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Lunedì, 29 Aprile 2024
Parità di genere

Adele Cambria e le altre, grandi donne che vogliamo nella toponomastica di Reggio Calabria

Udi sta promuovendo una raccolta di firme per sostenere la proposta, ma nelle intitolazioni delle vie cittadine non è ancora stato mai applicato il nuovo criterio di genere

Il parco Lineare Sud potrebbe portare il nome di Adele Cambria. E’ la proposta a lungo portata avanti dall’Udi (Unione Donne Italiane) reggina, rilanciata anche dal consigliere comunale Saverio Pazzano. Il movimento La Strada si occupa da anni della rappresentanza femminile nella toponomastica cittadina, impegno che ha permesso due anni fa di approvare all’unanimità in consiglio una modifica al regolamento per riconoscere il criterio della parità di genere nell’intitolazione di strade e piazze di Reggio Calabria.

In un post su Facebook Pazzano commenta: “Abbiamo dedicato ad Adele Cambria il difficile raggiungimento della parità di genere nel regolamento per la toponomastica, pieno di luoghi comuni di una cultura maschilista. Abbiamo presentato un elenco di 100 donne per l'intitolazione di piazze e strade e Adele Cambria è in cima al nostro elenco, per ciò che ha rappresentato e rappresenta per la nostra storia. Ecco perché sosteniamo con passione l'iniziativa di Udi perché le venga dedicato il lungomare del parco Lineare Sud”.

La proposta per Adele Cambria e la raccolta firme per derogare al requisito temporale

Per l’indimenticata giornalista e scrittrice c’è però un ostacolo temporale. Scomparsa nel 2015, non sono ancora trascorsi i dieci anni canonici dalla morte - una regola alla quale, in realtà, per vari casi di personaggi molto noti, a Reggio sono già state fatte eccezioni. A supporto della proposta, Udi sta promuovendo una sottoscrizione di firme da presentare nella prossima riunione della commissione toponomastica presieduta da Domenico Cappellano (nella quale su otto componenti figurano solo due donne, Angela Misiano e Domenica Pirilli). Ma sull'accoglimento di questa deroga dovrà poi pronunciarsi la prefettura. 

Saverio Pazzano dedica ad Adele Cambria parole intense: “Sul piano personale le devo tantissimo, il confronto con lei è al cuore di tante mie scelte. La sua storia è anche la somma di un’emancipazione femminile e di una geografica. Dico che non è stata una reggina che ce l’ha fatta – aggiunge - ennesima prova retorica di un orgoglio made in Calabria. E’ stata una donna di Reggio, che sapeva bene cosa questo significasse, che ha saputo inscrivere questa appartenenza-perdita dentro la storia grande dell’emancipazione femminile e culturale, dentro l’attualità come dentro il passato del Mediterraneo”.

La parità di genere è entrata nella toponomastica reggina, ma finora solo sulla carta

Sebbene con l'introduzione della percentuale di genere nel regolamento comunale la situazione sia migliorata, il gap tra nomi maschili e femminili nella toponomastica reggina è ancora forte – sul tema proprio La Strada, promotore della campagna “100 donne per 100 strade”, contestò la precedente commissione, presieduta da Giuseppe Cantarella, la cui difesa era stata incredibilmente l’orgoglio per la risicata quota rosa di nuove intitolazioni a donne, che contribuivano a far raggiungere una percentuale di appena il 10% su quelle dedicate a uomini.

Dall'epoca della modifica del regolamento non ci sono state nuove intitolazioni, se non la prosecuzione dell'iter di quelle già deliberate e in attesa di approvazione da parte della giunta comunale. "Ci è stato detto che i nomi pregressi - spiega Luciana Amato, dell'Udi reggina - hanno la priorità, e per questo nella nuova serie toponomastica non ci sarà la parità numerica tra uomini e donne. Abbiamo però raggiunto un compromesso e, se non la metà, saranno comunque aggiunti personaggi femminili". 

Alla battaglia per il cambiamento culturale si aggiunge, per Reggio, l'affanno degli uffici comunali, che non hanno ancora effettuato le trascrizioni di molte nuove vie intitolate ormai oltre due anni fa. Strade che restano senza nome negli stradari, su Google Maps e persino fisicamente sul posto: per dirne una, l'assenza di targhe è clamorosa ad Arghillà, dove l'evocazione di magistrati, medici e statisti dovrebbe rappresentare un presidio di legalità. 

