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Lunedì, 29 Aprile 2024
Otto marzo

Una donna in un mondo di uomini, Katia Laganà: "Se hai un pensiero o un’idea da esprimere finisci per essere rispettata"

Una vita per lo sport, il basket la sua passione. Un universo che ruota attorno a una donna che, sul territorio reggino, è riuscita a dare vita ad una realtà fatta di integrazione, inclusione, crescita e aggregazione

Lei è Katia. È determinata, è carismatica, e quello che si mette in testa realizza. È donna!

Un vulcano in continua eruzione Katia Laganà, responsabile tecnico e fondatrice della società sportiva LuMaKa, conosciutissima a Reggio Calabria non solo per ciò che rappresenta in ambito sportivo, cestistico per la precisione, ma per tutto ciò che realizza e che le gravita attorno. 

Progetti e attività di grande peso sociale e culturale, una fucina di idee per un mare di iniziative dallo sfondo valoriale di alto spessore, che riesce a trasferire con estrema facilità a giovani e giovanissimi che orbitano attorno alla LuMaKa.
Per Katia, lo sport è un mezzo, un favoloso tramite attraverso cui è possibile lavorare per la crescita culturale dei giovani, un nucleo intorno al quale ruotano tanti elettroni.

Nella giornata tradizionalmente dedicata alle donne, a tutto ciò che esse rappresentano, ReggioToday ha voluto raccontare la bella realtà che Katia porta avanti da tantissimi anni sul nostro territorio. 

E l’8 marzo il PalaLumaka è rosa.

“Il nostro 8 marzo – spiega Katia - nasce dal bisogno di chiarire il significato di questa data che troppo spesso viene travista e interpretata come festa in cui, alla donna, viene condonato ogni tipo di atteggiamento trasgressivo, scatenandosi in comportamenti poco consoni e fuori dalle righe”.

“Consci del fatto che i sermoni non portano a nulla ma i messaggi dello sport arrivano dritti nella mente, nei pomeriggi dell’8 marzo abbiamo organizzato attività sul campo dedicate alle donne”.

“Ecco che si crea una rete di mamme che si mettono in gioco, superando i limiti femminili di dover essere sempre all’altezza di ogni cosa. Perché noi donne siamo un po’ così, sentiamo la necessità di risultare sempre vincenti”. 

L’evoluzione

“Questo appuntamento – ci racconta Katia Laganà - ad un certo punto incontra un’altra iniziativa, Mammeabbasket, che nasce dall’esigenza di far vivere alle mamme, attraverso l’esperienza personale, ciò che fanno i loro figli quando vengono ad allenarsi. Così, mamme di ogni età ed etnia, si cimentano nella pallacanestro, animate da uno spirito di giocosa condivisione”.

Due iniziative separate, dunque, che fondendosi, consolidano l’appuntamento che vede protagoniste le donne in un pomeriggio tutto al femminile. 

“Si parte dalle bambine, le nostre piccole paperine, via via fino a Mammeabbasket”. 

Quest’anno c’è una novità che vi da grande soddisfazione?

“Si. L’iniziativa dello scorso anno ha avuto grande eco mediatica. Abbiamo ricevuto tantissimi contatti. Alcune mamme di Lamezia Terme, hanno voluto emulare la nostra esperienza e, oggi pomeriggio, saranno sul parquet del PalaLumaka per incontrare le nostre mamme in una partita tutta al femminile”. 

Non solo sport, non solo basket. Ciò che si è creato è una comunità spontanea che si alimenta di energie nuove, a seconda delle necessità e che realizza aggregazione e inclusione.

Katia Laganà (9)

Un microcosmo, Lumaka, fatto di bambini e bambine, ragazzi e ragazze, genitori e nonni che nella costellazione di iniziative messe in piedi da Katia e, diciamolo, anche dal marito Lucio con i figli Luca, Marco e Matteo, sono sempre pronti ad intervenire, aiutare, supportare con il proprio lavoro o con la propria attività. 

