni che la dirigenza sta provando a trasmettere a squadra e staff tecnico. La piena fiducia a Toscano, meritata sul campo, dovrà rasserenare la piazza in attesa, però, di un calendario che a partire da sabato sarà fitto di esami. La scossa dovrà arrivare, con un segnale di cambiamento e adattamento alla Serie B più concreto. Il mister non può deludere le aspettative, è arrivato il momento di svoltare per evitare altre tipologie di valutazioni.

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