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Il caso lavoratori fuori sede / Bovalino

La storia del collaboratore scolastico di Bovalino che vive a Modena in affitto condiviso

Orizzonte Scuola segnala la vicenda di un bidello calabrese. "Torno a casa due volte l'anno e non posso permettermi la macchina"

E’ collaboratore scolastico, lavora lontano da casa e non fa una vita da nabbabbo, ma la poesia lo aiuta ad affrontare le difficoltà con il sorriso. Rocco Scoleri, 42 anni, è originario di Bovalino dove ha la sua famiglia, e come tanti dipendenti della scuola viene da un lungo precariato nel Nord: dopo aver girato Piemonte e Lombardia da insegnante nella primaria e infanzia, è dal 2020 di ruolo come personale Ata. La sua storia è raccontata da Orizzonte Scuola. Alla testata specialistica Scoleri ha detto che, nonostante la distanza e i sacrifici, non farebbe mai quello che ha dichiarato la collega napoletana diventata un tormentone mediatico per la sua scelta di pendolarismo estremo.

Il collaboratore scolastico di Bovalino a Modena non può permettersi l'auto

In servizio presso il liceo economico sociale “Carlo Sigonio” di Modena, Scoleri non nega il carovita nella città emiliana. Il suo stipendio è di 1229 euro mensili, e per far quadrare i conti vive in affitto condiviso con altre tre persone, ciascuno una stanza con riscaldamento in un appartamento di 100 metri quadrati a poca distanza dall’istituto scolastico, bagno e cucina in comune. La locazione gli costa 400 euro più le spese e spiega: “Non posso permettermi una macchina, infatti giro a piedi. Vado e torno da scuola a piedi. C’è una bella camminata da fare, andata e ritorno. Fortuna che a me camminare piace. Ma una persona che ha famiglia con questo stipendio non ce la farebbe. Non puoi mantenere la macchina, non puoi neppure pensare di averla”.

Finito l’orario di lavoro, il tempo libero si scontra con il budget disponibile per lo svago. Se ha voglia di una pizza, Scoleri la prende da asporto e la mangia in casa, le uscite a cena con gli amici vanno centellinate, non più di due volte al mese: “Occorre stare attenti a non spendere troppo, altrimenti non ci stai dentro”.

A Modena Rocco è solo. In Calabria, terra dei suoi affetti, riesce a tornare in tre occasioni all’anno, se viaggiasse di più a fine mese la situazione sarebbe critica. “A Natale – dice - sono stato al mio paese, ma non riuscirò ad affrontare le spese per Pasqua. Preferisco rinunciarvi e scendere in ferie in estate con maggiore serenità”.

L’esperienza da pendolare l’ha fatta anche lui, all’epoca dei contratti di supplenza come maestro. Il lavoro era a Milano, ma Torino si rivelò subito più conveniente. Ricorda così quei tempi: “Avevo un appoggio a Torino e quindi facevo Torino-Milano e ritorno ogni giorno. Mi alzavo alle 4 del mattino e prendevo il primo treno, alle 5, da Porta Susa a Torino, per Milano. Viaggiavo con il treno regionale, era molto stancante, avevo diversi turni di lavoro per via della programmazione che si svolgeva di pomeriggio, in questi casi tornavo a Torino alle 23”.

Ritmi che non si possono reggere a lungo, ovviamente. Commentando il caso della bidella napoletana, spiega: “La collega si sta privando di una vita sociale anche se è vero che le camere costano tantissimo e il costo della vita è aumentato e che non può bastare quel che prendiamo di stipendio”.

