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Venerdì, 26 Aprile 2024
Politica

Coronavirus, Pazzano "C’è bisogno di politica per costruire una città giusta"

Secondo il candidato a sindaco de La Strada, la soluzione per una comunità che rischia di esplodere sarebbe quella “casa per casa, strada per strada”

“Abbiamo un disperato bisogno di Politica, per uscirne migliori come comunità abbiamo bisogno di altri spazi dell’elaborazione che non siano i social”, queste le parole di  Saverio Pazzano di La Strada che in questa fase di emergenza chiede un cambio di prospettiva. 

Questo è il quadro della città che Pazzano dipinge in questo momento: “Politici vuoti di idee non aspettavano altro per risalire nell’affetto dei cittadini, messaggi chiari e diretti: state a casa, vigileremo perché nessuno esca. Controllo dell’ordine e sicurezza pubblica, panacea per chi negli ultimi anni si è distinto per assenza di capacità dai problemi reali, collaborazione allo smantellamento dello stato sociale e della sanità pubblica per quieto vivere e strategie di partito.

A costo zero più che un’operazione di maquillage è un vero e proprio processo di riverginazione. I problemi sono oscurati, le ferite del territorio sono aggravate e non se ne parla più, le povertà aumentano, ma si concede deliberatamente che mascherine, aperture e file del supermercati, conteggio dei tamponi siano gli unici argomenti di discussione”.

Secondo Pazzano anche in un momento del genere bisognerebbe “aprire critiche, proporre, mantenere alto il livello del confronto dello scontro anche con gli amministratori. Abbiamo il dovere di restare cittadini, non possiamo abdicare”.

“Alla politica locale dobbiamo chiedere altro-scrive Pazzano- assistiamo invece alla bullizzazione video dei “disobbedienti”, alle rassicurazioni di una ripresa economica tanto ripetute quanto vaghe. Sui social il sindaco si dispone con “messaggi alla Nazione” giornalieri.

I contenuti sono sempre gli stessi, con pochissime varianti. Sostanzialmente si tratta di variazioni estetiche sul tema “non si esce di casa!”. Fanno da contorno interventi minimi, spesso declinazioni di scelte del Governo o di proposte e azioni di gruppi cittadini per cui il sindaco si prende i meriti. Di fatto con pochissimo lavoro si ottiene il massimo di visibilità e consenso, in una dimensione comunicativa che appare da culto della personalità.

Assistiamo strumentalmente a una campagna elettorale a canale unico in cui le azioni messe in campo per la solidarietà sociale sono sempre le stesse (solidarietà spontanea dei cittadini, intervento dei volontari, supporto di professionisti a gratis…) ma in cui, come in una ipnosi di massa, tutto è riconducibile alla personalità del Sindaco che fa le locandine”.

A parere di Pazzano bisognerebbe intraprendere azioni diverse perché aggiunge “Il rischio per un territorio già depresso come il nostro è presto detto: l’aumento esponenziale di bisognosi, in ogni ambito. Questo potrebbe portare a una maggiore ricattabilità con un rafforzamento notevole della politica clientelare e della ‘ndrangheta”, la soluzione per una comunità che rischia di esplodere sarebbe la politica quella “casa per casa, strada per strada”.

“Davanti alle evidente sciagure di medici costretti a turni massacranti-continua Pazzano- lavoratori in crisi, concittadini reclusi in tuguri o abbandonati in strada da politiche locali oscene l’unico riferimento possibile è quello a Maria Antonietta: il popolo non ha pane, che mangi brioches!

Una politica da torre d’avorio, ma lo sapevamo già. Occorre ristabilire un confine netto tra pietismo e pietas. Il primo è tipico della politica d’accatto fondata sull’assistenzialismo, la risoluzione temporanea (quasi un favore) di un problema strutturale, il richiamo costante ai bisognosi e ai poveri perché si ha bisogno di loro per affermarsi come buoni presso la credulità popolare.

La pietas è invece uno sconvolgimento complessivo delle regole che determinano la diseguaglianza, è entrare profondamente nell’umanità e nel dolore per uscirne insieme, fare pure ciò che è sconveniente per l’affermazione delle giustizia sociale.

Il pio Enea che porta in spalla il padre Anchise compie un gesto che rompe un vecchio rigore estetico, fonda una nuova umanità con un gesto che sorprende perché nuovo. E non si è fatto un selfie. La lezione è tutta qui. È questo il momento di costruire una città giusta o sarà tutto come prima, ma con più retorica”.
 

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