Un esempio, su tutti, della grande partecipazione è offerto dagli Special Olympics che si terranno il 16 e il 17 marzo al PalaLumaka.

“Con grande gioia – spiega Coach Katia - ospiteremo una delle tappe nazionali dei giochi dedicati ai ragazzi con lieve disabilità mentale. Tutti, anche i genitori, parteciperanno alla organizzazione delle giornate, insieme al nostro fantastico staff che ha sposato la nostra filosofia. Il responsabile nazionale degli Special Olympics, durante la riunione, si è detto spiazzato dalla grande partecipazione e dalla disponibilità delle famiglie per la riuscita della manifestazione”.

“Siamo felicissimi della complicità delle famiglie a tutte le attività che proponiamo, ognuno di loro viene coinvolto in base alle esigenze e, devo dire, che nessuno si tira indietro. Il nonno che insegna ai bimbi a coltivare l’orto, la mamma ginecologa che incontra le ragazzine per rispondere alle loro domande, sono solo alcuni esempi dai quali si evince con grande chiarezza lo spirito che ci anima”.

Integrazione razziale e di genere, rispetto per la natura, conoscenza del territorio, alcune delle tematiche sulle quali si lavora anche fuori dal parquet, piantando ogni giorno piccoli semini. Durante i Lumacamp, che si svolgono in estate, in Aspromonte, oltre ad allenamenti e partite, ai ragazzi viene fatta vivere l’essenza della montagna, della nostra montagna. Gite ed escursioni, sotto la sapiente guida di Luca (figlio di Katia) attraverso la natura, insegnando loro a conoscere i territori, ad amarli e rispettarli. 

Il Lumakamp è un vero e proprio percorso educativo che valorizza la natura, il suo rispetto, la conoscenza del territorio e delle proprie radici, la gioia di giornate condivise tra sport e giochi. 

“Devo proprio continuare a spacciare lo sport – ironizza Katia - attraverso il quale arrivo a tanto altro”.

E i successi sportivi?
“Abbiamo tante soddisfazioni ma… non ci vedrete mai strapparci i capelli per la sconfitta ad una partita. Dopo il momento di sano agonismo si torna alla normalità”.

Sappiamo che lei si occupa anche di solidarietà e beneficenza…
“È vero e non è vero – la risposta -. È in realtà una forma di piacere che io ricevo nel dare agli altri, per quello che è nelle mie possibilità. Riuscire a leggere le persone è una cosa che amo. Non riesco a non osservare, per comprendere gli stati d’animo. Qui nasce il mio bisogno di aiutare. Non mi tiro indietro, quello che posso fare lo faccio. E poi, non si deve andare troppo lontano per incontrare gente che ha bisogno”.

Katia Laganà (1)

Mi piacerebbe fare con lei una valutazione di genere sul cambiamento del mondo dello sport negli anni. Chi meglio di lei potrebbe? Da sempre atleta e donna, per definirla con le sue stesse parole, “dalla visione centrale e periferica”.

“Eh sii, noi donne abbiamo una visione a 360 gradi. Il mondo dello sport è cambiato tantissimo. Ti racconto un episodio: quando avevo 14 anni fui intervistata dal Giornale di Calabria che titolò “Eva in campo”. Questo connota la distanza, netta, tra sport al maschile e al femminile dei tempi. Oggi il limite è abbattuto. La prova è la presenza delle donne nel calcio, donne che sono riuscite a farsi spazio in un mondo che, veramente, esprime la mascolinità e l’esclusività del mondo maschile. Quando, da giocatrice, passai a fare il corso da istruttore allenatore mi trovai di fronte ad un mondo maschile. 80 partecipanti: 77 uomini 3 donne: Con tutto quello che comportava. Ma, se hai un pensiero o un’idea da esprimere finisci per essere rispettata”.

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