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Politiche familiari / Gioia Tauro

"Un sogno d'amore realizzato dopo anni grazie ai mediatori", la storia di una mamma affidataria

Raccontiamo l'esperienza dei reggini Giusy e Antonino alla vigilia dell'incontro di domani a Gioia, dove la rete regionale per la tutela e la promozione dei diritti dei bambini presenterà le sue proposte

Un programma di rilancio dell'affido in Calabria in tredici punti, da sottoporre alla Regione in vista del 4 maggio, data del quarantesimo anniversario della legge 184/1983 su affido e adozione. Il coordinamento per la tutela e la promozione dei diritti dei bambini della Calabria illustrerà quest'iniziativa domani alle ore 17 presso la biblioteca comunale di Gioia Tauro e sarà anche l'occasione per presentare ufficialmente al pubblico la rete nata da qualche mese e di cui fanno parte le associazioni M'aMa Dalla parte dei bambini Aps Calabria, MetaCometa Aps, Forum delle famiglie Calabria, A. Maslow Aps, Agape Calabria, Centro Emmaus, Papa Giovanni XXIII, tutte operanti sul territorio regionale oltre che a livello nazionale.

Una costellazione di gruppi, esperienze e soprattutto persone, che agiscono dal basso nel settore delle politiche familiari ed hanno avviato questa sinergia con l'obiettivo di rilanciare a tutti i livelli, istituzionali e non, la promozione dell’affidamento.

I referenti calabresi di M'aMa, i gioiesi Marco Dato e Rossana Villari, avevano già chiesto all'ex assessore regionale alle politiche sociali Tilde Minasi la convocazione di un tavolo tecnico sull’affido, composto da rappresentanti di Regione, Tribunale dei minori, terzo settore e professionisti dell’area psico-socio-pedagogico, perché una normativa calabrese (le linee guida del 2007) sulla carta esiste ed è funzionale, ma come sempre sono necessari interventi per applicarne concretamente le disposizioni e renderla legge.

Basti ricordare che nonostante sia prevista l'attivazione di centri per l'affido su tutto il territorio, in Calabria ne esistono pochissimi e nella provincia reggina solo a Reggio e Caulonia. Inoltre l'investimento finanziario con l’impiego di assistenti sociali e psicologi non è mai stato realizzato, un dato calabrese negativo rispetto alle altre regioni.

Tredici punti per rilanciare l'affido, ecco le proposte del coordinamento

Nel documento di cui si parlerà domani a Gioia Tauro ci sono tredici parole chiave, che richiamano percorsi di intervento precisi. Il primo punto riguarda proprio i servizi per la famiglia: si chiede siano assicurati a tappeto sul territorio regionale, e in particolare centri per l'affido dotati di sufficiente e stabile personale socio-assistenziale e sanitario. Un ruolo essenziale sarà quello dei Comuni con il monitoraggio delle famiglie affidatarie e accoglienti, e quelli con le dimensioni più piccole potrebbero avvalersi della collaborazione delle associazioni locali sempre garantendo assoluto rispetto della privacy. Il coordinamento chiede anche di rafforzare il ricorso alle forme di sostegno che prevengono l’allontanamento del minore dal nucleo familiare, ad esempio l’affidamento diurno e il mutuo aiuto tra famiglie.

La maggior parte delle proposte riguardano il percorso dell'affido, iniziando con la valutazione, in modo che ogni affidamento sia basato su adeguato esame diagnostico della situazione familiare e personale dei minori e che su questa base si sviluppi un progetto individuale. Le famiglie affidatarie e di origine e il minore dovranno avere la garanzia di forme adeguate di preparazione e sostegno, spazi di ascolto e un valido accompagnamento, avendo sempre chiarezza sulla durata dell’affido.

Ma alle istituzioni si chiede anche di riconoscere la responsabilità civica dell’associazionismo tra famiglie affidatarie come rete e di garantire sostegni economici, sociali, psicopedagogici alle famiglie che adottano bambini disabili o ragazzi di età superiore ai 12 anni, come pure il rimborso delle spese che tutte le famiglie affrontano durante l’accoglienza di bambini e ragazzi e la stipula di apposite coperture assicurative. Mentre per l’accompagnamento all’autonomia dei neomaggiorenni che escono da percorsi di affido familiare o di accoglienza in una comunità si invita la Regione a istituire un fondo regionale.

Un tema molto delicato è la diffusione, in stretto rapporto con il tribunale dei minorenni, dell’affidamento dei neonati, che tocca corde emotive importanti poiché l'affido non è adozione ed è destinato a concludersi. Politiche mirate sono sollecitate dal coordinamento anche nei casi di minori che vivono in ambienti malavitosi e per tutelare gli orfani di femminicidio, sempre più numerosi.

 Il vuoto legislativo calabrese e la nascita della rete di associazioni

Il coordinamento è nato dall'incontro tra associazioni calabresi impegnate nelle politiche per la famiglia e i bambini, per colmare un vuoto legislativo lungo quasi vent'anni, che vede la regione ancora ferma alle linee guida sull'affido. La rete favorisce il dialogo con gli enti preposti alla tutela del minorenne ed è intermediaria tra le famiglie e gli enti pubblici operanti nel settore minorile, segnalando anche interventi a favore di singoli ragazzi e bambini, coerenti con la legge 184. 

Tra le attività delle associazioni c'è l'azione di sensibilizzazione delle istituzioni e la disponibilità a contribuire alla co-progettazione per la creazione dei centri affido sui vari territori. Inoltre la rete organizza convegni e iniziative divulgative come quella di domani a Gioia Tauro e si prefigge la redazione di un vademecum per la formazione dei servizi sociali, che offrirà competenze e indicazioni specifiche in situazioni di criticità a tutela dei minori. Altro campo di intervento è quello della facilitazione in iter complessi, come i permessi di soggiorno per bambini affidati extracomunitari o i viaggi all’estero e gli scambi scolastici per i ragazzi in affido. 