E conclude con parole che fanno riflettere: “Dobbiamo pensare anche alla nostra salute e alla scuola. Per la scuola dobbiamo essere pronti a qualsiasi situazione”. Scoleri in particolare cita l’evenienza degli straordinari, che chiaramente una pendolare non può essere disponibile a svolgere. “E’ una vita molto sacrificata che potrebbe non far bene alla scuola dove lavora”, sottolinea. Se da una parte lo stesso collaboratore scolastico tramite Orizzonte Scuola lancia un appello al governo per “risolvere i problemi sociali legati al costo della vita” e sulla sua categoria rivendica che “siamo il motore dell’Italia e sarebbe per questo giusto avere uno stipendio dignitoso”, dall’altra appare quasi come un eroe – o meglio un eroe suo malgrado, che affronta disagi enormi per il suo posto statale a tempo indeterminato, e quasi immolandosi al dovere per l’istituzione scolastica a cui appartiene.

Ficara: "Stabilizzare i precari e consentire la mobilità per ridurre i casi limite" 

Una narrazione romantica che è sempre più frequente con vicende ai limiti dell'assurdo. Dall’insegnante che si recò a firmare la presa di servizio di una supplenza nel giorno del suo matrimonio con indosso l’abito da sposa, alla notizia odierna di una professoressa della provincia di Verona che durante una forte nevicata per raggiungere la sua scuola in orario ha chiesto aiuto ai carabinieri e si è fatta scortare fino a destinazione, accolta dagli applausi degli alunni. La reazione collettiva è di ammirazione per questi lavoratori della scuola, con il beneficio del dubbio sulla veridicità di alcune storie e soprattutto sull'opportunità di rappresentare in questo modo iperbolico la classe docente. 

Lucio Ficara

"Credo che si senta il bisogno di enfatizzare situazioni che in realtà sono normali, come lo è il lavoro dell'insegnante", commenta Lucio Ficara, docente del liceo scientifico Da Vinci, sindacalista e giornalista esperto in legislazione e amministrazione scolastica. "Probabilmente accade perché i docenti sono considerati una categoria privilegiata, che lavora poco e ha molte ferie. Raccontare di un insegnante che affronta enormi sacrifici è un po' un modo per opporsi alle tante diffuse opinioni deformate sui dipendenti della scuola. Ma la realtà non è in questi luoghi comuni né nelle storie estreme come quella della collaboratrice scolastica pendolare".

Rocco Scoleri però sfodera numeri veri, quelli non certo favolosi del suo stipendio da neoassunto. "Si tratta di situazioni limite che certamente non rappresentano l'ordinario, ma riescono a dare l'idea della grande difficoltà vissuta. La più grave è però quella dei precari, che restano un numero esorbitante. Dev'essere questo - dice Ficara - il primo obiettivo da raggiungere, perché nella scuola si campa di precariato. Le supplenze di vario tipo sono più di 200.000, un quarto di tutti i docenti italiani". 

Chi, come Scoleri, riesce a ottenere il ruolo è però fuori sede al Nord, dove i costi sono alti e le sue entrate mensili insufficienti. "Ad aggravare la situazione - aggiunge Lucio Ficara - ci sono i vincoli sulla mobilità. Non si tratta del sacrificio di un anno, ma di una condizione pluriennale che determina gravi disagi perché dietro ogni lavoratore c'è una famiglia. La mobilità va consentita ogni anno e in parallelo bisogna ridurre i numeri del precariato con corpose immissioni in ruolo e una stabilizzazione degli organici, peraltro oggi prevista e possibile con i fondi Pnnr". 

Conclude il sindacalista: "Una società sana deve valorizzare il ruolo del docente ma non nei panni di eroe. Siamo semplicemente lavoratori che fanno il loro dovere, come tanti altri". 

La storia di Rocco Scoleri è stata accolta con orgoglio e affetto dalla comunità di Bovalino. Amici e conoscenti hanno commentato sui social le parole del collaboratore scolastico ricordandone l’affabilità e il buon carattere. Nella città jonica Rocco è benvoluto da tutti anche per la sua verve poetica, quella che ha affinato frequentando gli incontri con poeti e scrittori nelle varie scuole in cui ha lavorato. “Scrivere poesie – confida – mi dà sicurezza e mi fa sorridere alla vita”.

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