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Sabato, 27 Aprile 2024
La vertenza / San Gregorio

Alival, lavoratori e sindacalisti a colloquio con Morrone

Il vescovo domani incontrerà i dipendenti del caseificio di San Gregorio licenziati il 31 marzo per la chiusura dello stabilimento

Hanno trascorso una Pasqua amara i 67 lavoratori del caseificio Alival di San Gregorio che venti giorni fa sono stati licenziati come previsto dal piano di crisi della multinazionale Lactalis. Uno scenario contro il quale si sono opposti con tutte le loro forze i sindacati di categoria che stanno seguendo la vertenza (Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil), rimasti però da soli a lottare perché è mancato quel sostegno istituzionale fattivo che ha invece cambiato le sorti dei colleghi toscani di Ponte Buggianese, l'altra sede produttiva chiusa da Lactalis-Nuova Castelli, permettendo che un protocollo con imprenditori del territorio trovasse una ricollocazione per le unità che hanno perso il lavoro. 

Così non è stato per i lavoratori reggini, che oggi si sentono abbandonati e per i quali sarà di conforto il colloquio che domani avranno, insieme ai rappresentanti sindacali, con l'arcivescovo di Reggio-Bova monsignor Fortunato Morrone. Come fa sapere Antonino Zema, segretario generale aggiunto Fai Cisl Reggio Calabria, su richiesta degli stessi sindacati, il presule ha convocato i dipendenti domani mattina per essere informato della situazione e sicuramente dare un proprio contributo nell'interlocuzione con la parte pubblica. Il pensiero va subito al tavolo tecnico istituito in prefettura con la partecipazione di Comune, Città metropolitana, Unioncamere e Confindustria, dove in questi mesi si sono vagliate possibili soluzioni, come l'assorbimento di almeno una parte dei lavoratori in altre aziende del territorio, sia con le stesse competenze che in nuovi ruoli previa formazione. Una strada che però prevede un intervento della Regione, rimasta evanescente nella trattativa: nelle uniche due occasioni in cui il tavolo si è riunito, l'ente regionale è stato presente solo nell'insediamento, disertando anche le riunioni con l'azienda per l'aggiornamento del piano di crisi e al Mit (a differenza della Toscana). Ed era stato anche il sindaco facente funzioni metropolitano Carmelo Versace a richiamare la Regione alle sue responsabilità, ma ogni invito a una nuova convocazione urgente del tavolo è caduto nel vuoto fino alla deadline dello scorso 31 marzo, che ha segnato la chiusura dello storico caseificio fondato da Pasquale Pratticò.  

Dopo l'incontro con Morrone, da sempre attentissimo alle problematiche del lavoro nel nostro territorio, si spera che arrivi un sussulto da parte delle istituzioni, che devono fare da tramite con chi potrebbe prendersi l'impegno - come è avvenuto in Toscana - per restituire un futuro a una settantina di famiglie - l'organico più numeroso tra i due impianti dismessi, a San Gregorio erano in 79 e solo 12 hanno accettato il trasferimento al Nord. Un impegno, quello degli imprenditori calabresi, che senza creare false speranze si è rivelato immediatamente gravoso riguardo l'epilogo ideale, ovvero l'acquisto dello stabilimento, che è insostenibile per costi di manutenzione e umani. Anche coloro che avevano manifestato interesse hanno dovuto fare i conti (non teoria, ma nel senso letterale del termine) con la realtà, ma era emersa la possibilità che venti lavoratori potessero essere assunti in altre aziende: un'apertura a cui non è corrisposto il supporto della Regione, che dovrebbe garantire agli imprenditori agevolazioni e condizioni favorevoli. Ad esempio, come caldeggiato da un comitato di soggetti produttivi del territorio, spostando nel polo di San Gregorio l'attuale Zes reggina situata all'interno dell'aeroporto Minniti. 

In Toscana stanno tentando di fare anche questo per la Valdinievole, perché oltre al lavoro in una crisi di queste proporzioni la ferita più letale per un territorio è il depauperamento dei siti di produzione. Adesso all'appello per Alival si unirà anche monsignor Fortunato Morrone, affinché si agisca finalmente con decisione.

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