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Sabato, 27 Aprile 2024
Il progetto / Scilla

Favazzina, nella zona protetta Costa Viola il mega impianto Edison che fatica a ottenere la Via

Il progetto della grande società vuole ricavare energia idroelettrica dal mare e sarebbe il primo in Italia, ma interferisce con una zona naturale protetta

Da un lato un progetto ad alta tecnologia e strategico per la transizione energetica, che sulla carta permetterebbe all’Italia di contribuire agli obiettivi europei di Energia e Clima 2030 su autonomia di produzione e fonti rinnovabili. Dall’altro una ricchezza paesaggistica e storica che deve proteggere la propria conservazione dall'arrivo di un megaimpianto di accumulo idroelettrico mediante pompaggio ad alta flessibilità. Edison vorrebbe realizzarlo tra Favazzina e Melia e ha fatto partire l'iter autorizzativo già da alcuni mesi.

La società milanese colosso del settore energia ha presentato il progetto lo scorso aprile, e a maggio è stata avviata la richiesta di Via (valutazione di impatto ambientale), procedimento che precede l’autorizzazione unica da parte del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica per realizzazione l’impianto. Attualmente la Via (obbligatoria quanto il progetto interferisce con la zona di protezione speciale Costa Viola) risulta sospesa per osservazioni formulate dal Mase all’inizio di gennaio, e il progetto è fermo alla fase del piano di fattibilità.

Edison però va avanti, e a dicembre ha chiesto a Mit e capitaneria di porto di Reggio Calabria una concessione demaniale marittima di durata quarantennale su una superficie complessiva di 17.110 mq tra terra e specchio acqueo, per la realizzazione del pompaggio idroelettrico che preleverà acqua marina. Dopo la pubblicazione in Gazzetta ufficiale a cura della capitaneria reggina dell'avviso, diffuso poi sui siti degli enti territoriali interessati, ci sono stati trenta giorni di tempo per presentare opposizioni. Superato questo passaggio, il comando ha avviato il vaglio preliminare sulla sicurezza della navigazione (verificando che la zona richiesta non interferisca con rotte di navigazione obbligate) e la compatibilità delle strutture costituenti l’impianto con altre attività marittime. La concessione verrà rilasciata dal ministero dopo la conclusione delle pratiche previste.  

Il progetto del megaimpianto idroelettrico Edison a Favazzina

L’impianto e le opere di connessione alla rete elettrica nazionale Terna tramite cavi interrati saranno situati nel Comune di Scilla ma interessano anche Bagnara per un breve tratto - circa un chilometro di distanza – di viabilità di servizio dall’altopiano (dove sorgerà uno dei due grandi invasi) al mare Tirreno, tratto finale dell’opera di presa di Favazzina.

Il bacino di monte a Melia, con un volume utile di circa 1.100.000 m3, sarà collegato al Tirreno da una condotta sotterranea. Il canale, di lunghezza pari a circa 5 km, convoglierà le acque dal mare al bacino di monte in fase di pompaggio, e dal bacino di monte al mare in fase di generazione.

L’opera di valle sarà realizzata a circa 520 metri a nord ovest dell’abitato di Favazzina, costituita da una vasca rettangolare in calcestruzzo e una copertura di tetrapodi.  Sulla verticale dell’opera di monte ci sarà la centrale dell'impianto dentro una caverna profondità di circa 700 metri dal piano campagna, all’interno della quale saranno alloggiati due gruppi ternari con turbina, generatore-motore, pompa e altri componenti meccanici. La centrale sarà collegata alla rete di trasmissione nazionale attraverso una sottostazione di utenza.

La mappa dell'impianto Edison

Per tipologia l'opera non sottrae all’ambiente le risorse idriche necessarie per altri usi. Si legge nel progetto di Edison: “Gli impianti di pompaggio costituiscono una risorsa strategica avendo la capacità di fornire in tempi rapidi servizi di flessibilità necessari all’efficiente integrazione delle fonti rinnovabili nel mix energetico”. Oltre alla produzione di energia elettrica, l’impianto consentirà di "contribuire ai servizi ancillari di rete a beneficio del bilancio energetico nazionale e degli obiettivi energetici a livello nazionale ed europeo sulla decarbonizzazione e Green Deal".