Tra madonne, sante e convertite, sono ancora troppo poche le scienziate

Sul versante della parità di genere, la situazione attuale mantiene un profondo dislivello tra personaggi maschili e femminili. Non solo. Nel confronto con uomini noti per la loro attività nelle professioni, nell’arte e in politica, le donne sono prevalentemente religiose, sante, e persino figure mitologiche. La mappa urbana di Reggio continua a trasmettere alle future generazioni una memoria di suore o martiri mentre nella vita pubblica sembrano essere esistiti soltanto uomini. Un dato significativo, che mostra con immediatezza come per le donne manchi ancora un riconoscimento di ruolo.

A Reggio le sante citate nelle strade della città sono la categoria più numerosa. Copiose pure le intitolazioni alla Madonna, a fondatrici di ordini religiosi e una a Evelina Plutino Giuffrè, dama della carità laica. Le intellettuali in campo umanistico e dell’educazione sono poche (Teresa Catalano Reitano, Amelia Pincherle, Gilda Trisolini, Giovanna Gullì, Maria Bottari, Maria Montessori, Alba Florio, Simone Weil, Alda Merini, Maria Occhipinti). Rarissime le scienziate: Marie Curie, Maria Gaetana Agnesi e Margherita Hack - l’astrofisica fu una conquista di Action Aid e associazione Il Seme all’epoca del progetto Le donne e la città realizzato ad Archi su sollecitazione della cittadinanza del quartiere. La loro minore presenza rispetto alle letterate risente del pregiudizio che vede le donne portate per i mestieri di accadimento e poco dotate per le materie scientifiche.

"Noi battiamo molto su questo tasto - dice ancora Luciana Amato - perché riteniamo che le donne debbano essere rappresentate nel modo più completo, superando i modelli stereotipati come quello legato alle scienze come settore non femminile. E' importante soprattutto per le giovani generazioni, perché possano riflettere sul ruolo delle donne e sul loro apporto alla vita sociale, culturale e politica". 

Proseguendo, ci sono signore dello spettacolo, l’attrice Gianna Maria Canale e la cantante Mia Martini, e personaggi del mito, nelle vie Aurora e Diana. Un’intitolazione ha l’imprenditrice Luisa Spagnoli e sul totale si notano alcune figure storiche o di caratura politico-sociale, tra cui Teresa Gullace, Giuditta Levato, Anna Frank, Nilde Iotti, la vittima di ‘ndrangheta Lea Garofalo, la sindacalista Serenella Lucisano, la magistrata Francesca Morvillo. Restano comunque in minoranza sulle regine e i nomi femminili indefiniti o legati a toponimi di tradizionale popolare con una lunga serie di Cecilie e l’immancabile via delle Convertite, retaggio di perdizione femminile emendata dalla fede. A proposito di cliché sessisti e invisibilità. 

Un altro nodo è la posizione delle strade. Una subdola penalità di genere passa anche dalla collocazione di strade dedicate a donne in zone periferiche. Per esempio Rita Maglio, prima consigliera comunale comunista a Reggio e fondatrice della sezione reggina Udi, 'posizionata' a Gallico.

Il cambiamento che passa da nomi come Serenella Lucisano e Margherita Hack

Anche la rotondetta Otto Marzo si deve all’Udi, così come la via per la segretaria generale Funzione pubblica Cgil Reggio-Locri Lucisano, personaggio accolto per le sue origini reggine rispetto ad altre donne ‘bocciate’ perché non nate qui. Nelle altre città il limite campanilistico non è così importante, ma si può comunque trovare un lato positivo, l'obiettivo di privilegiare l’uscita dal cono d’ombra di tante donne del territorio sconosciute e dimenticate. Una bella conquista è stata, ad esempio, nel 2022 la strada intitolata a Clelia Romano Pellicano, scrittrice e giornalista di origine pugliese che dopo il matrimonio visse nella Locride e agli inizi del Novecento fu pioniera del femminismo maturando le sue idee proprio nel contesto della condizione delle donne in Calabria. Molto legata a questo territorio fu autrice di una ricerca sulle donne nella storia di Reggio Calabria e di un'inchieste sulle operaie reggine.

Un nome di donna per il Parco Lineare Sud avrebbe un valore simbolico significativo, e volentieri facciamo il tifo per Adele Cambria. Conclude Luciana Amato: "Molti pensano che la toponomastica sia una questione irrilevante rispetto alle urgenze della partità di genere e della discriminazione femminile. Invece è molto importante perché le parole modellano il nostro pensiero. Avere poche donne tra i nomi di vie e piazze perpetua nelle ragazze di oggi l'idea che non ci siano personaggi femminili di valore, rafforzando il senso di una pretesa superiorità maschile. Le parole sono state le radici degli stereotipi, e adesso devono diventare strumenti del cambiamento".

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