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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Scilla

Malfunzionamento del depuratore di Scilla, chiuse le indagini per quattro tecnici comunali

L'indagine condotta dai Carabinieri forestali è partita dall'esposto presentato da alcuni cittadini che segnalavano scarichi fognari non conformi

Per il malfunzionamento dell’impianto di depurazione di Scilla e per l’inquinamento fognario accertato, la Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha chiuso le indagini nei confronti di quattro tecnici comunai. Si è conclusa, con il provvedimento di “avviso di conclusione delle indagini preliminari” emesso dal Sostituto procuratore della Repubblica Giulia Maria Scavello, l’indagine nei confronti di quattro tecnici del Comune di Scilla, avvicendatesi dal 2013 al 2018 come responsabili del servizio tecnico, ed accusati di omissione di atti di ufficio e abbandono ed immissione di rifiuti liquidi sul suolo. 

L’indagine, condotta dai Carabinieri Forestali di San Roberto su disposizioni della Procura della città capoluogo, ha preso avvio da un esposto da parte di alcuni cittadini in cui si segnalavano situazioni di degrado ambientale ed inquinamento causato dal reiterato malfunzionamento di un impianto di sollevamento delle acque fognarie ubicato in contrada “Buzzurro-Strada Selle” della frazione Melia del Comune di Scilla.

L’attività investigativa ha svelato che i tecnici comunali responsabili dell’impianto, avvicendatisi negli anni quali responsabili del servizio pubblico, non eseguivano atti del loro ufficio che, per ragioni di igiene, sanità e sicurezza pubblica, dovevano essere svolti senza ritardo. Nello specifico omettevano, ciascuno per i periodi di propria competenza, di compiere i necessari periodici provvedimenti di adeguamento, potenziamento, manutenzione ordinaria e straordinaria, nonché la riparazione delle pompe di sollevamento delle acque reflue.

Tale inspiegabile condotta omissiva avrebbe causato, nel tempo, il continuo  malfunzionamento dell’impianto, con il conseguente sversamento e ruscellamento dei liquami nei terreni limitrofi sui quali ristagnavano, con tutte le conseguenze che è facile immaginare e che prefigurano il reato, per il tecnico responsabile nel periodo di propria competenza, di “attività di raccolta, abbandono ed immissione di rifiuti liquidi sul suolo in assenza di autorizzazione”. 

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