L’impatto ambientale e sulla visuale paesaggistica della Costa Viola 

L’utilizzo dell’acqua di mare, fonte di energia perpetua e sempre disponibile, rende questo progetto un’assoluta novità per il nostro paese: a sperimentare il pompaggio idroelettrico marino per la prima volta era stato il Giappone con l'impianto di Okinawa, e omologhi esistono oggi in Australia e nelle isole Hawaii. La crisi dell’energia deflagrata con la guerra tra Russia e Ucraina assegna ottimi asset all’impianto di Favazzina da parte del governo italiano. Perché allora la Via è stata sospesa? Nel progetto non si nega l’impatto ambientale che avrà l’opera, ma Edison sa già come mitigarli. In particolare si afferma: “Per le interazioni con habitat di specie saranno previsti interventi di rimboschimento e salvaguardia degli esemplari di pregio della vegetazione esistente”. Inoltre “non saranno presenti emissioni sonore, in quanto le opere sono prevalentemente in sotterraneo, né emissioni di inquinanti in atmosfera, e l’impatto visivo sarà limitato alle opere di superficie”. E pare di capire che attraverso misure di “inserimento paesaggistico” le opere stesse saranno quasi camuffate, “riducendone la visibilità anche da distanze significative”. Queste soluzioni evocano uno scenario preciso: l’impianto si staglierà sull’orizzonte panoramico della Costa Viola e sorgerà in un’area agraria preziosissima, che conserva le peculiarità arboree dei limoni di Favazzina e i filari di gelso. 

I cantieri del progetto

Un capitale naturale che insieme alle tracce di antichi insediamenti ha già prodotto una valutazione di “rischio medio” da parte del Mibact nella verifica preventiva di interesse archeologico. Nella relazione conclusiva dell’archeologa Chiara Davite si osserva: “L’area in esame, trascurata fino a pochi anni fa dalla ricerca archeologica, sta dando rilevanti dati d’interesse riguardo la ricostruzione del popolamento antico del territorio, grazie all’avvio di una serie di interventi programmati e dal controllo che la Soprintendenza svolge in modo capillare affiancata dalle università e associazioni locali”. Secondo la professionista, il territorio che ospiterà il bacino di monte dell’impianto Edison, caratterizzato da alcune profondità di scavo significative, “ha rivestito nell’antichità un’importanza strategica per l’attraversamento dei territori interni e il collegamento con la punta estrema della regione e i piani di Melia di Scilla, costituiscono un passaggio obbligato nella topografia di questa area per raggiungere Reggio”. La zona sembra inoltre recare segni del transito della via consolare Popilia o da un suo asse secondario. Scendendo a valle, continua l'archeologa, i sedimenti accumulati dalla spiaggia di Favazzina non escludono “la possibilità in fase di scavo di rinvenimenti archeologici, come materiali collegati al transito di navi onerarie romane o resti di ormeggi”.

Le richieste integrative del ministero alla documentazione per la Via

Lo stato dell’opera del progetto è fermo alla recente richiesta di integrazioni alla documentazione per la Via, formulata il 10 gennaio 2024 dalla commissione tecnica Pnrr-Pniec dal Mase. Per conoscenza l’atto è indirizzato anche a Regione Calabria, ArpaCal, Città Metropolitana di Reggio Calabria e Comuni di Scilla e Bagnara. E contiene una lunga serie di osservazioni: dalla quantificazione esatta dei costi comprese le opere di connessione, alla potenza delle emissioni termiche, la compatibilità ambientale dei materiali che saranno immersi in mare, lo smaltimento degli scarti di lavorazione e le somme economiche destinate alla discarica finale. Un altro punto da chiarire è l’interferenza tra i cantieri e la linea ferroviaria Battipaglia – Reggio e la Ss 18 Tirrena Inferiore e le connesse fasce ferroviarie e stradali.

