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Martedì, 30 Aprile 2024
L'intervista

"L'incontro con la Mamma è sempre nel mio cuore": mons. Nunnari testimone storico della Festa di Madonna

L'arcivescovo emerito di Cosenza-Bisignano, reggino doc, ripercorre gli anni di quando fu  assistente spirituale dei portatori della Vara e il campanello ricevuto da mons. Italo Calabrò e spera in un ultimo sogno

L'abbraccio di Maria con il suo popolo, in questo secondo sabato di settembre, che si rinnova da secoli, sarà ancora una volta vissuto con gioia ed emozione da mons. Salvatore Nunnari, arcivescovo emerito di Cosenza-Bisignano e assistente spirituale dei portatori della Vara fino a quando non ha passato il campanello a don Gianni Licastro, che poi l'ha ceduto a don Antonino Iannò. 

La vita e la storia di mons. Nunnari,  - che per i reggini resta sempre "don" in ricordo dei tempi vissuti come sacerdote nella parrocchia di Santa Maria del Divin Soccorso, dove è rimasto dal 1975 sino al 1999, quando fu appunto nominato arcivescovo, da Papa Giovanni Paolo II, di Sant'Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia, - è legata fortemente con la processione della sacra Effigie della Madonna della Consolazione e con l'Eremo. 

Ottantaquattro anni di vita e di amore di mons. Salvatore Nunnari per la Madonna e adesso, alla vigilia della Festa, ha aperto la sua casa, privata, a ReggioToday. Ne è nata una lunga intervista con un grande uomo di fede e un padre spirituale per tanti giovani reggini, nella periferia sud di Reggio Calabria, che ha cresciuto con amore, cercando di allontanarli dalla strada e dai pericoli di una città che ha vissuto la guerra di 'ndrangheta. 

Papa Francesco nella Evangelii gaudium, ha indicato la forza evangelizzatrice della pietà popolare. Nelle processioni, nella nostra festa mariana, qual è il confine tra folklore, religiosità e devozione?

"La pietà popolare è espressione di una fede dentro la pietà che va colta, rinnovata e proposta alla gente. Superato l'aspetto ludico di queste manifestazioni popolari la Chiesa si deve preoccupare di non respingere tutto ciò che appartiene alla parola dei nostri Padri. Certo che la pietà popolare va purificata da alcuni momenti che superano i sentimenti umani e colgano la bellezza di una fede semplice e direi pura, della storia del tempo e della mancata evangelizzazione della Chiesa".

Il grande amore per la Madonna della Consolazione, l'infinito abbraccio di un popolo in cammino: oggi che cosa rappresenta Maria per i reggini e che cosa disegna nell'anima devota di mons Nunnari?

"Da circa 4 secoli questa icona di Maria Consolatrice ha una forza mistica e spirituale in ogni reggino anche non credente, come quell'amico che ogni anno portava la sua bambina disabile nella salita di via Osanna invocando, a modo suo, la protezione sulla sua piccola di questa Mamma Celeste. L'incontro settembrino, per me resta nel mio cuore, è l'affetto e la gioia di avere questa Mamma che la mamma terrena mi ha fatto conoscere, sin da bambino, portandomi all'Eremo anche nei Sette Sabati in onore di Maria Madre della Consolazione. Subito ho avvertito una grande emozione, che ancora oggi mi accompagna".

Il sacro dipinto venne trafugato da ignoti presso la Basilica dell’Eremo nel 1982 in circostanze ancora poco chiare e fu ritrovato intatto qualche tempo dopo in un casolare abbandonato. Lei, allora parroco della chiesa della Madonna del Divin Soccorso, assistente spirituale dei portatori della Vara riuscì mediante il suo intervento, a convincere gli autori del furto a restituire la Sacra Effigie. A distanza di  oltre 40 anni qual è il ricordo dei quei momenti?

"Il ricordo di quella mattina del 18 agosto del 1982 è chiaro ancora oggi. Alle ore 6 sono stato svegliato dallo squillo del telefono, ad un'ora insolita, e mi sono subito meravigliato, ma la mia meraviglia è cresciuta quando dall'altra parte del telefono udì la voce di don Italo Calabrò che mi disse: "Dobbiamo subito salire all'Eremo hanno rubato il quadro della Madonna della Consolazione". Ricordo che quando siamo entrati all'Eremo don Italo si buttò in ginocchio sul primo banco della chiesa e guardando la Vara spogliata, lui, uomo forte, scoppiò in pianto. 