L'esperienza dei reggini Giusy e Antonino, un miracolo d'amore dopo anni di attesa

Dell'affido fa parte anche questo. Le difficoltà strutturali e burocratiche e poi le piccole cose della quotidianità. Una festa, un'uscita didattica con i compagni, un lampo di disperazione nel quale dalla memoria tornano a galla ricordi brutti del passato e un genitore è la persona che in quei momenti, di gioia o dolore, c'è. Uno di questi momenti di ordinaria routine familiare sarà a luglio il compleanno imminente della figlia di Giusy Vita, che con il marito Antonino ha in affidamento una ragazza sedicenne, arrivata a Reggio dalla Sicilia, nella loro casa, lo scorso novembre, realizzando un sogno che la coppia inseguiva da dieci anni. "Abbiamo sbattuto contro i tanti muri di gomma delle istituzioni - dice Giusy - ma non ci siamo mai arresi perché sentivamo di poter aiutare e dare qualcosa... ma poi abbiamo scoperto che è nostra figlia ad averci arricchito la vita".

A rendere possibile quello che per Giusy e Antonino è un miracolo d'amore è stata l'associazione M'aMa, con cui si sono formati per essere preparati nel percorso di affidamento. I mediatori familiari Marco Dato e Rossana Villari hanno poi segnalato l'appello di un'adolescente presso una casa famiglia siciliana, con un vissuto infantile drammatico e che aveva chiesto l'affido in una famiglia fuori dalla sua regione facendo iniziare un iter che è stato molto veloce grazie all'assistenza dei due specialisti e proprio per la particolarità della situazione. La ragazza (che tuteleremo qui con l'anonimato) si è infatti subito legata a Giusy e Antonino e per il suo benessere psicofisico tutti gli enti e soggetti interessati sono stati rapidi nello svolgimento di tutti i passaggi necessari per collocarla nella famiglia affidataria.

"Ci siamo conosciuti un anno fa - racconta Giusy - nella prima fase con videochiamate. Abbiamo voluto farlo perché fosse lei a sceglierci, visto che non siamo giovanissimi". Ma l'età è davvero solo un numero, e questa storia, che ricorda quella di Anna Shirley e i suoi genitori adottivi nel celebre romanzo di Lucy Maud Montgomery,  lo dimostra. Giusy ha 57 anni e Antonino 76, hanno un figlio 47enne nato da un precedente legame del marito e cresciuto insieme, tre nipoti già grandi. "La nostra è una bellissima famiglia - dice ancora - e siamo in salute e sereni, abbiamo aiutato figlio e nipoti e oggi stiamo continuando a farlo". 

La scintilla tra i due coniugi e la minore è scattata in modo istintivo e imprevedibile: "Non dimenticherò mai quell'emozione fortissima della prima videochiamata, eravamo tutti molto tesi ma poi lei al momento di chiudere ci chiese 'stasera mi chiamate?' facendoci commuovere. Per molto tempo ho pensato ai tanti anni persi per ottenere un affido ma credo oggi che fosse destino, che dovevamo incontrare proprio lei".

Per conoscere la ragazza e instaurare un rapporto che replicasse una situazione di convivenza, l'anno scorso Giusy e Antonio hanno trascorso un periodo in una struttura ricettiva nella città in cui la figlia viveva in casa famiglia, dividendo con lei alcune ore al giorno, e il momento del ritorno è stato rinviato varie volte perché lei stava fisicamente male a separarsi da quelli che considerava già come genitori. Ma i mesi di distacco sono stati pochi: a dicembre 2022 la sedicenne è entrata in casa della coppia ed è rimasta fino alla fine delle festività natalizie, adesso la famiglia ha ottenuto un affido per un anno, ed è considerato un dono per tutti e tre.

Chi sceglie di accogliere un minore in affidamento per aiutarlo a crescere in un ambiente affettivo ed educativo sa di doverlo poi lasciare andare, ma in questo caso la ragazza ha espresso la volontà di essere adottata, inviando ben cinque lettere alle istituzioni preposte.

"Non sappiamo se avverrà - continua Giusy - ma adesso lei è serena, pensa con grande entusiasmo al compleanno che finalmente festeggerà in una famiglia. Per noi è una figlia, per mia sorella è un'altra nipote, siamo molto uniti". Tutti i genitori sono di cuore, accomunati dal bene superiore dei minori. "Ho scelto di non avere figli biologici - spiega ancora la donna - perché ho subito considerato come mio il figlio di Antonino, che era piccolo quando ci siamo sposati. Un genitore è quello che c'è, che regge lo zainetto della vita dei figli con tutto il carico di cose belle e brutte. E per chi deve costruire un rapporto con un ragazzo già grande ci sono tante difficoltà - aggiunge - per questo ringrazio i mediatori che mi supportano e sono disponibili sempre e pazientissimi per ogni mio dubbio, perché c'è sempre la paura di sbagliare". 

E' un esempio concreto del ruolo che le associazioni svolgono a sostegno di queste generose e coraggiose famiglie. Ma non possono fare tutto da sole, è il momento che ci sia una riorganizzazione del settore con il richiesto tavolo tecnico operativo, un organismo multitasking con il coinvolgimento dei servizi sociali, professionisti psico-pedagogici e l’autorità giudiziaria minorile. In parallelo il coordinamento chiede che sia attivata una struttura specifica da parte del dipartimento regionale welfare e lavoro per rendere finalmente efficiente il sistema dell'affido familiare in Calabria.

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