Integrazioni documentali corpose riguardano poi il paesaggio, l’impatto del progetto sui cambiamenti climatici, l’incidenza sulle specie faunistiche locali nel sito Natura 2000, le biodiversità delle zps e gli aspetti idrogeologici. Abbastanza per far scappare Edison (che ha in corso altri due impianti di pompaggio a Pescopagano, in Basilicata e a Villarosa in Sicilia, con Via approvata), o forse no. La società ha inserito infatti nel proprio piano di sviluppo delle fonti green al 2030 diversi progetti di questo genere per una quota di nuova capacità di pompaggio idroelettrico pari ad almeno 600 mw, dislocata nel Sud Italia e nelle isole. Il progetto di Favazzina non comprende la previsione di spesa, ma Edison ha stanziato 30 miliardi per il suo piano nazionale sulle energie rinnovabili, un capitolo di accesso importante anche ai fondi Pnrr. 

Il progetto parallelo del villaggio della salute, Davide contro Golia?

La realizzazione delle strutture di Pescopagano e Villarosa (che non riguardano aree marine) è stimata in non meno di sei anni. Tempi lunghi, dunque, anche per il futuro ma impianto di Scilla, ma la prospettiva non lascia sereni i proprietari di terreni e fabbricati che ricadono nell’area di interesse del progetto e potrebbero essere oggetto di espropri. Ogni movimento inconsueto fa suonare campanelli d'allarme, come le rilevazioni di inquinamento acustico effettuate nei mesi scorsi da tecnici incaricati da Edison proprio per il fascicolo documentale della Via. 

In una porzione dell’area individuata dalla società milanese, un terreno appartenuto alla storica famiglia Florio - i leoni di Sicilia originari di Bagnara - immersi tra gelsi secolari e limoni, ci sono anche due casali in via di ristrutturazione, oggetto a loro volta di un altro progetto, molto diverso da quello del big elettrico. Si tratta di un villaggio della salute rivolto prevalentemente ai giovani e finalizzato alla divulgazione di stili di vita e nutrizionali sani. Immersa nella natura, la struttura potrebbe ospitare anche il primo centro residenziale per la cura dei disturbi del comportamento alimentare della Calabria e di tutto il Sud Italia.

Il progetto del villaggio della salute

Il progetto già presentato al Comune di Scilla ha ricevuto una doccia gelata con pubblicazione sul sito dell’amministrazione comunale dello studio di fattibilità Edison e dell'istanza di Via. Che, precisano dal Comune, non hanno ricevuto osservazioni nei termini di legge consentiti. Ma negli interessati c'è amarezza per un iter che pare stia procedendo senza coinvolgerli. “Lo abbiamo scoperto per caso attraverso la gazzetta ufficiale e non siamo stati mai informati, nonostante avessimo già un permesso di costruire", dice il dottor Giovanni Minutolo, promotore del villaggio della salute. "Credo non sia corretto nei confronti di chi ha già un progetto in corso. Questa brutta sorpresa sta colpendo la mia famiglia in quello che per noi è un sogno, perseguito da cinque anni. Forse il problema è che non siamo grandi come Edison, ma il nostro progetto ha una valenza sociale e si integra con il paesaggio perché mantiene e tutela le specificità ambientali con attività ricreative e sportive che si svolgerebbero a contatto con la natura. Quell'impianto, anche se avesse tutte le carte in regola e fosse autorizzato - aggiunge - deturperà questo angolo di paradiso della costa viola”.

L'ultima parola sarà del ministero e tra il villaggio della salute e il gigante Edison potrebbe essere una lotta impari, Davide contro Golia. Non stiamo affermando che l'impianto sarà dannoso, a stabilirne la sicurezza saranno le verifiche e rilevazioni a cui la società dovrà ottemperare. Ma in questa fase prematura, gli enti locali e le associazioni ambientaliste possono ancora dire la loro e decidere se privilegiare natura e storia rispetto a un altro megainvestimento che, come sta accadendo per la colonizzazione eolica, continua a trasformare i nostri paesaggi in terreni di conquista pagati con prezzi molto più alti dei guadagni promessi. 

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