Derive festival 2019, prima tappa con il rapper antimafia Kiave
L'artista cosentino ha presentato ieri pomeriggio all'evento organizzato dall'associazione Laboratori musicali, il reading “L’animale dentro”
La musica è da sempre uno degli strumenti più incisivi per promuovere messaggi sociali. Tra tutti il rap è veicolo di conoscenza e vettore che smuove le coscienze. La prima tappa del “Derive festival 2019”, organizzato dall’associazione “Laboratori musicali”, parte da Reggio Calabria.
È il rapper cosentino Mirko Filice, in arte Kiave a intrattenere il pubblico di giovani e giovanissimi con “L’animale dentro”, ieri pomeriggio al Tpc di via Diana. Un viaggio di lettura che si apre con la riflessione delle parole da “L’animale” di Franco Battiato e si sposta, lontano nei secoli arrivando a Socrate.
“L’idea del reading – afferma Kiave - è quella di partire dalle strofe del rap italiano per poi arrivare ai poeti dell'antimafia e concludere in maniera trasversale”.“L’animale dentro” è un felice progetto che nasce grazie alla collaborazione con 'We Reading' (un modo per unire la lettura allo stare insieme, nds), una realtà nata a Cesena che però si sta espandendo in tutta Italia, una realtà composta da volontari che cercano di portare in giro i reading. Artisti, professori che leggono ciò che gli piace ma che non appartiene al loro percorso artistico.
“Io non leggo cose mie. I ragazzi mi hanno proposto un reading che è andato molto bene a Bologna e poi a Milano, lo abbiamo riproposto a Cosenza e a Lamezia. Lo scopo per cui io mi metto in gioco in questa cosa, che non è rappare, ma cercare sì di conferire dignità al rap italiano e sensibilizzare le persone al rapporto tra arte e antimafia. Come l'arte può dare una scossa all'antimafia e alle Mafie in generale”.
Il rap è mutato dalle sue origini, ci sono tanti cambiamenti in atto, cosa può dare ancora oggi?
"Dal rap sono arrivati tanti sottogeneri. Il rap che faccio io è quello collegato alla cultura hip hop. È una cultura con dei valori, che ormai ha più di 40 anni ed è contro le discriminazioni, contro l’ostentazione della ricchezza, contro tutto ciò che il rap vuol essere ai giorni d'oggi, specialmente nel momento in cui è diventato “trap”. Io e molti altri cerchiamo di usare il rap in modo costruttivo, come mezzo per arrivare alle persone. Un mezzo che può incanalare energie 'negative' in qualcosa di costruttivo e positivo: il rap ti prende dalla strada e ti scaraventa verso qualcosa di bello. Ormai si pensa, al contrario, che il rap prenda i bravi ragazzi, li scaraventi in strada a spacciare per poter dire qualcosa nei testi. È un periodo di confusione. Ma non per il rap legato alla cultura hip hop che, ancora oggi, è fatto anche da ragazzi giovani che lo fanno bene e continuano a rappresentare e mantenere i valori coi quali è nato”.
Quanto ha influito per un rapper nascere a Cosenza, in Calabria?
“Da uno a dieci penso 5 milioni. Perchè quando nasci in un posto è naturale e giusto assorbirne le tensioni, le negatività ma anche positività e voglia di costruire. Se dedico la mia vita alla lotta contro le mafie o a sensibilizzare le persone contro le discriminazioni è proprio perché qui le ho vissute e respirate anche se sono fuori da molti anni. Anche se vivo fuori da tanti anni, torno sovente a Cosenza perché i miei amici sono qui, come anche la mia famiglia. La tua terra non è quella che calpesti ma quella che vivi e che senti ogni giorno. Anzi è anche importante che da fuori si veda che la Calabria non è solo negatività. E io per questo mi impegno. Nascere a Cosenza mi ha segnato sia da un punto di vista musicale che culturale che personale. Ma rinascere a Cosenza per altre 500 vite, nel bene e nel male”. Il reading si è chiuso con un live, in esclusiva per lo spettacolo, un brano inedito dal titolo “Animalia” (prodotto da Macro Marco), scritto durante l’immersione nella riflessione sull’“animale” che porta dentro di sé".