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L'iniziativa

"I ragazzi del Kosovo nel cuore": l'avvocato Polimeni parte per una nuova avventura solidale

Il giovane legale reggino conosciuto nel mondo digitale ritorna al villaggio Leskoc per portare doni e sorrisi. Ecco come partecipare alla raccolta

Torna in Kosovo a rivedere i ragazzi del campo di Leskoc, conosciuti durante l’estate appena trascorsa. Antonino Polimeni, avvocato reggino, uno dei personaggi più noti del mondo digitale italiano, era arrivato lì per svolgere attività di animazione nel “Campo-missione” e di visita alle famiglie della zona con un progetto solidale dell'associazione Volunteer in the world.

"Adesso torno da privato cittadino - spiega Polimeni - con il mio amico Angelo Annibaldis perchè questi ragazzi mi hanno rapito il cuore. Ho visto una realtà che non conoscevo e ho ascoltato i loro bisogni. Sono bambini e ragazzi figli della guerra nel Kosovo, che seppur finita nel 1999, ancora lascia il segno sulla gente di quei territori. C'è molta povertà e poco lavoro e poi ci sono i reduci di guerra che portano addosso i segni di quel conflitto. Sono ragazzi che non hanno famiglia e vivono in questa casa accoglienza". 

Il progetto della Caritas umbra 

Un progetto nato nel 2014 sull'esperienza di quanto fatto dalla Caritas subito dopo il conflitto,  Un piccolo miracolo italiano, realizzato da due cristiani in un territorio in cui essere cristiani non è sempre facile, anche per chi porta i segni di una qualsiasi forma di disabilità, da quella fisica a quella psichica. 

In Kosovo ogni anno centinaia di bambini vengono abbandonati perché portatori di una malformazione. Ma questi piccoli che nessuno vuole hanno una protezione speciale, quella dei coniugi Mazzali, Massimo e Cristina o meglio Zllakuqan e Klina, della Caritas umbra, che dopo essere approdati in Kosovo come volontari desiderosi di dare una mano alle popolazioni colpite dal conflitto del 1999, hanno creato un progetto che ora conta diverse case di accoglienza per ragazzi abbandonati. La prima è stata istituita a Zlokucane, nella municipalità di Kline e da allora sono nate altre realtà e sono passati molti anni. Adesso Klina è rientrata in Italia mentre il marito è ancora lì ed aspetta Antonio e Angelo che tornano per rivedere i ragazzi.

"Quando siamo arrivati e abbiamo conosciuto i ragazzi - racconta Polimeni - ci hanno detto che si sentono abbandonati quando i volontari vanno via e non hanno più loro notizie. Un legame che si spezza. Ecco io e Angelo vogliamo tornare proprio per far capire loro che noi ci siamo, non li abbiamo dimenticati e torniamo come amici. Durante l'estate, siamo rimasti in Kosovo per un lungo periodo e abbiamo aiutato anche famiglie disagiate del territorio. Più di cento nuclei familiari e per loro abbiamo fatto di tutto: dal portare pacchi a montare infissi. E' stata davvero una bellissima esperienza".

La raccolta doni 

"Adesso partiremo in aereo nel fine settimana - dice Polimeni - e per questo non potremo portare molti pacchi. Vogliamo però portare ai ragazzi doni: sicuramente elettronica, smartphone, tablet, abbigliamento da giovani, roba sportiva, maglie da calcio, giochi per la playstation 3. Tramite Facebook, sul mio profilo ho chiesto agli amici una mano per raggliore tutto ciò. 

Tre punti di raccolta: Reggio Calabria, Milano e Parma. Per Reggio Calabria, il punto di raccolta è presso il mio studio legale. Chiunque voglia può mettersi in contatto con me attraverso il mio profilo fb Antonino Polimeni, con un messaggio privato. Vogliamo rendere felici i ragazzi. Sono una ventina, maschi e femmine: la più piccola è la bellissima Aila di 4 anni fino ad arrivare ad una ragazza di 23 anni".

L'esperienza di volontariato 

"Mi sono avvicinato al mondo del volontariato per caso, spinto dall'amore per i viaggi. Ho viaggiato molto nella mia vita, dall'Uruguay a Taiwan, più di cinquanta Paesi, sempre zaino in spalla. Ma attraverso questa esperienza in Kosovo ho capito che c'era un altro modo di conoscere i luoghi: quello di entrare dentro e conoscere davvero la sua gente e la sua storia. Per il Kosovo pensavo davvero che la guerra fosse finita con il cessare del conflitto, ma poi ho visto le conseguenze che ancora oggi, a distanza di ventitre anni, ci sono. Ho capito che potevo conoscere Paesi ma anche portare aiuto, fare qualcosa per gli altri. E' stata un'esperienza forte, bellissima che mi ha profondamente segnato e che mi spinge adesso a ritornare in Kosovo e abbracciare i miei amici".

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