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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'anniversario

Storie e numeri del centro antiviolenza Angela Morabito da dieci anni a sostegno delle donne

Il Cav gestito dalla Piccola Opera Papa Giovanni festeggia il traguardo di presenza sul territorio e presenta l'attività svolta sul territorio

"All'inizio andava tutto bene...". E' la frase che tante volte le operatrici del Centro Antivolenza Angela Morabito hanno ascoltato dalle donne che si sono rivolte alla struttura nata nel 2013 e che celebra dieci anni di attività. Un tempo attraversato dalle storie di madri, mogli e figli che stamattina a palazzo San Giorgio, durante l'incontro di bilancio del decennale, sono racchiuse nei numeri della violenza sulle donne nel nostro territorio, aggiornati al 30 settembre scorso: per il Cav 3.382 accessi, 709 contatti e 272 donne con 462 minori presi in carico; per la casa rifugio 216 contatti e acccoglienza di 100 donne e 104 figli minori. Attualmente il centro segue 10 donne e 2 minori, e nella casa sono ospitati 4 donne e 7 minori. A questi dati si aggiungono quelli dei due sportelli della Locride, aperti nel 2021 a Polistena (10 donne prese in carico) e nel 2022 ad Ardore marina (5 donne), che da quando sono stati attivati hanno subito ricevuto molti contatti in un'area dove questo servizio era totalmente assente. 

La fotografia della violenza sulle donne in città nei numeri del Cav

A Palazzo San Giorgio hanno commentato queste statistiche Francesca Mallamaci e Tita La Rocca per la Piccola Opera Papa Giovanni Onlus, ente gestore del centro antiviolenza; l'avvocato Luciano Squillaci, portavoce regionale del forum terzo settore e presidente della Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche; e l'assessora comunale Angela Martino.

L'età delle donne che contattano il Cav è variegata ma quella prevalente è compresa nella fascia 30-40, la tipologia di violenza più frequente è quella all'interno delle famiglie (124 casi), assistita (107) e durante la gravidanza (68), mentre lo stalking è emerso in 7 situazioni; le italiane sono in numero maggiore (585) rispetto alle immigrate (124). La casa rifugio ha invece un'utenza prevalente di età più bassa, dai 26 ai 30 anni, e la violenza è soprattutto quella assistita con un'incidenza simile di donne italiane e straniere. 

Violenza e dolore sono esperienze che nel centro si vivono ogni giorno insieme alle donne in pericolo o che hanno intrapreso percorsi reattivi e di rinascita. Luciano Squillaci ha avuto parole vibranti sul fenomeno e l'emergenza. "Quando in piena notte nella casa rifugio arrivano donne spaventate o bambini che hanno smarrimento negli occhi per aver visto cose terribili - ha affermato - la questione da affrontare diventa educativa e culturale, e ne siamo responsabili tutti, donne e uomini". Nel coinvolgimento di entrambi i sessi nella prevenzione della violenza ha fatto un mea culpa maschile: "Per tanti motivi è opportuno e giusto che nei centri antiviolenza operino donne, ma come uomo spesso mi sono sentito addosso uno stigma al contrario. Le discriminazioni esistono ancora e persino nel terzo settore, e la parità non è stata pienamente raggiunta se continuiamo a vedere una giovane donna fare più sforzi di un coetaneo uomo per affermarsi nel mondo del lavoro. L'eredità dei dieci anni del centro Angela Morabito - ha concluso - è soprattutto di educazione e prevenzione perché siano valorizzate le specificità di ognuno al di là del genere, una questione che si deve smettere di considerare come di interesse solo degli addetti ai lavori o meramente femminile". 

In arrivo l'avviso pubblico per l'affidamento della casa delle donne comunale

In questi dieci anni il centro ha promosso incontri e laboratori nelle scuole, pubblicazioni di ricerca, campagne di sensibilizzazione, protocolli con gli attori sociali e istituzionali e percorsi di formazione. Nel ripercorrere le tante iniziative portate avanti, Francesca Mallamaci ha sottolineato: "Oggi siamo felici di festeggiare questo traguardo ma vogliamo anche evidenziare i problemi che ancora affrontano le realtà operanti nel sostegno delle donne vittime di violenza, soprattutto nel perseguire l'obiettivo principale, che è la restituzione alla donna abusata di un'autonomia e un suo ruolo all'interno della società".

L'assessora Martino ha parlato della casa delle donne comunale, ammettendo il ritardo dell'amministrazione nel consegnare una struttura annunciata e attesa a lungo, realizzata in un bene confiscato con un finanziamento di un milioni di euro da Agenda Urbana. Nella prospettiva dell'imminente avviso pubblico ha dovuto ricordare che oltre queste risorse il Comune non sarà in grado di andare per le spese di gestione: "Stiamo lavorando a un bando che possa essere interessante ma sappiamo che il rischio di una gara deserta esiste, e vorrei dire che avverto molto questa paura del fallimento perchè è un servizio che la città ci chiede e potrebbe davvero essere alla portata di Reggio, non un sogno ma una realtà molto vicina a realizzarsi". Della casa delle donne l'assessora ha sottolineato la cura anche nelle rifiniture: "Sarà consegnata nuova e chiavi in mano, e siamo orgogliosi del risultato. I luoghi purtroppo non curano le ferite, ma vivere in un ambiente bello e solare può rendere più forte la sensazione di accoglienza". La scorsa settimana l'iter verso la concessione della struttura a un gestore ha previsto una riunione del tavolo tecnico aperta alle associazioni del terzo settore con finalità esplorative. 

Il decennale del Cav Angela Morabito continuerà fino al tardo pomeriggio di oggi nell'area Griso Laboccetta, dove sono in programma eventi culturali, musica, teatro e installazioni che hanno come filo conduttore la libertà delle donne da ogni forma di violenza. 

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