Il resto passò tutto a me: nessun frate, né altre persone occuparono un solo banco. Così telefonai subito al vescovo mons. Sorrentino e al sindaco di Reggio Calabria Granillo, che rientrato a casa in tarda mattinata, si fece subito accompagnare all'Eremo dai vigili urbani. Ci fu un lungo discorrere fra noi, i primi ad arrivare, dopo le autorità e le forze dell'ordine, furono gruppi di portatori. Mi chiesero di riunire tutti i quattrocento portatori e di interessarli alla ricerca del Quadro. 

Alle 13, 30 dalla stazione tv TeleReggio lanciai un messaggio ed una sfida, agli uomini sacrileghi, avvisandoli che nulla avremmo mai pagato per la restituzione del Sacro Quadro. Non c'era più l'effigie, ma era nel cuore di tutti i reggini che anche quella mattina attorniando la vetusta Vara imploravano a questi uomini il ritorno della Mamma e compagna del loro pellegrinaggio terreno.

Fu un gesto assurdo del quale credo non si attendesse nulla. Erano animati solo da una rabbia: un gruppo di uomini che si vendicavano di qualche offesa, ricevuta anche da uomini di Chiesa, e qui mi taccio. In trentacinque ore la sacra Effigie è stata ritrovata. Era a Vito superiore in una casupola coperta da pezze. Avevano tolto la corona feriale, che non è mai stata restituita, e mai da noi cercata". 

Madonna Consolazione quadro ritrovato

Come è stata trovata? 

"Ho ricevuto un'ambasciata, altro non posso dire. Il tutto è contenuto però in una relazione del brigadiere di polizia Suraci. Trentacinque ore dopo il furto la Sacra Effigie è stata riportata all'Eremo dagli uomini della polizia, e qui mi taccio".

Mons. Nunnari come vivrà questa Festa che vedrà ai piedi della Venerata Effigie della Madonna della Consolazione la prima sessione del processo di beatificazione di don Italo Calabrò?

"Tra le immagini forti rimaste nel sacrario della mia memoria c'è il volto solcato dalle sofferenze e bagnato dalle lacrime di un grande prete, don Italo Calabrò, che nel 1974, nominato dall'arcivescovo Ferro, vicario generale, ha lasciato il servizio di assistente dei portatori, che con coraggio e con fede aveva, fin dal 1952, guidato rendendo un'associazione ecclesiastica. 

Lei ricevette il campanello di assistente spirituale dei portatori della Vara della Madonna della Consolazione proprio da don Italo.

"Nel consegnarmi quel campanello, che ancora conservo, mi disse: "Non avere paura dell'incarico che il vescovo ti consegna, confida solo in Lei che come Madre buona guida i passi dei suoi figli che sopportano il peso di 50 quintali di vara con la gioia di rappresentare Reggio bella e gentile, ma soprattutto consolatrice degli afflitti e madre degli orfani".

Cosa è stato per Lei il rapporto con don Italo Calabrò e come ha segnato il suo percorso di sacerdote prima e poi di arcivescovo?

"Forse più che un atto pensato, la mia vicinanza con don Italo si deve molto al mio carattere un po' estroverso ma sempre vicino agli ultimi e comprensivo della vita dei giovani che guardandoli negli occhi non li ho mai giudicati,  ma per quel poco che potevo, li ho amati e aiutati sempre nel mio percorso di sacerdote e di arcivescovo". 

Madonna Consolazione Nunnari Calabro

Così come don Italo, anche Lei ha promosso un impegno sociale e politico. La lotta alla 'ndrangheta e il suo impegno verso i poveri e gli indifesi, oltre che per i disabili. In questi lunghi anni come è cambiata la società reggina e cosa sogna per Reggio Calabria

"Sogno che dopo le mille sconfitte e i tanti momenti di abbandono delle autorità preposte, si rinnovi una classe politica capace di ascoltare la voce degli ultimi e  si impegni finalmente ad operare con serietà per la soluzione degli annosi problemi che affliggono la città".

Il suo amore per la Madonna della Consolazione è così forte che nel 2021 si è aggregato all'ordine dei Cappuccini. L’aggregazione è avvenuta durante la Santa Messa del quarto sabato della Madonna della Consolazione, al Santuario dell'Eremo.

"Un amore anche per il carisma francescano che mi ha sempre sostenuto nelle scelte e nei momenti difficili della mia vita, non dimenticando poi il mio confessore e padre spirituale San Gaetano Catanoso, un uomo di Dio al servizio dell'uomo. Ho un ultimo sogno: mi piacerebbe avere, quando sarà giunta la mio ora, un posto ai piedi di Maria all'Eremo".

 

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