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Cronaca

"Uomo generoso e professionista di spessore", una targa in ricordo di Campolo

La cerimonia, promossa dal Soroptimist Club, si è svolta negli uffici della direzione dell’Istituto penitenziario di Reggio Calabria - San Pietro. La presidente, Francesca Crea Borruto, ha ricordato la sensibilità e il valore umano del funzionario giuridico pedagogico

Nei giorni scorsi gli uffici della direzione dell’Istituto penitenziario di Reggio Calabria - San Pietro hanno ospitato una cerimonia del Soroptimist Club di Reggio Calabria. La presidente, Francesca Crea Borruto, ha donato e scoperto, accompagnata dalle socie, Conti, Quattrone e Lanucara, una targa in ricordo del dottor Emilio Campolo, scomparso nel mese di marzo:

"Uomo generoso e professionista di elevatissimo spessore, che in questo Istituto penitenziario ha tracciato una parte di storia. Funzionario giuridico pedagogico, per oltre quarantadue anni ha profuso le migliori energie culturali ed umane per la riabilitazione ed il reinserimento nella società e nei circuiti di legalità delle persone provenienti dalle realtà penitenziarie. Ha sempre collaborato con grande sensibilità alle numerose iniziative del Soroptimst a favore delle detenute e dei loro figli".

La presidente, nel corso della cerimonia, ha ricordato le numerose iniziative svolte dal club, nel solco del progetto nazionale “Si...sostiene in carcere”, a favore dei figli delle detenute a cui ha fattivamente collaborato Emilio Campolo, quali, da ultimo, la creazione di un colorato spazio ludico per i bambini, la donazione di giocattoli ad ogni Natale, di libri, opportunamente scelti dalle socie docenti in relazione all’età, per l’Epifania e delle uova dell’Ail a Pasqua.

Il direttore, dr. Calogero Tessitore, - si legge in una nota del club reggino - ha ringraziato la presidente Crea Borruto attraverso Domenico Speranza, responsabile dell’area giuridico-pedagogica, che ha espresso il proprio apprezzamento per aver voluto ricordare il compianto collega, rinsaldando la volontà di cooperazione con l’Istituto penitenziario nel ricordo di una persona speciale quale il dr. Campolo.

Ha poi tratteggiato i tanti meriti umani e professionali, che prendono spunto da una antica vocazione per il sociale "che Emilio ha sempre avuto, coltivata inizialmente in parrocchia e poi affinata e portata ai massimi livelli nel suo ruolo di educatore, venendo a rappresentare per tutti i colleghi un esempio unico da seguire sia sul piano operativo e dei valori sia sul piano relazionale con i detenuti ed con i vari interlocutori con cui in questi anni ha avuto modo di collaborare: polizia penitenziaria, operatori sociali, volontari, figure istituzionali. La popolazione detenuta di entrambi i plessi ha manifestato una sentita vicinanza al dramma che ha colpito lui ed i suoi familiari. Sempre i detenuti hanno aderito a numerose iniziative in sua memoria producendo numerosi scritti, dipinti e partecipando a tornei di calcetto commemorativi".

Padre Carlo Cuccomarino, cappellano degli Istituti penitenziari di Reggio Calabria, che ha benedetto la targa, si è soffermato poi sugli aspetti e le qualità umane e religiose del dr. Campolo, che è sempre stato vicino alla comunità religiosa della Chiesa del Soccorso di Reggio Calabria ed alla quale da pensionato si sarebbe voluto dedicare con rinnovato vigore.

Ha preso, quindi, la parola Paolo Praticò, garante dei diritti dei detenuti della Città Metropolitana, che, in qualità di amico, ha condiviso con Emilio Campolo gli ultimi suoi giorni di vita sociale, prima che la drammatica malattia prendesse il sopravvento. Praticò, accompagnato da Giuseppe Gentile, componente del suo staff, ne ha ricordato "le capacità di mediazione, la pacatezza e l’efficacia nell’affrontare i tanti e talvolta seri problemi che si verificano nella comunità carceraria"; insieme hanno promosso numerosi progetti di carattere letterario per i detenuti e le detenute ed alcuni hanno ottenuto anche riconoscimenti in concorsi nazionali.

La dottoressa Adriana Barillà, capo area dell’ufficio distrettuale esecuzione penale esterna, ha ribadito le capacità di mediazione e di risoluzione dei conflitti che il collega Campolo nell’ambito dei lavori di rete con le altre figure istituzionali preposte all’osservazione e valutazione dei detenuti (assistenti sociali, psicologi, sanitari, operatori sert ecc.) sapeva porre in essere, costituendo in ciò un valido punto di equilibrio e di riferimento intorno al quale il dibattito tra le varie professionalità poteva infine trovare una convergenza efficace e produttiva.

Stefano Fazzello, amico di infanzia che ha condiviso i trascorsi in parrocchia prima e l’esperienza professionale di educatore poi, ha evidenziato la qualità della persona, l’umiltà e la disponibilità all’aiuto ed all’ascolto che il collega sapeva sempre garantire, in ogni circostanza, sia nel lavoro che nella vita di tutti i giorni.

L’ultimo intervento è stato quello di Alessandro, il minore dei due figli, che ha ringraziato tutti i presenti, in primis l’associazione Soroptimist per la grande attenzione e sensibilità dimostrata nei confronti del padre augurando che tutto quello che egli ha costruito negli anni, il suo modo di pensare e di fare attività rieducativa, rimanga come suo lascito ed esempio.

Alla cerimonia hanno presenziato anche tutti i funzionari che lavorano in direzione, tra i quali Lorenzo Federico, amico e collega, con cui ha lavorato per quasi un trentennio, il responsabile dell’area amministrativo contabile, Antonino Polimeno, Francesca Calabrò, responsabile dell’area segreteria. Ha assistito alla cerimonia anche una rappresentanza della polizia penitenziaria che ha sempre riconosciuto ad Emilio Campolo un ruolo ed una funzione primaria all’interno dell’Istituto penitenziario di San Pietro.

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